Una vita tra i ricchi ma ai margini

Si pensava non esistessero più ma i lavoratori stagionali in Svizzera ci sono ancora. Sono invisibili ma indispensabili per la nostra economia. Nei cantoni alpini, in particolare, questi lavoratori e queste lavoratrici sono impegnati nel settore turistico e vivono tra precarietà, difficoltà a trovare alloggi economici e disinteresse della politica. Secondo Angela Tavares, sindacalista Unia che lavora nel Canton Vallese a stretto contatto con la comunità portoghese, la situazione è negli ultimi anni migliorata, ma i problemi rimangono.


Una recente tragedia sulle Alpi francesi, a Courchevel, un incendio di presunta natura dolosa, ha riportato l’attenzione sulle condizioni lavorative e abitative dei lavoratori stagionali delle località sciistiche alpine. In un recente articolo, pubblicato su Le temps, Camille Belsoeur ha preso spunto da questo incidente per parlare della situazione nelle località sciistiche svizzere. Noi abbiamo fatto lo stesso cercando di approfondire il punto di vista sindacale.


La situazione
In Svizzera, stando all’articolo, la situazione appare meno grave rispetto alla Francia anche se i problemi per i lavoratori stagionali non sono pochi. Unia da anni cerca di lavorare a stretto contatto con le comunità straniere del cantone per cercare di difenderle dallo sfruttamento. Secondo Angela Tavares, che lavora con diverse comunità portoghesi, tra cui quella di Zermatt, «la situazione in questi ultimi anni è migliorata grazie anche al nostro lavoro quotidiano a fianco dei lavoratori». La sindacalista non nasconde però che esistono ancora problemi relativi soprattutto all’abitare: «il caro affitti in contesti di lusso come Zermatt rappresenta un problema non da poco per i lavoratori stagionali».


Segregazione
La situazione abitativa comporta un’esclusione dei lavoratori dai centri abitati principali. I lavoratori e le lavoratrici vivono infatti in situazioni di forte segregazione spaziale, al di fuori dei centri abitati, quasi fossero un elemento non in sintonia con il lusso diffuso. La studiosa Lise Piquerey, nel suo recente studio in lingua francese intitolato Golden Snow, ha analizzato proprio le dinamiche di esclusione spaziale dei lavoratori stagionali in località alpine di lusso in Europa tra cui Zermatt, Verbier e Saint-Moritz. Lo spazio turistico di queste località, quasi sacrale, diventa accessibile per il lavoratore soltanto durante le ore di servizio, dopodiché ne è escluso. Non a caso, proprio a Zermatt, la maggior parte della comunità di lavoratori portoghesi vive nel villaggio vicino di Täsch.


Precarietà
Nell’articolo sopracitato è menzionato un altro problema: quello della precarietà. I contratti di questi lavoratori, infatti, vengono sempre più parcellizzati e spesso vengono firmati senza una data di fine rapporto, rendendo il licenziamento più semplice. Esiste però un altro problema, a dirlo è Marilia Mendes, esperta Unia di migrazioni, che ci fa notare come proprio nel Vallese, secondo l’Ufficio federale di statistica, ci siano più di 3500 lavoratori stranieri, in maggioranza portoghesi, «che vivono stabilmente in Svizzera ma sono in possesso soltanto di un permesso temporaneo, un fenomeno che ha ricadute economiche e psicologiche non indifferenti per gli interessati».

Pubblicato il

14.02.2019 11:11
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