Storie d'imprese virtuali

Gli esempi di due aziende con i giusti "agganci”

Nella serata di giovedì 26 settembre le autorità di Chiasso hanno incontrato le aziende italiane che hanno raccolto l’invito a trasferirsi nel territorio comunale. area racconta la significativa storia di due aziende attive nei servizi web arrivate nella zona di frontiera qualche anno prima dell’invito.

Qualche settimana fa, Chiasso ha promosso “Benvenuta impresa”, una campagna per attirare aziende italiane sul suo territorio. In pochi giorni l’invito ha registrato il tutto esaurito, con richieste di 900 imprenditori in rappresentanza di 530 aziende italiane. Il comune se ne aspettava centocinquanta. Per motivi di spazio, il Municipio ha confermato l'invito alla serata a 300 persone. «Vogliamo attrarre nuova imprenditoria, purché di qualità. Che garantisca cioè standard di innovazione e di stipendio oltre a nuovi posti di lavoro qualificato anche ai giovani svizzeri» ha spiegato in termini generici Moreno Colombo, sindaco di Chiasso, al quotidiano comasco La Provincia.


Una minoranza delle aziende invitate all’incontro è attiva nell’artigianato, ma la gran parte opera nei servizi. Ed è proprio dalla storia di due ditte di servizio a Chiasso e Balerna che troviamo lo spunto per parlare della qualità delle imprese appena giunte nel territorio, un’entrata difficilmente possibile senza godere di “consigli” di personaggi locali.


Le due ditte sono in realtà una il proseguimento dell’altra. Andiamo con ordine. Siamo nel campo del web, aziende il cui quasi unico cliente è Seat Pagine Gialle, l’elenco telefonico commerciale italiano. Queste aziende costruiscono siti web personalizzati per i clienti dell’annuario telefonico.


La prima ditta si chiama 360 Medya Innovative communications limited. A Balerna arriva nel 2010, e l’anno dopo si trasferisce a Chiasso. Vi lavorano una quarantina di dipendenti per una paga mensile di 1.850 franchi lordi. La frontiera salariale impone di vivere forzatamente oltre confine. I dipendenti sono tutti giovani laureati italiani sedotti dagli annunci con cui la 360 Medya tappezza le bacheche universitarie e inonda i siti internet di annunci. «Li hanno sedotti con il miraggio di un contratto a tempo indeterminato. E da oltreconfine sono arrivati, qui a Chiasso, in una quarantina» scriveva laRegione nella primavera 2012, riferendosi a 360 Medya. «Invece, in pochi mesi il miraggio si è dissolto. È rimasto solo il deserto lasciato da una lettera di licenziamento». E paghe arretrate, come conferma ad area Angelo Zanetti, di Syndicom, che si era occupato della vicenda a partire dal 2011.


Ma i novelli imprenditori non si perdono d’animo e invece di lasciare, raddoppiano. Ecco nascere negli uffici di 360 Medya a Balerna, la Identity Multimedia Development. Medesima la paga sotto i 2.000 franchi, e in parte uguali anche i dipendenti, così come Seat Pagine Gialle resta il cliente nettamente maggioritario.
Curiosa è anche l’identica struttura societaria delle due aziende, che si potrebbero definire da gioco delle scatole ticinesi, frutto della finanza creativa globale. Entrambe sono le uniche succursali di una ditta con sede a Montréal il cui scopo a registro di commercio canadese è offrire «un servizio di prestanome». Quel tipo il servizio che viene offerto dai fiduciari nostrani. Solo che in Canada costa ancora meno fondare una ditta: 100 dollari. I proprietari delle due aziende balernitane risultano due società delle Isole Vergini britanniche. E qui il gioco della scatole ticinesi diventa un rompicapo.


Le Isole Vergini britanniche non sono note nel mondo per la loro verginità (intesa quale purezza), ma piuttosto per essere uno dei paradisi fiscali offshore. L’Italia le ha inserite nella lista nera, ponendo limitazioni fiscali ai rapporti commerciali fra le aziende italiane e i soggetti ubicati in quel territorio. Gli Stati Uniti invece, due anni or sono hanno imposto alle Isole Vergini lo stesso trattamento riservato recentemente alla Svizzera: lo scambio d'informazioni di carattere fiscale e finanziario.
Lecito chiedersi perché una società che produce semplicemente dei siti internet debba avere una struttura societaria così sofisticata.


Di norma, il gioco delle scatole societarie si spiega con l’eufemistica definizione di «ottimizzazione fiscale», ossia pagare meno imposte nel paese dove si produce fisicamente. Infatti a Balerna, a pagar le tasse sono i soli dipendenti con l’imposta alla fonte sul loro misero salario, mentre l’azienda paga due briciole. Ad esempio, pagherebbe quattro soldi sul leasing di una Maserati a uso del direttore generale che, vista la struttura societaria, non poteva essere che un laureato alla milanese Bocconi.
L’amministratore unico di Identity a registro di commercio è il signor M., residente nel Luganese. Va da sé che il signor M., tra le decine di aziende ticinesi in cui il suo nome compare nei vari consigli d’amministrazione, era anche amministratore unico della 360 Medya finché era operativa. Il signor M. pare sia un tipo sfuggente. Chi lo ha cercato per arretrati salariali o vertenze sindacali, non riusciva a parlargli: o era all’estero o in ospedale. Eppure per le cronache locali non è un perfetto sconosciuto. In rappresentanza di alcune aziende, sponsorizza società di calcio, di hockey e di pallavolo. Il suo nome figura spesso in relazione sia d’affari sia sportive con un personaggio politico luganese, Davide Enderlin Junior (vedi articolo correlato).


Aziende come Identity non hanno bisogno di inviti da parte dalle autorità comunali di Chiasso. Sono le aziende prive di contatti locali che dovrebbero aderire a iniziative di quel genere.

Pubblicato il

25.09.2013 22:44
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