“Tenetevi le scorie”

Un risultato così netto non se l’aspettava nessuno. Non se l’aspettavano i contrari, che hanno vinto, e neppure i favorevoli alla galleria di sondaggio per la costruzione sotto il Wellenberg di un deposito per scorie di debole e media radioattività. I cittadini del semicantone di Nidvaldo hanno infatti respinto il progetto con una maggioranza del 57,5 per cento, ben superiore a quel 52,5 per cento con cui già sette anni fa avevano detto no, sullo stesso argomento, al proprio governo ed ai partiti borghesi maggioritari nel parlamento cantonale. È un no popolare pesante, che crea notevoli problemi sia alla Confederazione, sia al cantone di Zurigo (che dovrebbe ospitare un deposito di scorie altamente radioattive). «Il duplice no del popolo di Nidvaldo – ha subito puntualizzato il consigliere di Stato Beat Fuchs - è un segnale inequivocabile, che va rispettato ora e in futuro. L’opzione Wellenberg quale potenziale deposito per scorie debolmente e mediamente radioattive è definitivamente decaduta». E non senza un certo imbarazzo, lo stesso consigliere federale Moritz Leuenberger ha dovuto riconoscere che «con questa votazione il progetto Wellenberg è morto; ma il problema non è risolto, poiché dovremo comunque smaltire le scorie radioattive. Ora il lavoro ricomincia da capo». Un’affermazione, questa, che suona come un’ammissione di fallimento della trentennale politica atomica svizzera. È una storia che comincia nel 1969, quando l’elettricità prodotta dalla prima centrale atomica svizzera entra nella rete di distribuzione. Tre anni dopo viene fondata la Cisra (Cooperativa nazionale per l’immagazzinamento delle scorie radioattive), su iniziativa della Confederazione e delle società di gestione delle centrali atomiche. Nel 1978 il Parlamento integra la legge federale sull’energia nucleare con una disposizione che obbliga le centrali atomiche a fornire entro il 1985 la prova che saranno in grado di smaltire i propri rifiuti radioattivi. Nel1980 la Cisra presenta 12 domande di perforazioni di sondaggio nel Nord della Svizzera, alle quali l’anno seguente aggiunge altre tre domande nei cantoni di Uri (Oberbauenstock), Grigioni (Piz Pian Grand) e Vaud (Ollon). Tutte queste richieste si scontrano localmente con forti resistenze. A tutt’oggi, però, le centrali atomiche svizzere non sono in grado di provare che possono smaltire i rifiuti atomici, poiché la Cisra s’è fissata unicamente sul Wellenberg, ritenendolo il posto più adatto per un deposito di scorie di debole e media radioattività. Ma tale fissazione, specialmente dopo il primo no dei nidvaldesi nel 1995, suona come un grave errore politico del Consiglio federale e dei partiti borghesi: invece di capire l’opposizione locale, si è cercato di aggirarla tentando di sottrarre al popolo di Nidvaldo il diritto di pronunciarsi sulla questione (sancito poi con una sentenza del Tribunale federale) e rinunciando a cercare altri siti adatti, oltre al Wellenberg. Si capisce quindi meglio, a questo punto, il senso delle parole del consigliere di Stato nidvaldese Beat Fuchs dopo il secondo no dei suoi concittadini. E si capisce l’imbarazzata ammissione di Moritz Leuenberger sui trent’anni di politica del nucleare buttati al vento. Ma il problema di fondo non è neppure questo. È chiaro che permane l’obbligo di trovare una soluzione definitiva per le scorie radioattive; il nodo principale da sciogliere resta tuttavia quello politico, vale a dire la contrapposizione dura tra fautori ed oppositori del nucleare. Dice ancora Leuenberger: «Io non interpreto affrettatamente la decisione dei nidvaldesi come un no all’energia atomica. È una decisione che forse avrebbe preso ogni altra regione: davanti ad un’infrastruttura che dovrebbe essere realizzata nell’interesse di tutta la Svizzera, nessuno vuole saperne. Ma l’obbligo di smaltire le scorie nucleari rimane, che si sia pro o contro l’energia atomica». Certo, i partiti borghesi non commetteranno più lo sbaglio di tentare d’imporre una soluzione contro la volontà popolare, dal momento che, proprio all’indomani della seconda votazione di Nidvaldo, il Consiglio nazionale ha sancito questo diritto dei cantoni. Non lo tollererebbe neppure il Cantone di Zurigo, sul cui territorio la Cisra vuole costruire il deposito per scorie altamente radioattive: anche qui sono prevedibili forti resistenze locali. Va quindi trovata una soluzione politica di fondo, che sia la premessa necessaria al collocamento definitivo delle scorie. Tanto più che ormai il problema è finito in un vicolo cieco, dato che anche la possibilità di portare le nostre scorie radioattive all’estero appare impraticabile. «Nessun paese può garantire gli standard di sicurezza che noi abbiamo disposto – ha affermato Leuenberger – ed io sono contrario a definire standard più bassi». La soluzione passa quindi necessariamente attraverso la presa d’atto – checché ne dica Leuenberger – che esiste una diffusa opposizione popolare all’energia atomica e, di conseguenza, occorre una rinuncia definitiva al nucleare.

Pubblicato il

27.09.2002 02:00
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