Pace è fatta. Il primo maggio è entrato in vigore il nuovo contratto nazionale mantello valido per tre anni nel settore dell'edilizia. Il 29 marzo i delegati della società svizzera degli impresari costruttori hanno ratificato l'accordo frutto della seconda mediazione di Jean Luc Nordmann, l'incaricato dal governo di trovare una soluzione al conflitto che aveva portato a 6 mesi di vuoto contrattuale nell'edilizia. Gli impresari hanno dunque evitato questa volta di riaprire il conflitto come invece avevano fatto a fine gennaio rifiutando il primo accordo, pure scaturito nel contesto della prima mediazione di Nordmann. Un accordo nella forma quasi identico alla precedente soluzione di dicembre, e addirittura anche al contratto nazionale disdetto dal padronato nel maggio dello scorso anno. Per una valutazione complessiva della difesa contrattuale raggiunta, area ha interpellato Andreas Rieger, copresidente di Unia.

Andreas Rieger, cosa è cambiato nell'atteggiamento padronale dall'accordo di dicembre? Perché lo ha accettato in marzo?
Il fronte padronale si è andato disgregandosi col passare del tempo. Gli accordi locali che dapprima si sono conclusi in Ticino, poi in Romandia e successivamente vi erano forti probabilità che si potessero firmare anche in Svizzera tedesca, hanno indebolito il fronte padronale. Dall'altra parte invece, c'era il fronte di Unia che é rimasto compatto. La Ssic inoltre credeva, sbagliandosi, che Unia non avesse né le forze né le risorse per reggere tutto questo periodo senza un contratto. In sintesi, la disgregazione padronale contrapposta all'unità sindacale, la capacità di resistenza sul lungo termine dei sindacati, associata alla ripresa degli scioperi a Basilea e Zurigo, sono elementi che hanno spinto il padronato ad accettare la soluzione del compromesso.
È stata dunque pagante la strategia dei contratti locali?
Ci siamo adattati alla disgregazione padronale senza perdere la nostra unità 
Il fattore accordi bilaterali e la libera circolazione ha contato qualcosa?
Non è stato decisivo, ma ha giocato un ruolo. Una parte del padronato è favorevole al prosieguo degli accordi sulla libera circolazione ed in assenza di un contratto edile, si sono resi conto che iniziavano ad esserci dei problemi. Questo però riguarda solo una parte dei delegati impresari, perché circa la metà sono filo-Udc e non a favore della libera circolazione.
Il fatto che tra 3 anni il contratto scadrà nuovamente e l'aspetto dei bilaterali non avrà più un peso, sarà necessario trovare dei nuovi argomenti?
Già in questo caso la nostra risposta alla disdetta padronale non si è incentrata sull'argomento dei bilaterali. La nostra risposta principale verteva sulla lotta nei cantieri e la campagna pubblica sulla necessità di avere un contratto nazionale per il bene di tutta la popolazione. Alla questione dei bilaterali erano più sensibili la classe politica e parte del padronato. Detto questo, è chiaro che i conflitti si risolvono sulla base dei rapporti di forza nel settore e nell'opinione pubblica. Ed è su questi che dobbiamo concentrarci.
Proprio su questo aspetto, da parte sindacale, ci sono degli aspetti da migliorare?
C'è un problema di disparità di forza sindacale tra le diverse regioni del paese. I motivi sono però storici, da ricercare nella storia del movimento operaio del paese. La svizzera orientale è sempre stata meno forte, sindacalmente parlando, che Ginevra o il Ticino ad esempio. È chiaro che è uno stato di cose che bisogna superare, migliorando la capacità di mobilitazione di queste regioni.
È pur vero che i muratori della Svizzera orientale sono degli immigrati come lo sono a Ginevra…
Sì, però i rapporti di forza non li costituisci solo con gli immigrati. Sebbene questi ultimi siano centrali, altri aspetti entrano in gioco, come le condizioni sociali e politiche storiche del contesto in cui si vive. Gli immigrati ginevrini sono più forti degli immigrati di Gossau in ragione del contesto in cui sono inseriti. Resta chiaro che sono aspetti sui quali dobbiamo migliorare, ma non è possibile farlo da un giorno all'altro.
Torniamo al fronte padronale. La personalità del presidente Werner Messmer è stata spesso giudicata inaffidabile. Ora che il contratto è stato firmato, ci si potrà fidare?
Il presidente Messmer è stato il presidente degli impresari che nel maggio 2007 ha disdetto – in maniera irresponsabile – il contratto. Da ottobre a marzo di quest'anno, è stato il presidente della Ssic che ha condotto i padroni nella lotta . Dal primo maggio, Messmer è il presidente dell'associazione padronale che ha firmato la convenzione collettiva con i sindacati per tre anni. Questo per noi è il dato di fatto essenziale.
Oltre ad aver vinto riuscendo a difendersi dall'attacco padronale, vede altre lezioni positive da trarre dall'esperienza di questa lotta?
Essere riusciti a superare questa prova è un buon segnale non solo per il movimento sindacale, e per Unia in particolare, ma per tutti i lavoratori. Non sarà possibile condurre questo tipo di lotta in tutti i settori, ma sicuramente quanto ottenuto è incoraggiante per altre lotte sindacali in altri ambiti.
E per quanto concerne Unia?
Per la nostra organizzazione, un risultato positivo scaturito dall'esperienza di questa lotta, è stata l'impegno profuso dall'insieme "interprofessionale" di tutti i settori e non limitato ai funzionari che già giornalmente si occupano quotidianamente di edilizia. Oltre a questa capacità di mobilitazione unitaria di Unia, molto positiva è stata anche la collaborazione e la solidarietà "interregionale" tra le diverse sezioni regionali del sindacato.

Pubblicato il 

09.05.08

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