Lunedì 13 settembre alle 7 sulla strada che da Saltrio si dirige al confine di Arzo i camion che trasportano la sabbia in Ticino e quelli che tornano vuoti dalla Svizzera per un altro carico rallentano. Sull'asfalto c'è un ragazzo, il casco ancora in testa, rannicchiato, si lamenta a voce bassa. La sua moto è a qualche metro di distanza, rovesciata, perde benzina dal serbatoio.
In quel punto due balconi al primo piano di una casa sul lato destro per chi proviene dalla Svizzera costringono i camion a spostarsi verso il centro della carreggiata. È quasi impossibile il passaggio di due veicoli contemporaneamente. Un'auto diretta al confine deve aver frenato all'improvviso per far spazio a un camion, e lui non ha fatto in tempo a frenare a sua volta.
Il pietrisco prodotto con la frantumazione della pietra di Saltrio giunge in Ticino attraverso il valico di Arzo. È un percorso del tutto inadatto a un simile andirivieni. Dal lato svizzero a causa del nodo di Rancate e delle curve a gomito nel tratto Rancate-Besazio; dal lato italiano per l'evidente inadeguatezza di una strada che attraversa il centro di Saltrio con vari incroci pericolosi e in alcuni punti è molto stretta, una strada insomma percorsa nei due sensi mentre sarebbe appena sufficiente al traffico in un solo senso.
La Salnova – così si chiama la ditta di Saltrio – ha già distrutto le storiche predére da cui si estraeva fin dal Medioevo una pregiata pietra grigia. Ora frantuma e trasporta a poco a poco in Ticino il Monte Pravello o Poncione d'Arzo, all'interno di quel comprensorio del Monte San Giorgio che  le autorità svizzere e italiane si sono impegnate a proteggere per il suo valore paleontologico. Non si è mai maltrattata la montagna come quando è stata proclamata patrimonio dell'Unesco. Racconteranno di scavare alla ricerca di un Saltriosauro? L'economia non si pone problemi di natura estetica. Quel pietrisco è indispensabile all'edilizia ticinese e deve arrivare ad ogni costo.
La polizia non è ancora arrivata per i rilievi. Tre o quattro persone si danno da fare a moderare il traffico, uno telefona all'autoambulanza. Lui è riuscito a trascinarsi a lato della strada, si appoggia contro una rete di recinzione, si leva seduto. Lo aiutano a slacciarsi il casco, è pallido, gli chiedono il numero di casa e gli porgono il telefonino, la mamma risponde con voce assonnata, le dice che ha avuto un incidente e si trova sulla strada tra Saltrio e il confine. Stringe a sé la gamba piegata, deve essersi fratturato il ginocchio.
Arriva finalmente l'autoambulanza, ne scendono tre uomini dall'aspetto rassicurante. «Quanti anni hai?». «Diciotto». «Comportiamoci da uomini» lo incoraggia quello che sembra il responsabile. Aprono il portellone e si avvicinano con la barella. Dietro si è formata una discreta colonna di frontalieri. Anche un camion giallo della ditta Fontana di Muggio aspetta con gli altri, l'autista ha spento il motore. Forse oggi non riuscirà a portare in Ticino i cinque carichi giornalieri di pietrisco come al solito.

Pubblicato il 

24.09.10

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