Un nuovo inasprimento in materia d'asilo

Il Regolamento Dublino prevede che per ogni richiedente d'asilo ci sia in Europa uno, e solo uno Stato competente.

Dal 20 aprile, l'Ufficio Federale della Migrazione (UFM) ha deciso di non più aprire una formale procedura d'asilo per coloro che, nei sei mesi successivi alla loro riammissione dalla Svizzera in un altro Paese dell'area Dublino, si ripresentino per depositare una nuova domanda. La circolare non si applica alle persone vulnerabili.

L'inasprimento della prassi corrisponde alla volontà di contrastare il fenomeno delle domande multiple, ovvero la scelta di una parte dei richiedenti d'asilo di ritornare in Svizzera poco tempo dopo essere stati riammessi in un altro Stato competente.
Dal 20 aprile, questo tipo di richiedenti d'asilo non transitano più per i Centri di Registrazione e Procedura, ma sono immediatamente indirizzati ai Cantoni che si sono occupati del precedente allontanamento. I Cantoni devono farsene carico, sia per quanto riguarda il rispetto delle condizioni minime di accoglienza, sia per quel che concerne il loro (nuovo) allontanamento dalla Svizzera.
L'applicazione della nuova prassi appesantisce ulteriormente gli oneri dei Cantoni.
Non è azzardato prevedere un possibile aumento del numero di persone che rimarranno irregolarmente sul territorio.

Il fenomeno delle domande multiple è l'ennesima prova del sostanziale fallimento del sistema Dublino, costoso e macchinoso, frutto di un'impostazione basata sul falso presupposto della tendenziale equivalenza dei sistemi d'asilo e d'accoglienza nazionali.

Se infatti una quota di domande multiple è fisiologica e probabilmente ineliminabile, spesso i problemi derivano dalle gravissime carenze del sistema.
Il Regolamento Dublino aveva l'ambizione di fermare il fenomeno del cosiddetto "asylum shopping" (più domande d'asilo presentate dalla stessa persona in una molteplicità di Paesi europei), ma si è rivelato inefficace a causa della mancanza di una reale omogeneità delle legislazioni nazionali in materia di accesso alla procedura, valutazione delle domande e condizioni d'accoglienza.

Lo ha riconosciuto da tempo anche il Parlamento Europeo in una Risoluzione approvata nel settembre 2008: "a meno che non si raggiunga un livello di protezione soddisfacente e coerente in tutta l'Unione europea, il Sistema Dublino produrrà sempre risultati insoddisfacenti sia dal punto di vista tecnico che da quello umano e i richiedenti asilo continueranno ad avere ragioni valide per voler presentare la loro domanda in un determinato Stato membro, al fine di beneficiare dei processi decisionali nazionali più favorevoli".

Pubblicato il

07.12.2012 13:30
Rosario Mastrosimone
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