Spazziamo via i tagli sulla scuola

Il Preventivo 2005 del Canton Ticino e l’iter politico che lo ha generato e sembra destinato a portarlo in porto, presentano aspetti chiari e scuri. Molti sono gli elementi politici di novità, o meglio di ritorno al passato. Si è infatti tornati a dire che per far quadrare i conti pubblici e garantire le attuali prestazioni sono necessarie maggiori entrate e che per ottenere soluzioni politiche in grado di funzionare sono irrinunciabili il confronto e la concertazione. Sui risultati complessivi dell’operazione è presto per esprimersi, visto che l’iter parlamentare è ancora in corso. Su alcune gravissime proposte contenute in quel Preventivo è però indispensabile rendere attenta l’opinione pubblica, nonché fare un accorato appello ai parlamentari perché pongano i necessari correttivi alle proposte in esame durante il confronto granconsigliare. Mi riferisco in particolare ad alcune delle misure di taglio sulla scuola e cioè alla riduzione di 1 ora lezione della griglia oraria settimanale per ogni classe e per ogni anno di liceo e al taglio di 3 ore di quella delle scuole professionali a tempo pieno, sempre per ogni classe e per ogni anno di formazione, alla contrazione del 25-30 per cento del monte ore riconosciuto alle sedi per attività di accompagnamento degli allievi, di gestione progetti, ecc, nonché alla cancellazione del diritto ad ottenere borse di studio per chi inizia, completa o perfeziona la propria formazione dopo aver compiuto i quarant’anni. Nella scuola professionale in particolare, visto che non potranno essere tagliate le materie professionali, a passare sotto la mannaia saranno le materie di formazione generale, quelle materie cioè che costituiscono il bagaglio fondamentale dei futuri cittadini, nonché il passaporto d’accesso alle Scuole universitarie professionali. Già quest’anno una simile scelta, passata senza clamore e direi senza che nessuno se ne accorgesse con il preventivo 2004, ha ridotto il monte ore nelle Spai dal 6 per cento al 5 per cento, tagliando di fatto, tra le altre cose, il tempo riconosciuto ai docenti per accompagnare le classi (docenza di classe), un’attività molto importante in una scuola dove, oltre ai giovani e alle loro famiglie, è coinvolto in prima persona il mondo del lavoro. Ora, sentir dire dalla stampa e da alcuni politici che si tratta di scelte che toccano “aspetti marginali” o invocare come “necessario l’abbassamento dello standard qualitativo” come se si trattasse di decidere se mettere cubetti di cemento al posti di quelli di porfido per la pavimentazione di un piazzale, mi indigna profondamente. Primo, perché la popolazione di questo Cantone, con una votazione popolare, ha detto con chiarezza che vuole preservare e promuovere la qualità della scuola pubblica. Secondo, perché sarebbe bene ricordare che l’anno scorso, per convincere l’opinione pubblica sulla necessità del taglio di un’ora al salario dei docenti, il Decs aveva ipotizzate come proposte alternative (e non cumulative!) a quella poi adottata, sia il taglio della griglia orario di un ora, sia l’aumento del numero degli allievi per classe. Messa in cascina la prima lo scorso anno, quasi archiviata la seconda con i conti del 2005, non ci resta che aspettare fiduciosi (!!) l’aumento degli allievi per classe nel Preventivo ’06! Terzo, perché se sviluppare l’offerta universitaria vuol dire trovare le risorse necessarie tagliando nella formazione di base, non credo proprio si stia facendo un buon servizio al nostro Paese e ai suoi cittadini. Quarto, perché la formazione è il miglior investimento possibile per il nostro Cantone. Questi tagli non sono né marginali, né innocui. Non lo sono perché non permettono più di seguire e sostenere come è necessario gli allievi più deboli (ad esempio non garantendo più i corsi di recupero, scelta che ci farà sì risparmiare qualche franco oggi per farci poi spendere enormemente di più domani a livello finanziario e sociale, visto che i giovani coinvolti non raggiungeranno gli obbiettivi formativi minimi e quindi saranno facilmente predestinati a scivolare nella disoccupazione e nell’assistenza). Non lo sono perché non permettono di sviluppare e promuovere, ad esempio grazie ai progetti interdisciplinari di sede o ad una formazione adeguata nelle materie di base o in quelle opzionali, quelle capacità e quelle risorse degli individui che potranno permettere loro di essere più pronti e attrezzati di fronte ad un mercato del lavoro dove spesso sono proprio queste capacità a determinare il successo o l’insuccesso dei singoli. Basta dunque con interventi puramente e scriteriatamente contabili in settori delicati come quello formativo! Basta sciacquarsi tutti la bocca sulla necessità di promuovere la formazione per poi fare queste scelte pitoccose! Se si vuole cambiare, peggiorandola, la nostra scuola, lo si faccia alla luce del sole, non attraverso gli spifferi delle porte! E lo si faccia soprattutto argomentando le proprie scelte a viso aperto. Ma soprattutto non lo si faccia prevalentemente sulle spalle dei più deboli! Non lo si faccia su di loro perché tanto non hanno molti genitori o amici in Parlamento a difenderli! Non lo si faccia così, perché una società capace di prendere decisioni solo contro chi non ha la forza e le risorse per difendersi, è una misera e indegna società, una società di cui diventa sempre più difficile andar fieri!

Pubblicato il

26.11.2004 14:30
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