Italia

È difficile non condividere l’idea che il Parlamento debba riconquistare la centralità prevista dalla Costituzione, il luogo in cui la volontà popolare trova rappresentanza ed espressione. Una tale svolta segnerebbe il superamento di ciò che ha preso il posto della democrazia e che c’è chi chiama oligarchia, chi aristocrazia, chi democratura. Le leggi tornerebbero a essere prodotte dalle due Camere del Parlamento – grazie a un voto popolare che ha salvato Costituzione e bicameralismo – e non più dal governo (decreti legge), o peggio dai poteri forti internazionali che hanno imposto una politica economica liberista e antipopolare responsabile, non solo in Italia, dell’aumento esponenziale delle diseguaglianze. E come potrebbe, una persona di sinistra, non apprezzare la difesa della Costituzione con tanto di riferimento – in un paese in cui due partiti neofascisti e uno apertamente razzista si sono presentati alle ultime elezioni – a ciò che l’ha resa possibile: la Resistenza contro il nazi-fascismo?


Sarebbe difficile, e sbagliato, non apprezzare l’intervento di Roberto Fico subito dopo la sua elezione alla presidenza della Camera. Un intervento coerente con la storia del dirigente del M5S da sempre militante del “bene comune”, culturalmente di sinistra, sia pure all’interno di un movimento che si pretende “né di destra, né di centro né di sinistra”. Non è forse di sinistra l’idea che a costruire un nuovo modello sociale, non possano essere élite che pretendono di agire in nome del popolo, bensì una forma di democrazia pur sempre delegata, ma strettamente ancorata al popolo attraverso trasparenza, verifiche, deleghe e revoche? Ma al di là dello stesso intervento di investitura e dello stesso Fico che sorprende tutti andando a Roma in treno e a Montecitorio in autobus, la centralità dell’ambiente nella narrazione grillina è difficilmente contestabile, così come l’obiettivo del reddito di cittadinanza, o il ripristino dell’art. 18 che ordina(va) il reintegro dei licenziati ingiustamente. Del resto, se milioni di elettori hanno cambiato casa passando dal Pd al M5S, ci sarà una ragione, che la si condivida o no (e chi scrive non la condivide). O pensiamo che gli italiani con un passato di sinistra siano impazziti, o peggio traditori?


Il fatto è che il M5S è davvero un po’ di sinistra, un po’ di centro e un po’ di destra, un po’ in Europa e più spesso fuori. È per la solidarietà ma anche no, nell’Ue sta con Farage (“basta immigrati, ci tolgono la ricchezza”). Difende la Costituzione antifascista, ma esce dalle aule consiliari quando si vota per togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini o per cambiare il nome di vie dedicate a gerarchi fascisti perché “non si processa la storia”. Esalta il reddito di cittadinanza, ma per opportunità (il rapporto con la Lega) lo riduce a un’estensione dell’aiuto ai poveri. Come Renzi sogna l’abolizione dei corpi intermedi predicando l’inutilità del sindacato. Odia i partiti e si fa partito con la più spregiudicata strategia delle alleanze. Vuole ripulire la politica da inciuci, conflitti d’interesse, ruberie, fa argine contro l’elezione di Romano al Senato (colpevole di peculato perché la figlia aveva usato il cellulare del comune di Monza quand’era assessore) voluta da Berlusconi, ma poi vota per Maria Elisabetta Alberti Casellati, iperberlusconiana, militante delle leggi ad personam, una tipa che definisce la magistratura “cancro da estirpare” e i magistrati “malati di mente” e “antropologicamente diversi dal resto della razza umana” (colpevole di aver assunto sua figlia con contratto da nababbo quand’era sottosegretaria). Il M5S non è per la bonifica dell’Ilva di Taranto, ma per la chiusura, e non sta con gli operai sardi dell’Alcoa che vogliono salvare la loro fabbrica (e votano M5S che la preferisce chiusa). Predica la democrazia diretta ma pratica la dittatura del capo, ora teoricamente uscito di scena per rientrare nelle scene del teatro.


Un solo dato è certo: il M5S ha vinto le elezioni per grazia ricevuta. Da Renzi, dal Pd, dall’intera sinistra. Vedremo se il M5S è davvero un pericolo populista, di sicuro sappiamo che il renzismo è impopolare. Per ora ci teniamo, alla Camera, una foglia di Fico. E al Senato, purtroppo, un’ancella dell’ex cavaliere di Arcore.

Pubblicato il 

29.03.18
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