È intenzionato a realizzare, insieme ad imprenditori svizzeri, un centro commerciale polifunzionale con stadio di calcio annesso a nord di Bellinzona, in territorio di Arbedo-Castione. Lino Iemi è il gran patron del gruppo italiano Policentro, specializzato nella progettazione, nella realizzazione e nella gestione di centri commerciali. Opera prevalentemente in Italia e nell'Europa dell'Est e ora vorrebbe "conquistare" anche la Svizzera italiana. Lo abbiamo intervistato nei giorni scorsi nel suo ufficio di Agrate Brianza (Monza).

La storia imprenditoriale di Lino Iemi, 69 anni appena compiuti (il 4 luglio), inizia negli anni Settanta in America latina, prima a Panama e poi in Ecuador. Quella che lui chiama «la malattia di progettare, realizzare e gestire centri commerciali» nasce con la visita di una «struttura colossale» in una periferia di Bogotà, in Colombia: 350 negozi, 5 o 6 grandi magazzini, un cinema multisale, sale giochi, bowling, una ventina di ristoranti, una pista di pattinaggio. «Rimasi molto colpito dalla combinazione dell'attività commerciale con un'offerta di servizi alle persone, che all'epoca non era usuale nemmeno in Nord America. Mi innamorai subito di questa filosofia», racconta oggi Lino Iemi, dall'alto di un'esperienza ormai trentennale.
Complice «uno spirito un po' avventuristico di un ragazzotto 35enne», a metà degli anni Settanta realizza nella Repubblica di Panama (nella zona franca di Colon) prima uno "show room" galleggiante e poi i primi centri commerciali polivalenti. In seguito si trasferisce in Ecuador, dove sviluppa ulteriormente il concetto alla base del suo progetto imprenditoriale realizzando centri commerciali a Guayaquil e a Quito. «Senza troppa burocrazia. All'epoca bastava mostrare un plastico al sindaco del luogo per ottenere il permesso di costruzione», precisa. Il successo, immediato e strepitoso, fa capire a Iemi quanto grandi siano le possibilità di espansione di queste iniziative.
Decide così, con il suo rientro in Italia nel 1986, di esportare in Europa l'idea di «una nuova e moderna "piazza" dove fare gli acquisti ma anche usufruire di tutta una serie di servizi». Nel 1986 crea il gruppo Policentro e nel 1991 apre il primo centro commerciale polivalente italiano, Le Piramidi di Torre Quartesolo (Vicenza).
Si sente dunque un pioniere?
Sì. È un dato di fatto riconosciuto che la Policentro ha rotto e cambiato il mercato degli shopping center, nella cui storia la realizzazione delle Piramidi costituisce uno spartiacque, con il superamento delle vecchie "Città mercato" di scuola francese; strutture che, con un ipermercato e una ventina di negozi aggregati erano pensate soprattutto per i residenti della zona o del quartiere. Il centro polifunzionale, con le sue molteplici attività commerciali e paracommerciali tutte di dimensioni calibrate, è invece in grado di richiamare clientela anche da più lontano. E anche in tempi di crisi economica fanno registrare addirittura un aumento della frequentazione; anche il consumatore abituato a fare acquisti con "leggerezza, quasi d'istinto" nelle fasi di crisi economica tende a servirsi dove ha la comodità della grande scelta, che gli permette di meglio scegliere l'acquisto secondo le sue possibilità di spesa.
E sul suo gruppo che impatto ha avuto la crisi?
Chi come noi realizza centri commerciali fa soprattutto fatica a vendere (o ad affittare) gli spazi di vendita. Meno di due mesi fa abbiamo aperto l'ultimo centro commerciale a Stezzano, tra Milano e Bergamo, riuscendo ad occupare tutta la superficie, ma con grande fatica e riducendo i canoni d'affitto. Abbiamo invece tre progetti approvati di centri polivalenti commerciali, direzionali e alberghieri a Mosca, Odessa (Ucraina) e Timisoara (Romania) che si sono bloccati con il sopraggiungere della crisi nel 2008.
Negli Stati Uniti i centri commerciali (i cosiddetti "mall") sono entrati in crisi. Ritiene invece che in Europa questo mercato continui a tirare?
La crisi dei mall è dovuta alle esagerazioni che sono state fatte negli Stati Uniti, dove si è sempre operato con l'idea di un commercio in continua espansione. Oggi le cose non stanno più così e i grandi mall pagano con il fallimento e la chiusura. Noi invece operiamo basandoci sulla situazione reale attuale del mercato, nella speranza di una sua stabilità ma non facendo affidamento in una di crescita, che si farà attendere ancora alcuni anni.
Non le fa paura lo sviluppo del commercio elettronico?
L'acquisto online è una cosa importante che ho seguito sin dalla sua nascita. Ritengo che (anche sulla base di uno studio recente) in caso di una forte espansione lo si potrebbe combinare con i centri commerciali, i quali potrebbero fungere da poli di smistamento della merce. Allo stato attuale il commercio in internet continua tuttavia ad avere grosse difficoltà, soprattutto per i prodotti non di uso quotidiano. Pertanto non costituisce alcuna minaccia per i centri commerciali. Per il momento il miglior servizio che i nostri commercianti possono offrire è quello di dare la possibilità al cliente di "vedere" il prodotto in internet prima di andare a "toccarlo" in negozio.


Apertura domenicale "necessaria"

Come si spiega l'interesse della Policentro ad investire in Ticino?
Il Ticino è indubbiamente una zona che ci attrae, poiché vi sono sì molte strutture commerciali ma manca un centro polivalente. Cioè un centro con una grande possibilità di scelta che deriva dall'aggregazione di quelli che chiamiamo i "negozi locomotiva" o "negozi ancora" con un'ampia offerta di commercio tradizionale. I centri presenti nel cantone soffrono inoltre di un'organizzazione che non è proprio la migliore che si potesse pensare. Senza voler criticare, basti pensare al Centro Lugano Sud, nato senza alcuna programmazione e senza cognizione di causa e fonte di problemi per la viabilità e per la popolazione. Sono convinto che molta gente, che oggi deve farsi lunghe code per fare gli acquisti, se avesse un'alternativa la utilizzerebbe volentieri. Se a questo aggiungiamo che i negozi del centro di Sant'Antonino sono belli ma troppo dispersi, sono sicuro che un centro polifunzionale ad Arbedo-Castione avrebbe successo.
Oltre che sugli "scontenti" di Grancia e Sant'Antonino su quale altra clientela fate affidamento?
Il Centro "Quattro Cantoni" – nome provvisorio - di Castione avrà come elemento caratterizzante la presenza di un outlet, il che costituisce una novità. Esso completerà l'offerta "tradizionale" (supermercato, bricolage, elettronica, abbigliamento, calzature e sport) e fungerà da calamita in tutte le direzioni: contiamo infatti di diventare un'alternativa e un completamento all'offerta merceologica che offre il Foxtown di Mendrisio, ma anche di attrarre clientela dal locarnese e dalla Svizzera interna. Del resto è risaputo che la gente per recarsi in un outlet di alto livello percorre anche più di due ore di automobile. Sono inoltre convinto che il forte richiamo di questa struttura influirà in modo positivo sull'affluenza turistica di tutta la zona, in particolare nei fine settimana».
Lei sta pensando a un'apertura sette giorni su sette?
Non esiste al mondo un outlet che possa funzionare se non è aperto il weekend. Il centro deve essere aperto sette giorni su sette e 365 giorni all'anno. Al massimo si può immaginare una mezza giornata di chiusura il lunedì mattina e il rispettivo recupero delle giornate di riposo di tutto il personale.
Ma la legge in Svizzera, come regola generale, non consente l'impiego di personale la domenica. È cosciente che su questo aspetto incontrerà delle resistenze?
In questo senso bisogna essere molto chiari. Questo è un Centro Polivalente turistico/commerciale che eserciterà un forte richiamo turistico, particolarmente nel fine settimana e l'apertura domenicale è il propellente che lo farà funzionare.
È una questione di rispetto della legge...
Sì. Ma si possono sempre fare eccezioni, come al Foxtown.
In quel caso l'apertura domenicale è stata resa possibile dalla sottoscrizione di un Contratto collettivo di lavoro che ha stabilito delle regole minime a tutela del personale. Lei su questo fronte come si muove di solito? Intrattiene relazioni con i sindacati?
Se ci sono delle regole da rispettare, le rispetteremo e ricercheremo con le autorità e con i rappresentanti dei lavoratori delle regole che tutelino il personale senza minare il funzionamento del Centro.
La popolazione locale non è molto entusiasta...
È una situazione classica che a mio avviso è dovuta alla mancanza di informazione. Non dimentichiamoci che si costruirà qualcosa di bello e utile all'interno di un solo lotto che oggi è zona industriale (vedi foto). In ogni caso noi non vogliamo imporre niente, ma sono convinto che quando la popolazione conoscerà in forma dettagliata il progetto, i benefici che porterà alla zona, sia sotto l'aspetto economico diretto e indiretto, sia sotto l'aspetto occupazionale, approveranno con entusiasmo questo intervento. Finito il progetto e il plastico sarà mia cura farlo conoscere a tutta la popolazione locale.
Lei che tipo di interesse ha alla costruzione dello stadio a fianco del centro commerciale? E quale sarà il contributo?
Io personalmente non ho nessun interesse nello Stadio, ma credo che ce l'abbiano i tifosi del Bellinzona Calcio e gli sportivi in generale. Per il centro commerciale lo stadio, e particolarmente i servizi complementari dello stesso (quali hotel, palestra, sale gioco ristorazione), agiranno in forma positiva e sinergica con il centro commerciale e i suoi servizi. Se la fattibilità dell'operazione non ci viene in qualche maniera bloccata, ridotta o condizionata a tal punto dal renderla tecnicamente impossibile, noi regaleremmo il terreno e daremo una mano alla costruzione dello stadio con una sponsorizzazione di vari milioni di euro.
Ritiene che alla fine il progetto sarà realizzato?
Siamo in fase avanzata con le trattative con vari operatori e una volta che avremo le assicurazioni necessarie da parte delle istituzioni, saremo pronti a presentare un progetto definitivo entro pochi mesi, penso prima della fine dell'anno.
Come mai il numero di visitatori previsti è stato ridimensionato da 4-5 milioni all'anno a 2-3, almeno stando a notizie della stampa ticinese?
Guardi, io stimo che i visitatori saranno attorno ai 4 milioni all'anno. Ma non arrecheranno alcun fastidio alla viabilità della regione, poiché le ore di punta del centro commerciale non sono le stesse delle altre attività lavorative. Inoltre, che siano tre, quattro o cinque milioni i visitatori che si recheranno al centro commerciale lo faranno prevalentemente nei fine settimana. Questa è la realtà. E non vorrei che le poche persone che vogliono mantenere lo status quo facciano pubblicità negativa diffondendo notizie maneggiate in maniera tale da spaventare la gente.


Pubblicato il 

09.07.10

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