120mila firme in meno di ventiquattro ore. “Raramente la voce della popolazione è stata così forte” annuncia il Partito Socialista, promotore della petizione circolata sui social e siti internet. L’obiettivo della petizione era “correggere la decisione della maggioranza del Consiglio nazionale che impediva il ricongiungimento familiare dei richiedenti accolti provisoriamente” presa nella giornata di ieri. L’ampio responso popolare alla petizione ha indotto il Consiglio degli Stati a rimandare il dossier alla Commissione competente, invece di votarlo come previsto. Forse l'alto numero di firme non è stato decisivo, ma è stato segnalato tra i motivi dal senatore Mathias Zopfli quando ha chiesto il rinvio, poi accolto dalla maggioranza agli Stati. Per ora dunque, il divieto è stato congelato. “Il regime attuale è già molto restrittivo” aveva spiegato l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR). “Sono 43mila le persone ammesse provvisoriamente in Svizzera. Negli ultimi quattro anni, sono stati rilasciati 108 permessi di ricongiungimento familiare all’anno. Questi numeri attestano quanto sia difficile ottenere il permesso di ricongiungimento familiare”. Un non problema per la Svizzera dunque, ma una speranza fondamentale per i diretti interessati. Vietarlo in modo assoluto come chiesto dalla mozione della Consigliera agli Stati Esther Friedli (SG/UDC) “non sarebbe compatibile con il diritto al rispetto della vita familiare sancito nell’articolo 13 capoverso 1 della Costituzione federale (Cost.), all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e in altri trattati internazionali ed è contrario al diritto svizzero”, aveva chiarito il Consiglio federale, respingendo la mozione. Come detto, la maggioranza di destra al Nazionale ha preferito ugualmente dargli seguito. Da lì l’indignazione popolare via petizione che ha portato al congelamento agli Stati. «Quando ho sentito la notizia ieri, ero inorridito. L’adozione del divieto assoluto è un attacco inaccettabile a un diritto umano. Oggi sono sollevato dalla reazione popolare e dal rinvio in Commissione deciso agli Stati» racconta ad area Mario Amato, direttore di SOS Ticino. In veste di giurista, Amato conosce bene quali condizioni bisogna adempiere per poter chiedere il ricongiungimento familiare. «La domanda può essere presentata solo tre anni dopo l’ammissione provvisoria, la persona deve avere un lavoro che gli permetta di garantire il sostentamento suo e dei familiari se la domanda fosse accolta e deve avere un appartamento idoneo a ospitarli». Questo spiega perché i numeri di accettazione siano bassi, come riferito dal governo federale. Amato, indignato, rilancia suggerendo un’altra abrogazione: «Quello che bisognerebbe abrogare è lo statuto di ammissione provvisoria, in quanto paradossale e anacronistico. Non è colpa delle persone se restano qui tanti anni da provvisori. Non stanno commettendo alcun abuso, come sostenuto da certi parlamentari. Semplicemente, le condizioni per cui è stata concessa l’ammissione provvisoria continuano a sussistere, a giudizio della SEM. Altrimenti gli verrebbe revocato. Ci sono famiglie in Svizzera da dieci o quindici anni con lo statuto provvisorio. Abbiamo adolescenti nati qui con ancora lo statuto provvisorio. È lo statuto in sé che non funziona. Andrebbe sostituito con un permesso di soggiorno che garantisca una serie di diritti da cui sono esclusi col provvisorio». Se fosse passata agli Stati, quali conseguenze avrebbe avuto sulle persone interessate? «Avrebbe ucciso la già debole speranza di ricongiungersi ai familiari. Noi vediamo giornalmente la sofferenza di queste persone. La sua adozione sarebbe stata totalmente disumana». Altra novità arrivata da Palazzo federale oggi, è la bocciatura agli Stati della mozione UDC che chiedeva di abolire la prassi introdotta dalla SEM di facilitare il riconoscimento dello statuto di rifugiato alle donne afghane da quando i talebani sono al potere. «È una notizia importante. Una prassi per nulla rivoluzionaria, fondata sulla realtà dei fatti e attuata da molti paesi europei. Inoltre, da quando è stata adottata dalla SEM, i numeri sono molto bassi» spiega Amato. Molti dei 40mila statuti provvisori in Svizzera, riguardano proprio gli afghani. «La nuova prassi ha permesso di far uscire dal limbo dello statuto provvisorio diverse persone che da molti anni, se non decenni, vivono in Svizzera». Per dovere di cronaca, concludiamo col voto dei deputati ticinesi. Favorevoli al divieto assoluto di ricongiungimento i liberali Gianini, Farinelli, il leghista Quadri, i due UDC Pamini e Marchesi. Contrari il socialista Storni e la verde Gysin. Astenuto, Giorgio Fonio de Il Centro. |