Eurovisioni

«È come se si fosse aperta la finestra di una stanza rimasta chiusa per anni e d’un colpo consentito all’aria fresca di far  posto a quella stantia e puzzolente. La stanza è sì sempre la stessa, ma quest’aria porta energia». Così il sindacalista spagnolo Javier mi descrive la situazione del suo paese, dopo che l’appassito primo ministro Mariano Rajoy ha dovuto fare il posto al socialista Pedro Sánchez, dal 2 giugno scorso alla guida del governo spagnolo. Un governo di minoranza reso possibile dal sostegno tecnico dei partiti indipendentisti e dalla sinistra di Podemos.


Aria fresca: la ministra per gli affari regionali dialoga con i Catalani anziché inviare la Guardia Civil a dar loro la caccia e considera l’ipotesi di una maggiore autonomia. La ministra del lavoro vuole reintrodurre nei contratti collettivi il primato delle norme settoriali su quelle aziendali, il che significa ribaltare la logica della deregolamentazione che l’ha fatta da padrona nell’ultimo decennio. E Sánchez ha chiesto e ottenuto dal Parlamento la riesumazione dei resti del dittatore Francisco Franco e la loro rimozione dal memoriale dedicato ai morti della Guerra Civile, la Valle dei Caduti. Anche qui aria fresca al posto dell’odore di muffa!
Il vento nuovo mette le ali pure ai partner sociali. L’associazione padronale, dopo anni di congelamento dei salari nonostante la crescita economica, finalmente si muove: in luglio ha trovato un accordo con il sindacato Ugt (Unione generale dei lavoratori) e la Confederazione sindacale spagnola per aumenti salariali tra il 2 e il 3 per cento per il 2019. Ancora più importante è l’innalzamento a 1.000 euro dei salari minimi più bassi dei Ccl: oggi in Spagna 2 milioni di lavoratori guadagnano meno di questa cifra e la misura porterà ad aumenti fino oltre al 20 per cento, in particolare per le donne.


Tuttavia: il nuovo governo non dispone di una maggioranza in Parlamento e molti interventi possono essere solo avviati ma non decisi. Sánchez a titolo dimostrativo aveva aperto i porti quando il fascistoide ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini teneva bloccata in mare aperto la nave Aquarius carica di migranti. Ma ora il governo di Madrid ha già di nuovo tirato il freno. Presto o tardi l’assenza di una maggioranza porterà a elezioni anticipate. In quell’occasione si deciderà se richiudere la finestra o se arredare a nuovo la stanza spagnola.

Pubblicato il 

27.09.18

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