Nell'edilizia cantonale, l'associazione padronale chiede di aggiungere ore e sabati lavorativi alle 200 ore mensili già previste (senza supplementi). A livello individuale, diverse ditte hanno già scalato le vacanze ai dipendenti quando i cantieri erano chiusi durante la pandemia, mentre altre vorrebbero impedire le ferie estive. Lo scontro tra padronato e il sindacato che si oppone a una ripartenza sulle spalle dei lavoratori con orari massacranti, è solo all’inizio. E non si limiterà alla sola edilizia.

 

Lunedi 16 marzo, nel pieno dell’emergenza Coronavirus, l’edilizia cantonale si fermò di sua iniziativa. Due i fattori principali: «I pesanti ritardi dell'inizio della giornata lavorativa, causati dalle lunghe ore di attesa al confine della manodopera frontaliera per i controlli sanitari accresciuti» e la difficoltà nel reperire il materiale, «che rendono impossibile l'operatività delle imprese edili», spiegò la Ssic nella nota stampa. Un terzo fattore pesava, la paura del contagio tra gli edili in un luogo di lavoro dove era difficile garantire il rispetto delle precauzioni emanate dalle autorità sanitarie. La settimana successiva, l’autorità cantonale impose il blocco generale dell’edilizia, con la chiusura di tutte le attività produttive non considerate essenziali. A salvaguardia di imprese e posti di lavoro, fu abolito il termine di 10 giorni a carico dell’impresa per il lavoro ridotto e la Suva annunciò di rinunciare ai premi dell'assicurazione infortuni professionali sui salari coperti dall'indennità per lavoro ridotto. Per far fronte alle difficoltà legate alla mancanza di liquidità, le imprese poterono beneficiare dei rapidi crediti bancari a tasso zero garantiti dalla Confederazione. Pochi giorni fa, per rilanciare l’edilizia cantonale, il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio di 100 milioni di franchi per la manutenzione degli stabili pubblici. Una misura che si inserisce nell’accelerazione di numerosi importanti investimenti di opere di edilizia pubblica già decisi a livello cantonale e comunale.

 

Non si può dunque affermare che le imprese siano state dimenticate dalla collettività rappresentata dallo Stato, ma il padronato chiede di più, soprattutto ai lavoratori. Vacanze e ore di lavoro, in soldoni. «Ho pensato alla possibilità di anticipare le vacanze collettive di agosto e farle ora» aveva dichiarato Nicola Bagnovini, direttore degli impresari costruttori (Ssic Ti) al portale Ticinonline pochi giorni prima del blocco dei cantieri. L’idea di bruciare le vacanze in forma generalizzata fu rapidamente accantonata, perché sonoramente bocciata dai diretti interessati e dai sindacati, oltre che legalmente e moralmente insostenibile. Considerare una vacanza mentre si è costretti a vivere quasi agli “arresti domiciliari” come accaduto in Italia (oltre la metà degli edili sono frontalieri), sarebbe stata mal recepita dai lavoratori, per usare un eufemismo.

 

Sventata la prima offensiva generalizzata, diverse aziende hanno portato a segno un secondo attacco alle ferie in maniera individuale. Non sono poche le imprese che hanno imposto ai propri lavoratori la deduzione delle vacanze arretrate o quelle accumulate durante il blocco dell’edilizia cantonale. «Alcuni di noi hanno delle vacanze arretrate perché la scorsa estate ci era stato chiesto di lavorare per rispettare dei termini di consegna di alcuni cantieri. Seppur controvoglia, abbiamo accettato per il bene dell’azienda. Ora, ci premiano togliendoci quei giorni di vacanza quando eravamo bloccati» spiega Tommaso*, piuttosto disgustato dal comportamento della sua ditta.

 

Ma ci sono imprese che non si accontentano delle vacanze arretrate, mirano anche a quelle future. È il caso della Walo Bertschinger, uno dei più importanti gruppi nazionali della pavimentazione, che ha vietato le ferie quest'estate ai suoi dipendenti, dopo aver dedotto le vacanze arretrate a chi le aveva. Andare in vacanza sarà possibile solo tra ottobre e dicembre. Per nulla entusiasti, i lavoratori hanno dato mandato a Unia per contrastare la proposta dirigenziale. Un incontro tra i vertici cantonali dell’impresa e il sindacato è previsto nei prossimi giorni.

 

Nell’edilizia, dove far saltare le vacanze estive non è legalmente possibile, il padronato mira ad altre soluzioni: «Aggiungere qualche ora al calendario e un numero limitato di sabati lavorativi, senza il consueto supplemento salariale del 25% applicato per il lavoro al sabato o per le ore straordinarie», è la proposta espressa dal direttore Bagnovini nell’ultimo numero della rivista padronale Metrocubo. «Qualche ora e qualche sabato» da aggiungere alle lunghe giornate da 9 ore e 15 minuti già previste da calendario da maggio a ottobre (salvo i venerdì, 8 ore e trenta). Per dare un'idea, in luglio e settembre, nei cantieri si superano le 200 ore mensili.


Proposte respinte dal sindacato Unia e, soprattutto, da chi già nella normalità si spacca la schiena nei cantieri. Lo scontro tra padronato e il sindacato che si oppone a una ripartenza sulle spalle dei lavoratori con orari massacranti, è solo all’inizio. E non si limiterà alla sola edilizia.

 

 

*nome di fantasia

Pubblicato il 

10.06.20
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