Milano ha per noi un vantaggio: ci possiamo andare in un attimo col treno e poi scorazzare qua e là alla ricerca delle ultime novità. Per esempio la nuova sistemazione di Piazzale Cadorna, davanti alla Stazione delle Ferrovie Nord. In questo incrocio di cinque trafficatissime strade l’architetto milanese Gae (Gaetana) Aulenti, classe 1927, ha collocato delle fontane con bassi spruzzi d’acqua, il nuovo palazzo della stazione e una gigantesca scultura del pop-artista americano Claes Oldenburg che s’intitola «L’ago e il filo». Un immenso ago metallico è conficcato nel terreno; nella cruna passa un tubo metallico dipinto di verde, rosso e giallo (il filo), che poi riemerge più lontano e si conclude con un grande nodo. Vedendo quell’aggeggio urbano viene in mente una vecchia canzoncina che diceva: «... El general Cadorna l’andava in biciclèta, ghe s’è s’ciopaa ‘na röda l’ha fai ‘na pirulèta, bim, bam, bum ... ecc.», dove la «pirulèta» sarebbe la mediocre riuscita della nuova sistemazione della piazza. Ma poi uno va a riguardare un vecchio catalogo della Pop-art (1966) e trova una frase di Oldenburg che dice: «Sono per un’arte che prenda le proprie forme dalle linee della vita ... e che sia dolce e stupida come la vita stessa» ed il commento di un critico che osserva: «Infatti egli mima gli oggetti più usuali, proprio per sottolineare la banalità e l’ottusità con le quali quotidianamente dobbiamo fare i conti, giacché tali oggetti sono i protagonisti del nostro orizzonte». Conclusione: il nuovo piazzale Cadorna può anche non piacere ma non si può dare tutti i torti ad Oldenburg e al critico Crispolti. Poi, dopo aver visitato a Palazzo Reale la mostra interessantissima su «I segni e i sogni della Terra», via a rivedere il Sant’Ambrogio, con il suo deturpato presbiterio. Nel piazzaletto antistante, in relazione col vicino Museo delle pene, una tavoletta illustra in ogni dettaglio il supplizio dello squartamento, che veniva inflitto ai più disperati delinquenti durante il Medioevo e fino a ‘700 inoltrato. La descrizione è atroce. Gli sciagurati venivano coricati su appositi travicelli sistemati nei punti giusti per rendere più facile lo spezzamento delle ossa mediante spranghe di ferro. Tutto terminava con il legamento su una ruota del martoriato corpo, ridotto ad una piovra sanguinolenta (testuale!), nel massimo divertimento del numerosissimo pubblico. Il divertimento era maggiore se l’oggetto dello squartamento era di sesso femminile. Negli stessi tempi, e lo si è visto nella bella mostra sulla terra, raffinati amanuensi, miniatori e cartografi creavano carte ed atlanti di grande poesia e bellezza. Insomma nelle città e sul territorio le contraddizioni ti attanagliano. Un tempo le città e i paesi erano belli ma le condizioni di vita per i più erano tremende. Oggi noi stiamo bene, ma abbiamo città e territori in pessimo stato di salute. È difficile guardare queste cose con lucidità. Cerchiamo almeno di studiarne le contraddizioni, per trarne, in tutta umiltà, qualche utile indicazione pratica.

Pubblicato il 

09.11.01

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