Abbiamo accolto con piacere la notizia che con la Legge di Stabilità (ex Legge Finanziaria), approvata dal Senato della Repubblica italiana, sono state recuperate delle risorse aggiuntive destinate alle politiche per gli italiani nel mondo per complessivi 4.900.000 euro, tra cui 3.300.000 euro per la promozione della lingua e cultura italiana ed il sostegno degli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana.


Tuttavia con la Legge di Stabilità 2016 è sorto anche un “Caso Patronati”. Infatti il loro finanziamento –  nel testo approvato dal Senato – verrà decurtato di ulteriori 28 milioni di euro nel 2016 dopo il taglio già subito di 35 milioni nel 2015. Un taglio che, seppure ridotto dagli iniziali 48 milioni previsti dal disegno di legge del governo, metterà comunque a rischio la sopravvivenza dei patronati: certamente la chiusura delle loro sedi estere che, nel mondo, svolgono un’attività di tutela e assistenza gratuita e a tutto campo delle quali si avvalgono un po’ tutti gli italiani: giovani e meno giovani, emigrati ed expat di ogni genere.


Ecco, le sedi estere dei patronati. Questa non è pure materia, anche all’estero, del contendere nella Legge di Stabilità da parte di coloro che, a vario titolo, rappresentano le comunità italiane? Provino a domandarsi l'associazionismo italiano, i Comites ed il Cgie, in quali condizioni di tutela e di assistenza si troverebbero le comunità italiane in Svizzera e, più in generale, all’estero se venissero private anche del supporto dei patronati, dopo che, negli ultimi lustri, hanno subito una desertificazione della rete consolare a seguito della chiusura di oltre cinquanta Uffici consolari nel mondo (in Svizzera, per esempio, su 22 Uffici consolari  ne sono rimasti solo 5!). 

 

A chi potrebbero rivolgersi i 400.000 pensionati italiani quando ricevono una lettera dall’INPS o dalla Citibank in cui è scritto che, per evadere a quella richiesta di informazioni/documento (CUD, Dichiarazioni reddituali, Detrazioni fiscali, Esistenza in vita, ecc.), debbono/possono rivolgersi ad un patronato?  Ed a chi potranno rivolgersi per qualsiasi altro loro problema anche di natura extra previdenziale, per i quali gli operatori all'estero dei patronati non si sono mai rifiutati di offrire gratuitamente il loro aiuto?  Ah, certo, resterebbe loro la possibilità di rivolgersi ad uno dei tanti faccendieri e azzeccagarbugli prezzolati che sorgerebbero immediatamente come funghi in Svizzera ed in giro per il mondo (come accaduto in America latina negli anni caldi in cui c’era la caccia alla cittadinanza italiana).  Ma, solo avvicinarli, sia gli uni che gli altri, costerà agli emigrati un occhio della testa!


È questo che l’associazionismo italiano, i Comites, il Cgie e, con loro, gli eletti all’estero vogliono o, in alternativa, i servizi del patronato a pagamento?  Non credo proprio, ma sarà questo che accadrà se anche nell’intero universo degli emigrati – come sta avvenendo in Italia in questi giorni – non ci si farà immediatamente promotori, quantomeno nei Paesi di maggiore emigrazione, di organizzare energiche proteste (coinvolgendo gli stessi operatori di patronato che rischiano il posto di lavoro) affinché la Camera dei deputati, dove attualmente è in discussione la Legge di Stabilità,  si convinca ad annullare del tutto il taglio di 28 milioni di euro già approvato dal Senato.  Proteste da tenersi in ogni continente nei confronti del governo e parlamento italiani anche attraverso le Rappresentanze diplomatico-consolari locali.

Pubblicato il 

16.12.15
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