Zurigo: stiamo arrivando

«Allora come va la mobilitazione per sabato?» domandano al funzionario sindacale i primi due operai che arrivano alla baracca per il pranzo. «La prossima però bisogna farla in settimana, altrimenti serve a poco» aggiunge uno dei due. Non sono due muratori, la categoria professionale coinvolta in prima persona nella questione della disdetta contrattuale edile. Sono due pittori, altrettanto preoccupati delle conseguenze di un vuoto contrattuale nel settore dell'edilizia principale. Un conflitto che preoccupa molti. Il numeri degli iscritti alla trasferta di Zurigo per la manifestazione nazionale di questo sabato lo dimostra: oltre 2mila persone partiranno dal Ticino con i treni organizzati dai sindacati. Iscrizioni che continuano ad aumentare.

«Sabato vengono anche mia moglie e mia figlia» segnala un muratore al sindacalista di Unia. «Anch'io ne ho un altro in più che viene, è da poco un prepensionato. Sale sul treno a Mendrisio con me», aggiunge un secondo muratore. Nella pausa di mezzogiorno nel solo cantiere che abbiamo visitato, su una quindicina di muratori presenti in cantina, contiamo altri 5 nuovi iscritti per la trasferta. «Se si continua a questo ritmo, bisognerà aggiungere vagoni», commenta il responsabile sindacale Unia.
Non è scontato riuscire a mobilitare così tante persone per una manifestazione in un fine settimana. Il sabato è pur sempre una giornata di riposo dopo cinque giorni di cantiere. Giornate lavorative che iniziano molto presto e si concludono ancor più tardi per chi fa il frontaliere. Ma tutti si dicono ben disposti a sacrificare un sabato se serve a mantenere il contratto. «Questo però deve essere l'ultimo avvertimento. Dopo dobbiamo passare agli scioperi, mi raccomando» precisa un altro operaio.
Non hanno dubbi i muratori sulla necessità di mobilitarsi a difesa del Cnm. Le rassicurazioni date via lettera dagli impresari che rispetteranno le regole anche nel caso di vuoto contrattuale non convincono. «Se dicono di volerlo rispettare perché lo hanno disdetto?» si chiedono i presenti. «Poi vedrai, cominceranno ad assumere gli interinali a condizioni peggiori, dopo toccherà a tutti» aggiunge Vincenzo Adornetto, muratore di 56 anni, da 35 anni sui cantieri. «Le agenzie interinali sono il caporalato moderno (sfruttamento illegale della manodopera, ndr). Scrivilo questo. Lo hanno pianificato non solo a livello svizzero o europeo, ma sul piano mondiale. È un'indecenza». Ma cosa rappresenta per voi il Cnm, chiediamo ai presenti: «Tutto. Sono le fondamenta delle regole per le nostre condizioni di lavoro. Senza quello non c'è più niente». Cosa vi spaventa di più dall'assenza di un Cnm? «Di perdere quel poco di diritti che ci resta». Eppure il padronato degli impresari sostiene di volere    un contratto "moderno"... «Chiederci di lavorare ancora di più di quanto facciamo lo chiamano moderno? Vogliono farci tornare indietro di cento anni, altro che moderno», risponde un muratore. «Più flessibili? Ma se già ora ci piegano come un filo di ferro?», aggiunge un altro operaio.
A Vincenzo, visti i suoi anni di esperienza nel settore, chiediamo se il Cnm ha rappresentato uno strumento che gli ha cambiato le condizioni di lavoro così radicalmente negli ultimi venti anni. «Mica tanto. Non è che siano molto migliorate le condizioni di lavoro. Salvo l'eccezione del prepensionamento a 60 anni. Quella sì che è stata una conquista. Per il resto non è che abbiamo ottenuto chissà quali grandi miglioramenti. Anni fa il lavoro era diverso. Magari era più faticoso perché c'erano meno macchinari, in compenso c'erano più operai. Inoltre si aveva il tempo per farlo con qualità. E anche noi potevamo essere soddisfatti del lavoro fatto con cura. Ora invece conta solo il tempo che ci si mette». Quindi le conquiste contrattuali non è che abbiano poi stravolto le condizioni di lavoro o le paghe: «Dopo 35 anni passati sul cantiere, ho un salario costante da 3 mila 800 franchi. Tra quattro anni vado in prepensione. È una vergogna. Scrivilo a chiare lettere».
Vincenzo ci tiene a specificare che nella sua ditta gli operai sono trattati bene. «Vedi, abbiamo un bel locale dove mangiare, la sicurezza viene tenuta in considerazione e ci sono altre aspetti che in altre ditte non ci sono». Ma ci tiene altrettanto a spiegare che se per difendere il contratto sarà necessario scioperare, lui lo farà. Non sarà contro il suo datore di lavoro, bensì contro "il sistema", contro l'associazione di categoria degli impresari che ha deciso di abolire il contratto. E sarà in buona compagnia, visto che oltre il 90 per cento dei muratori che hanno votato nello scrutinio organizzato dai sindacati ha dichiarato di voler scioperare in caso di vuoto contrattuale. Gli facciamo un'ultima provocazione chiedendo chi glielo fa fare di scioperare o andare a Zurigo a manifestare di sabato, visto che gli restano pochi anni per andare in pensione. «Sono sempre stato attento alle questioni dei diritti degli operai. E non solo quelle che riguardano il mio interesse personale. È per il futuro dei diritti dei lavoratori che mi mobilito».


"Il dumping salariale nei cantieri è già iniziato"

«Sono cifre esplosive». Non ha usato mezzi termini mercoledì il copresidente del sindacato Unia Renzo Ambrosetti nel presentare alla stampa una prima statistica dei controlli e delle violazioni registrate sui cantieri svizzeri dall'inizio del 2006 al 30 giugno di quest'anno. Sono cifre esplosive perché dimostrerebbero che il settore edile è sempre più privo di controllo e si sta avviando verso una drammatica spirale di dumping salariale e sociale: «per questo è del tutto irresponsabile la Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) quando afferma che la disdetta del Contratto nazionale mantello dell'edilizia (Cnm) non cambierà nulla per i lavoratori in quanto le imprese si atterranno comunque al contratto», ha osservato Ambrosetti. Le cifre lo dimostrano: già oggi soltanto il 58 per cento degli edili lavora in condizioni perfettamente regolari.

Le cifre presentate mercoledì sono state raccolte dalla Commissione paritetica federale dell'edilizia principale presso 29 commissioni paritetiche cantonali nell'ambito del monitoraggio delle misure d'accompagnamento alla libera circolazione delle persone effettuato dal Seco. Fra il 1° gennaio 2006 e la fine di giugno di quest'anno in tutta la Svizzera sono state controllate 4 mila 802 imprese e 16 mila 201 operai, pari ad un sesto del totale dei lavoratori edili. I risultati dimostrano che già oggi il dumping salariale è un problema importante e diffuso (cfr. anche la tabella):
• oltre la metà delle imprese con lavoratori distaccati in Svizzera, quasi la metà delle agenzie interinali e un terzo dei datori di lavoro svizzeri violano norme del Cnm, rispettivamente della Legge sui lavoratori distaccati;
• oltre la metà delle infrazioni riscontrate concerne violazioni dei minimi salariali: malgrado il Cnm sia ancora in vigore un terzo delle ditte che inviano lavoratori distaccati, un terzo delle agenzie interinali e un sesto delle imprese svizzere non li rispetta;
• un'impresa su cinque viola altre norme importanti.
Secondo Ambrosetti i dati elaborati dalla Commissione paritetica federale dimostrano che «i controlli sono assolutamente necessari: anche se i meccanismi di sanzione devono essere migliorati, nel periodo in questione sono state sanzionate 558 imprese con lavoratori distaccati in Svizzera e 23 agenzie di collocamento». Ma, ha ammonito Ambrosetti, in una situazione di vuoto contrattuale, che si verificherà dal 1° ottobre, il sistema di controlli e sanzioni verrà a cadere, come ha del resto osservato il Seco in una lettera del 4 settembre alle Commissioni tripartite cantonali e ai partner sociali: «Senza Cnm i controlli nel contesto della Commissione tripartita non sono più possibili. Altri efficaci meccanismi di controllo non ce ne sono e vengono a cadere le sanzioni e la possibilità di recuperare i salari ingiustamente trattenuti».
La disdetta del Cnm da parte della Ssic avrà dunque «conseguenze imprevedibili», ha infine rilevato Ambrosetti: «alcune agenzie hanno già detto che abbasseranno gli stipendi. Imprese straniere con salari più bassi invaderanno il mercato e toglieranno gli appalti alle ditte svizzere. La pressione sui salari è una questione che riguarda tutto il settore edile».

Pubblicato il

21.09.2007 01:00
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