Sicurezza sul lavoro

Ridurre il rischio di rapina nelle stazioni di servizio, tutelando così la salute psico-fisica dei dipendenti, non solo è possibile, ma è un obbligo del datore di lavoro. Due anni fa in Ticino i sindacati Unia e Ocst, in collaborazione con l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro e i rappresentanti del padronato hanno lanciato una campagna in tal senso, cos’è stato fatto fin’ora? Poco.

Il numero di rapine che ogni anno colpiscono i distributori di benzina è sostanzialmente stabile da diversi anni ormai, come conferma Stefano Gianettoni, addetto stampa della polizia cantonale ticinese: «Possiamo affermare che il fenomeno fino al 2013 rispecchia una sostanziale stabilità. Riteniamo importante che non vi siano state vittime o feriti gravi, a parte qualche lesione semplice». Ogni rapina però è una di troppo, soprattutto per le conseguenze che ha su chi la subisce, trattandosi di un evento traumatico che sconvolge l’equilibrio psicologico delle persone (oltre al rischio per l’incolumità fisica). Spesso le vittime di tali episodi hanno grosse difficoltà a ritornare sul posto di lavoro, e in alcuni casi non ce la fanno proprio.


Ogni datore di lavoro ha l’obbligo legale di garantire la sicurezza dei propri dipendenti. Per le aziende la cui attività comporta un “pericolo particolare“ (come il rischio di aggressione o violenza nelle stazioni di servizio), esiste una direttiva della Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavoro (Cfsl): la “Direttiva Mssl”, che disciplina il ricorso agli specialisti sulla sicurezza sul lavoro, impone l’individuazione dei pericoli e la pianificazione delle misure di prevenzione e formula i requisiti essenziali che il sistema di sicurezza aziendale deve soddisfare. Non sempre però tale direttiva viene rispettata, perciò nel maggio del 2012 i sindacati Unia e Ocst, in collaborazione con l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro e il padronato, hanno lanciato una campagna con lo scopo di informare datori di lavoro e lavoratori degli shop annessi alle stazioni di servizio sulle misure da adottare per diminuire il rischio di rapina.


Dal lancio della campagna sono oramai passati due anni: a che punto siamo con l’attuazione di misure concrete volte al raggiungimento degli obiettivi prefissati? Lo abbiamo chiesto all’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, cui compete la protezione della salute fisica e psichica dei lavoratori sul posto di lavoro, e quindi il controllo della realizzazione di tali obiettivi. Ufficio che non ha potuto però fornirci un quadro dettagliato della situazione, visto che la campagna è rimasta bloccata per diverso tempo, come spiega il capoufficio Gianluca Chioni: «per motivi contingenti e di priorità d’intervento, l’inizio della campagna era stato posticipato e i controlli si sono iniziati quattro mesi fa. Ora stiamo passando a tappeto tutti gli shop annessi alle stazioni di servizio per verificare il rispetto della direttiva 6508 (Direttiva Mssl – ndr) della Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavoro. La campagna è perciò attualmente in corso e stiamo informando gli ultimi datori di lavoro su quello che devono mettere in atto».


Un primo bilancio per quanto riguarda la situazione nei circa 160 negozietti annessi alle stazioni di servizio ticinesi è stato fatto nei mesi scorsi e, anche se si tratta di una fotografia ancora parziale della situazione «per quanto emerso fin’ora c’è ancora molto da fare dal punto di vista delle misure tecniche da adottare per raggiungere gli obiettivi fissati dalla campagna», conclude Chioni, rinviandoci a fine agosto «quando la visione d’insieme sarà più precisa».


Lascia quanto meno perplessi che sia stata bloccata per quasi due anni una campagna volta ad arginare un problema che, seppur non ancora di dimensioni allarmanti, preoccupa la popolazione ticinese al punto che c’è chi ha chiesto a Berna la chiusura notturna dei valichi secondari (vedi la recente mozione di Roberta Pantani accolta dal Consiglio federale).


La speranza è che il buon senso dei datori di lavoro abbia colmato questa lacuna e almeno una parte delle misure previste sia stata adottata dai gestori degli shop annessi alle stazioni di servizio. Difficile ricevere informazioni dettagliate al riguardo, le bocche rimangono in buona parte cucite quando si tenta di abbordare il discorso: «Abbiamo ricevuto l’ordine dalla direzione di non rilasciare nessuna dichiarazione riguardo al tema rapine», rispondono le commesse di Piccadilly da noi interpellate; altrettanto diffidenti quelle di altri grandi marchi.


Facendo un giro tra i vari distributori di benzina sparsi sul territorio cantonale, l’impressione è che in buona parte degli shop almeno alcune delle misure suggerite dalla campagna siano state messe in atto: la videosorveglianza è oramai presente ovunque, la visibilità dal bancone verso l’esterno e viceversa è solitamente buona, alcuni hanno installato una serratura con comando a distanza sulla porta d’entrata in modo da poter bloccare le porte a persone sospette (o in determinati orari ritenuti critici), alcuni hanno un pulsante d’allarme direttamente collegato con la polizia, l’illuminazione esterna e interna è generalmente buona. Per quanto riguarda invece la gestione della liquidità tramite un sistema che limiti al massimo l’accesso ai contanti da parte del personale, non è possibile verificarlo semplicemente osservando, e non tutti sono d’accordo di svelare la presenza o no di tale sistema nel proprio negozio.


Alcune commesse (che vogliono restare anonime per paura di ritorsioni da parte del datore di lavoro), dicono invece che è cambiato poco per quanto riguarda le misure antirapina messe in atto negli ultimi due anni. Abbiamo contattato due dei principali gestori di stazioni di benzina che hanno collaborato al lancio della campagna: Ecsa Sa (Centonze) e City Carburoil Sa, per sapere cos’hanno fatto fin’ora e/o cosa intendono fare in futuro nei loro shop.


Da Ecsa Sa assicurano di aver investito molto nella formazione del personale e che stanno tutt’ora lavorando per migliorare ulteriormente gli altri aspetti tecnici in tutte le stazioni, sia in Ticino sia nel resto della Svizzera, perché hanno a cuore l’integrità fisica del personale. Per City Carburoil Sa il bilancio a due anni dal lancio della campagna è positivo in quanto le misure previste erano già in parte effettive o in fase di e/o miglioramento su tutta la rete dei loro shop. In particolare, stanno dotando i negozi di un sistema di gestione dei contanti con deposito automatico, per limitare al massimo la presenza di soldi in cassa. Inoltre, nell’ambito del rispetto della direttiva Mssl, il loro ingegnere della sicurezza svolge controlli interni per assicurare il rispetto del sistema di gestione integrato certificato “Qualità Ambiente e Sicurezza”.


Che cosa succede se il datore di lavoro non adempie all'obbligo di rispetto della direttiva Mssl? In questo caso, è l'Ufficio dell'ispettorato del lavoro che deve vigilare sul raggiungimento degli obiettivi: se il datore di lavoro non adempie al suo dovere di protezione dei propri lavoratori, a dipendenza della gravità della situazione, riceverà una sanzione.


Dario Mordasini, responsabile del settore sicurezza sul lavoro di Unia spiega che «la legge dice qual è l'obiettivo, cioè quale grado di protezione deve essere raggiunto, poi il materiale prodotto, come ad esempio le misure antirapina suggerite in questa campagna, rappresenta una possibile via per raggiungerlo. Se il datore di lavoro riesce a trovare altre soluzioni per garantire la sicurezza sul lavoro e la protezione della salute dei propri dipendenti lo può fare».
Ora la campagna è ripartita, quali sono i prossimi obiettivi di Unia? «Per noi l'obiettivo adesso è quello di arrivare a un incontro con chi allora ha lanciato la campagna assieme a noi per fare un bilancio della situazione ed eventualmente estendere la campagna anche ad altri cantoni. Abbiamo già preso contatto con l'Ufficio dell'ispettorato del lavoro di Zurigo che si è detto molto interessato già lo scorso anno, ma stiamo aspettando gli elementi di valutazione dal Ticino per proseguire», conclude Mordasini.

Pubblicato il 

22.05.14
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