Tagli a gogo, l'Udc ride

È stato un dibattito lungo, difficile e dai toni astiosi quello che ha caratterizzato al Consiglio nazionale l’ultima settimana dell’ultima sessione di questa legislatura. Il duro confronto sul programma di risparmi da effettuare tra il 2004 e il 2006, è andato avanti per quattro giorni. L’apparente indifferenza dei parlamentari (due volte è mancato il numero legale), le conseguenti irritazioni, gli estenuanti battibecchi, si sono intrecciati con le malignità gratuite. Come quando Christoph Blocher ha preso a pretesto una cassetta di legno appesa in sala per dimostrare quanto, a suo dire, la Confederazione dilapida il denaro dei contribuenti. Quella cassetta, ha detto Blocher, viene regolarmente aperta e svuotata dai servizi del parlamento, sebbene i deputati non ne facciano più uso. Al ministro delle finanze Kaspar Villiger è parso troppo; ed ha deciso di rispondere per le rime: «Trovo sleale che il signor Blocher venga qui a fomentare con quella stupida cassetta la sensazione che le prestazioni dell’amministrazione federale non siano adeguate». Un episodio solo in apparenza divertente, perché quell’astuta sceneggiata è costata un taglio di 700 milioni di franchi alle spese per il personale, vale a dire la soppressione di 600 posti di lavoro. Ma complessivamente, nonostante l’autorizzazione accordata dal parlamento ad assumere altre 400 persone da impiegare nella lotta alla criminalità organizzata, la totalità delle misure di risparmio costeranno almeno ottomila posti di lavoro. È un prezzo pesante da pagare, imposto da una destra che ha affrontato con i paraocchi ideologici il problema del riequilibrio dei conti federali: un obiettivo che non sarà comunque raggiunto se non si troveranno nuove entrate fiscali. Il programma di risparmi, così com’è stato licenziato dal Nazionale, non conseguirà infatti i 3,3 miliardi di franchi che Consiglio federale e Consiglio degli Stati si erano prefissati. I tagli hanno raggiunto i 2,8 miliardi e la differenza di 467 milioni di franchi è ancora importante. In dicembre si proverà ad aggiustare ancora il tiro ed eliminare le differenze. Certo, a chi sostituirà Kaspar Villiger alle finanze rimarrà pur sempre un ampio margine di sicurezza. Grazie al referendum dei cantoni contro le misure a favore dei proprietari d’immobili, il pacchetto di sgravi fiscali potrà entrare in vigore non prima dell’inizio del 2005, e quindi le minori entrate verranno ad incidere più tardi: il deficit nel 2005 sarà soltanto di 400 milioni invece che di 1,1 miliardi di franchi. Ma rimane il sentore di una politica finanziaria solo apparentemente guidata dal governo. In realtà è l’Udc che conduce le danze. Il partito di Blocher ha presentato una mozione con la quale chiede un secondo pacchetto di risparmi dell’ordine di 2,5 miliardi di franchi. L’Udc chiede anche al governo, per la fine del prossimo anno, un “piano di rinunce”. E cosa intende per rinunce l’Udc l’ha dimostrato subito, opponendosi a tagli lineari che colpiscano tutti i settori in eguale misura: i risparmi vanno invece mirati in modo molto incisivo sul personale e sulle sovvenzioni, mentre i contadini non devono temere nulla. E su questa linea di condotta, l’Udc ha messo sotto pressione gli altri partiti borghesi, i quali supinamente accettano che al Consiglio federale venga pian piano tolto ogni margine di manovra, in particolare quello di trovare nuove entrate. Il disegno è chiaro e semplice: tramite la politica finanziaria, indebolire lo Stato. Un’imposta nazionale sulle successioni avrebbe fruttato un miliardo l’anno, senza ostacolare minimamente la ripresa economica; ma i partiti borghesi hanno detto no. Un solo centesimo in più su ogni litro di benzina avrebbe potuto evitare in parte o compensare i tagli nella protezione dell’ambiente; ma pare che l’ecologia sia divenuta l’ultima preoccupazione dei partiti borghesi. Contro la volontà popolare, la maggioranza borghese avrebbe voluto deviare una parte del gettito della tassa sul traffico pesante per coprire alcuni costi scoperti del trasporto stradale. Socialisti e parte dei radicali e dei democristiani sono riusciti a sventare questa manovra, ricordando che quella tassa è destinata ad alimentare il fondo per i grandi progetti ferroviari. Un’azione di difesa è stata necessaria anche in relazione al programma di promozione delle energie rinnovabili: i tagli sono stati limitati a 25 milioni, contro i 65 milioni chiesti dal governo e i 45 concessi in precedenza dalla Camera dei cantoni. Altra battaglia è stato necessario combattere per evitare tagli catastrofici nei settori della formazione, della ricerca e delle tecnologie. È stato invece tacitamente approvato il mantenimento dell’indice misto, in base al quale le rendite dell’Avs vengono adeguate sia al rincaro, sia all’evoluzione dei salari reali. La destra si è allineata a questa idea dopo che, nell’undicesima revisione dell’Avs, aveva rinunciato ad agevolare ai ceti deboli l’accesso al pensionamento anticipato. È andata alla grande agli agricoltori, che si sono visti risparmiare tagli ai loro pagamenti diretti (anzi, la Confederazione dovrà pagare 70 milioni in più) grazie a un formidabile schieramento, che ha incluso anche una buona fetta di deputati socialisti. Ma i tagli più discussi sono stati certamente quelli all’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (Ufafp). Qui il Nazionale è stato decisamente troppo severo tagliando 39 milioni al posto di 21. La decisione minaccia una ventina di posti di lavoro, rimette in discussione i progetti naturalistici in diverse regioni del paese e fa mancare il denaro necessario ai programmi di monitoraggio della lince e del lupo. Del resto, i partiti borghesi non hanno mai fatto mistero di voler punire l’Ufafp per la sua attività. L’unico risultato veramente positivo, scaturito dalla nervosa trattazione di un pacchetto di misure di risparmio che la sinistra volentieri avrebbe ridotto o rinviato, è stato quello di aver respinto il cambiamento di sistema nell’assistenza sociale ai richiedenti l’asilo. Christoph Blocher, che certamente è a favore del cambio di sistema, per evitare che questo si traduca in un sovraccarico di spese per i cantoni, ha votato (e con lui tutta l’Udc) contro la misura, ma con l’evidente intenzione di ridiscuterla con più agio agli Stati. Tutto, perciò, potrebbe ricominciare da capo.

Pubblicato il

10.10.2003 01:00
Silvano De Pietro
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