20 franchi l'ora. Per la dignità

Basta guardarsi attorno per capire che negli ultimi anni è aumentato fortemente il numero di persone che lavorano in condizioni precarie. Se in passato i lavoratori temporanei erano soprattutto gli stagionali stranieri, adesso sono occupati in questo modo anche tanti svizzeri. Molti di questi lavoratori sono protetti male e guadagnano meno dei loro colleghi assunti a tempo indeterminato. Datori di lavoro risparmiano così sui costi del personale. Tutto questo genera una spirale al dumping salariale.
In Svizzera, malgrado i successi ottenuti dai sindacati nel campo dei salari minimi, il 7 per cento dei lavoratori continua a guadagnare meno di 3 mila 500 franchi al mese. Il problema è ben noto alle donne. Sono loro a percepire le paghe più basse e a lavorare più spesso in condizioni precarie. Il salario mensile del 14 per cento delle lavoratrici non arriva a 3 mila 500 franchi al mese.
Il tema del lavoro temporaneo, precario e sottopagato sarà al centro dei dibattiti al congresso dell'Uss, che si tiene dal 9 all'11 di novembre a Berna. In particolare i delegati dovranno discutere un documento dal titolo "Lavoro e buone condizioni di lavoro per tutti" che contiene una serie di proposte per migliorare la situazione. Anche le federazioni sindacali avanzano loro rivendicazioni dettate dall'esperienza che riscontrano sui posti di lavoro. Come vogliono procedere concretamente? Otto anni fa, al congresso dell'Uss Andi Rieger, che dovrebbe succedere a Vasco Pedrina alla copresidenza di Unia, aveva insieme al sindacato degli edili avanzato l'idea, poi rivelatasi vincente, di portare i salari minimi netti ad almeno 3 mila franchi al mese lanciando una campagna interprofessionale.

Al congresso dell'Uss che si tiene adesso, Unia  torna alla carica con una nuova idea. Abbiamo chiesto ad Andi Rieger di spiegarci di cosa si tratta.
Constatiamo che c'è una forte precarizzazione delle condizioni di lavoro. Il 10 per cento delle donne lavora meno di quanto vorrebbe, altre persone devono lavorare anche 50 o 60 ore alla settimana perché le paghe sono troppo basse. II volume del lavoro varia e i redditi mensili cambiano continuamente. Noi manteniamo la nostra strategia, cioè vogliamo salari minimi mensili fissati nei contratti collettivi di lavoro e un lavoro fisso per tutti quelli che lo vogliono, ma ci rendiamo conto che in alcuni ambiti questo difficilmente potrà essere raggiunto.
Quali sono questi settori ?
Penso agli ingaggi di breve durata nell'agricoltura. Penso alle decine di migliaia di persone che lavorano nel settore del tempo libero, del turismo o dell'arte che sono formate ma ricevono solo 12-15 franchi all'ora. Poi ci sono i conducenti di camioncini che lavorano per salari bassi, ma moltissime ore al giorno. Loro non rientrano nella categoria dei camionisti per i quali speriamo di ottenere un contratto collettivo di lavoro.
Cosa volete concretamente?
Per tutte queste persone che sono pagate a ore abbiamo pensato che sia utile definire un salario minimo orario che abbiamo fissato a 20 franchi all'ora, ciò che corrisponde ad una paga di circa 3 mila 500 franchi al mese.  Dove i salari minimi non sono fissati nei contratti, lo stato deve definire politicamente il salario minimo perché altrimenti questa gente guadagna così poco che è costretta a chiedere aiuto all'assistenza sociale. Non si può lasciare che sia il datore di lavoro a definire da solo cosa va pagato in queste situazioni precarie.
Ciò richiede una nuova legge.
Sì, sarebbe una legge sui salari minimi, ma non deve essere un salario minimo alla francese. Non deve valere per tutti i settori, perché non vogliamo che per esempio nella costruzione i contratti collettivi perdano d'importanza. Va applicata solo per i settori, e sono tanti, dove non vi è un contratto con salari minimi. Sono decine di migliaia di persone.
Fissare dei salari minimi non rischia col tempo di danneggiare le paghe dei lavoratori che sottostanno ad un contratto collettivo ?
Non lo credo. In Germani ci sono settori dove le paghe sono buone perché ci sono gli accordi collettivi, ma dove gli accordi non ci sono le paghe sono molto basse. Nell'industria o nel trasporto c'è chi riceve 4-5 euro all'ora. Per combattere questi dislivelli anche in Germania si vuole introdurre un salario minimo. All'inizio i sindacati erano scettici, ma adesso constatano che non è il salario minimo a danneggiare i contratti collettivi, ma il dumping salariale. E' quindi in atto un ripensamento su questo problema.
Anche in Svizzera quando abbiamo cominciato a parlare di un salario minimo di 3 mila franchi la gente aveva paura che ciò spingesse al ribasso le paghe. Avevano paura soprattutto le persone che guadagnavano di più, ma non è stato così. Gli studi dimostrano anche che il salario minimo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna non ha messo in pericolo i salari fissati nei contratti di certi settori o in certe regioni. Se i sindacati sono deboli o praticamente assenti come avviene in Francia nel settore privato allora è chiaro che sempre più gente riceve il salario minimo legale, ma la colpa di questa situazione è che i sindacati sono così poco presenti nelle fabbriche e nelle aziende. Dove i sindacati sono più forti il salario minimo legale può diventare uno strumento utile.
Tra le occupazioni precarie c'è sicuramente il lavoro temporaneo. Sempre più gente lavora in questo modo. Questo sarà un altro argomento di cui si discuterà al congresso. Cosa proponete per far fronte al dilagare del lavoro temporaneo?
Questa è la nuova forma di lavoro stagionale o comunque limitato nel tempo. In alcuni settori, come per esempio l'edilizia e i settori affini, sempre più persone lavorano in questo modo. Se i Ccl sono dichiarati di obbligatorietà generale, le disposizioni e in particolare quelle salariali valgono per tutti, ma se non c'è questa dichiarazione il contratto vale solo per le persone assunte a tempo indeterminato. Molti sfruttano questa situazione. È successo nell'industria orologiera in particolare alla Rolex a Bienne, dove un lavoratore su tre aveva un contratto temporaneo. Lo stesso è avvenuto in centri di distribuzione, per esempio alla Migros di Suhr dove centinaia di persone lavoravano da due anni come temporanei. Adesso vogliamo che le condizioni fissate nei contratti valgano anche per i lavoratori temporanei. Vogliamo che si modifichi in tal senso la legge sulle imprese di lavoro temporaneo. Per questo proponiamo che l'Uss esamini la possibilità di lanciare un'iniziativa in questo senso.
Proponete anche che solo il 5 per cento della massa salariale possa essere utilizzato per pagare il lavoro temporaneo. Come siete arrivati a questo valore?
Ci sono momenti in cui il lavoro è più del solito. Per esempio prima di Natale o durante il periodo del raccolto. Se ci sono dei rinforzi questo rende il lavoro meno stressante per tutti. I lavoratori invece hanno problemi se devono lavorare sempre con nuove persone che devono essere istruite e che in più possono creare situazioni di dumping salariale. L'idea per noi è che il lavoro temporaneo sia limitato a determinate situazioni. La cosa principale è che valgano per tutti le stesse condizioni contrattuali.
Un tempo i sindacati rivendicavano meno lavoro per poter lavorare tutti. Guardando le rivendicazioni sembra di capire che il tema non è più attuale?
Nella nostra proposta puntiamo all'armonizzazione della settimana lavorativa a 40 ore e vogliamo limitare il massimo legale a 45 ore. Può essere ritenuto un passo indietro, ma vista la tendenza in atto ad aumentare la durata del tempo dobbiamo anche essere realisti. Se tutti potessero lavorare 40 ore e mai superare le 45 ore ci sarebbe lavoro per più persone. La nostra priorità va alla lotta alla flessibilizzazione. Dobbiamo impedirla. Solo quando avremo raggiunto le 40 ore potremo cominciare a discutere di scendere a 35.
In questi mesi i sindacati sono impegnati in molti fronti nella rivendicazione di aumenti salariali. Gli aumenti generalizzati sono sempre più rari?
Nei settori dove siamo presenti direi che ci sono stati dei miglioramenti. Abbiamo più aumenti generali. Pensiamo alla chimica, dove per molto tempo i miglioramenti erano solo individuali, ma l'anno scorso sono stati anche in parte generali. Anche alla Coop abbiamo ottenuto più soldi per tutti. Gli aumenti individuali non si dimostrano la soluzione ideale anche per i datori di lavoro: hanno visto che questa situazione può creare un clima negativo sui posti di lavoro. Per questo penso che in questo campo abbiamo piuttosto fatto dei progressi.

Pubblicato il

27.10.2006 01:00
Anna Luisa Ferro Mäder