Une legge figlia di tempi bui

Estendere la legge anti-hooligans a manifestazioni pubbliche di ogni genere. Siano esse il carnevale, la festa campestre, il botellon, una manifestazioni politica o sindacale. Questa la proposta di legge del Consiglio di Stato ticinese in discussione il prossimo 2 dicembre in Gran Consiglio. Una legge che dà la competenza ad un ufficiale di polizia di vietare l'accesso ad un area ad una persona, di obbligarla a presentarsi in certi orari nei posti di polizia o di incarcerarla quale fermo preventivo fino a 10 giorni. Per una durata superiore, è necessario l'avallo di un Pretore.
Non si comprende il motivo della necessità di una tale estensione. Affidare ad un poliziotto il compito di un magistrato significa trasformare lo stato di diritto in uno di polizia. La legge è figlia della paura di atti di hooliganismo durante gli Europei di calcio 08 e i mondiali di Hockey che la Svizzera ospiterà il prossimo anno. In fretta e furia, la Confederazione aveva chiesto ai cantoni di approvare un Concordato intercantonale che prevedeva misure anti violenza nell'ambito di manifestazioni sportive. Per paura di danni all'immagine del paese nel campo della sicurezza, ogni discussione politica sull'opportunità delle norme fu rimossa. La contropartita era la durata limitata a due anni della legge e la sua applicabilità solo agli avvenimenti sportivi.
Finito Euro 08, si chiede però ai cantoni di trasformare il Concordato in leggi cantonali. Allo stadio attuale, secondo i Giuristi democratici svizzeri, solo i cantoni di Lucerna e Argovia hanno approvato la legge dai rispettivi parlamenti. Nei due cantoni sono stati lanciati dei referendum abrogativi della legge, ritenuta lesiva delle libertà individuali, garantite dalla Costituzione federale. In entrambi i casi le leggi riguardano solo gli avvenimenti sportivi. In Ticino no. Su 26 cantoni della Confederazione, solo il governo ticinese ha proposto di estendere le misure di repressione a tutte le manifestazioni pubbliche. La Commissione legislativa, che ha di recente vagliato la proposta di legge, nel suo rapporto firmato da tutti i membri, si è limitata a chiedere di usare cautela, di agire "cum grano salis", nell'applicazione della misura.
Mal si comprende perché solo in Ticino si vuole lasciare a un ufficiale di polizia la decisione di adottare misure privative della libertà «qualora sia necessario prevenire atti violenti o danni alle persone o alle cose». Bloccare una galleria autostradale nel corso di una lotta sindacale per l'introduzione del pensionamento anticipato nell'edilizia, corrisponde a violenza contro cose o persone? Bloccare il ponte diga di Melide nel caso della "carovana della libertà" dell'esordiente movimento politico della Lega dei Ticinesi, altrettanto? Un ufficiale di polizia può decidere di incarcerare preventivamente Vasco Pedrina o Giuliano Bignasca? Esagerazioni, fantasie, ci si risponderà. Allora perché questa legge? Forse che il fosco scenario dell'immediato futuro generato dalla più grossa crisi economica degli ultimi 80 anni causerà conflitti sociali tali da dover predisporre un apparato giuridico per legalizzare una dura repressione? Ci auguriamo di poterlo escludere. Resta però l'auspicio che un dibattito serio abbia luogo su questa pericolosa limitazione della libertà, figlia più di tempi bui che non di un illuminismo che appare purtroppo lontano.

Pubblicato il

28.11.2008 00:30
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