Unia, lotta contro il dumping

La scorsa settimana il Consiglio federale ha presentato al parlamento tre messaggi: uno relativo agli accordi bilaterali II con l’Ue; un altro per l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone ai dieci nuovi stati membri dell’Ue; il terzo sul rafforzamento delle misure d’accompagnamento all’accordo con l’Ue sulla libera circolazione delle persone, per rendere più efficace la lotta al dumping salariale e sociale. Tale rafforzamento è stato concordato tra i sindacati e le organizzazioni padronali, con la mediazione del Seco (Segretariato di stato per l’economia). In sintesi, viene proposto: l’aumento del numero degli ispettori; l’obbligo di dichiarare le funzioni dei lavoratori stranieri distaccati in Svizzera; l’obbligo per gli imprenditori stranieri di versare un deposito di garanzia e di contribuire alle spese di formazione continua; il rafforzamento delle sanzioni per chi non rispetta le norme; condizioni più facili per l’obbligatorietà dei contratti collettivi di lavoro; informazione dei lavoratori e creazione di una banca dati. Ma già nei primi mesi di libera circolazione (dal 1. giugno 2004) si è verificato un forte aumento di lavoratori stranieri temporanei, che ha suscitato preoccupazione in particolare in Ticino, dove il Sei vuole chiedere al nascente sindacato Unia di lanciare il referendum contro l’estensione della libera circolazione ai paesi dell’Est. Ne abbiamo parlato con Vasco Pedrina, presidente del Sei e copresidente designato della nuova Unia. Signor Pedrina, quanto è giustificato questo allarme lanciato dal Ticino sul dumping salariale e sociale dopo il 1. giugno? Le preoccupazioni non sono solo ticinesi. In Ticino constatiamo un aumento importante del numero dei permessi di breve durata, un terzo dei quali sono di lavoratori cosiddetti indipendenti, ma che in realtà sono falsi indipendenti. Siamo inoltre confrontati anche in diversi cantoni della Svizzera tedesca e in Romandia con problemi crescenti, legati non solo all’aumento dei permessi di breve durata (che, per esempio, nel canton Zurigo nei primi tre mesi erano duemila, in Ticino 1.300), ma sempre di più anche a casi di dumping salariale e sociale denunciati nelle ultime settimane anche sulla stampa nazionale. E qual è al momento la percezione dei sindacati? Come direzioni sindacali avevamo avvertito che saremmo stati confrontati a questi problemi. Ci hanno sorpreso però la rapidità con la quale appaiono questi problemi e il canale attraverso il quale questi problemi si manifestano. Cosa intende con “canale”? Intendo le agenzie di collocamento di lavoratori interinali a contratto temporaneo. Queste agenzie, quando non sono serie, utilizzano la loro posizione per degli abusi. Una preoccupazione, questa, che esprimono i ticinesi, ma che emerge anche in altre regioni della Svizzera. I ticinesi, però, dicono di voler presentare una risoluzione al primo congresso del nuovo sindacato Unia. È possibile? I ticinesi ci hanno confermato all’ultima seduta del comitato centrale che presenteranno una risoluzione, ed hanno il diritto di farlo. Naturalmente devono raccogliere un numero sufficiente di firme. È possibile farlo anche perché, dopo l’atto di fondazione, nel pomeriggio, abbiamo una discussione di programma e di priorità sindacali, nell’ambito della quale è assolutamente legittimo presentare una risoluzione che chieda alla direzione di Unia di lanciare un referendum contro l’estensione all’Est della libera circolazione. Noi ne discuteremo negli organi di direzione comuni e presenteremo una controrisoluzione. Prima di tutto, però, chiederemo ai congressisti di non votare il lancio di un referendum prima che il parlamento abbia deciso cosa vuol fare rispetto al pacchetto di misure complementari. Perché? Perché la nostra posizione rimane fondamentalmente quella di dire no all’estensione della libera circolazione, se il parlamento non dovesse adottare il pacchetto di misure complementari che l’Unione sindacale ha negoziato con le associazioni padronali. Se ciò succederà, sarebbe questo il motivo, sia per Unia che per l’Uss, di lanciare il referendum. E lo diciamo adesso, tanto più che abbiamo dei segnali preoccupanti. L’Usam (l’Unione svizzera di arti e mestieri), che aveva partecipato alla trattativa, adesso è scesa dal carro e si oppone alle misure complementari. L’Udc si oppone al pacchetto in modo contraddittorio: non vuole la libera circolazione non perché ci sarebbe una pressione sui salari, ma perché si oppone a misure complementari contro il dumping salariale. Ed anche il Prd ha assunto una posizione molto critica.Quindi, la situazione è fluida e, conoscendo il parlamento che abbiamo, non è chiaro se il compromesso riuscirà a passare. Ma ritenete che queste misure complementari siano sufficienti? Noi pensiamo che le misure complementari avranno un effetto positivo. Nei primi mesi ci siamo resi conto che alcuni cantoni non applicano ancora le misure com’erano state votate nel primo pacchetto, il quale chiedeva ai cantoni di introdurre controlli sufficienti. Ma per i cantoni che non vogliono far niente basta un ispettore. Adesso, con il secondo pacchetto di misure, otteniamo che ci sia un ispettore per circa 25 mila lavoratori, il che significa realmente rafforzare il sistema dei controlli. Questo tipo di misure avrà un’incidenza sul mondo del lavoro e aiuterà a risolvere una parte dei problemi. Non bisogna negare che comunque vi sono settori che sono ancora scoperti e che dovremo coprire meglio. Cos’altro proporrete, allora? Un fatto di cui stiamo discutendo con l’Uss e che integreremo nella nostra controrisoluzione, è che questi problemi, emersi attraverso le agenzie “interinali”ed i falsi indipendenti, non sono stati sufficientemente coperti dal pacchetto di misure che abbiamo negoziato. Stiamo perciò guardando cosa si può fare sul piano legislativo per rimediare al meglio, tenendo conto delle preoccupazioni sorte in Ticino ed altrove in Svizzera. Stiamo insomma pensando ad un terzo pacchetto, vale a dire che con l’Unione sindacale chiederemo altre misure complementari per quanto riguarda i lavori temporanei e i lavoratori falsi indipendenti.

Pubblicato il

08.10.2004 01:30
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