Da qualche parte nei testi di Carlo Marx si parla di alienazione. Significa non essere coscienti della propria condizione, non sapersi collocare nella società e nella storia. Per esempio, avere a disposizione il museo dei reperti preistorici al Castello di Montebello di Bellinzona, quello dei vetri romani a Locarno, possedere tutte le parole raccolte nel Vocabolario dei dialetti, ma ignorare i motivi che hanno portato a costruire quegli oggetti e a inventare quelle parole. Come ha detto bene il poeta friulano Leonardo Zanier a proposito del museo della Carniaa Tolmezzo:ignorare chi erano i sorestanz, chi “stava sopra” nella società, e chi stava sotto, quanto era la paga delle ragazze che lavoravano nelle filande e che cosa potevano comperare fabbricando tessuti di seta per i ricchi. Quel ceto sociale variegato e complesso che viene definito “centro”, ma che fa pensare piuttosto a uno zoo, e che tutti i partiti vorrebbero rappresentare, è l’illustrazione perfetta del concetto di alienazione. I riferimenti culturali, le scelte politiche, che cosa intendono per libertà, i consumi, le mete turistiche, le ambizioni professionali di queste persone compongono un carnevale che dura tutto l’anno. L’architetto Tita Carloni su queste pagine ha descritto il loro modo di costruire: qualcosa che ha più a che fare con l’etnologia che con l’architettura, in ogni caso una fonte inesauribile di comicità. Come sono comiche le interviste a quei risparmiatori che in Italia hanno perso i propri soldi nelle vicende dell’Argentina o nel fallimento Parmalat. Se le cose fossero andate diversamente, avrebbero portato al disastro il paese sudamericano e avrebbero continuato a inondare il mondo di yogurt scadenti e obbligazioni fasulle senza battere ciglio. Sono da considerare vittime dei raggiri dell’alta finanza o roditori di ricchezze accumulate col lavoro altrui? Probabilmente non lo sanno neppure loro. Il liberismo è questo ceto medio, questi risparmiatori, questo carnevale permanente. Il loro disagio ha una spiegazione nella storia degli ultimi anni. L’ipotesi liberista è potuta trasformarsi in realtà storica perché è stato sconfitto il socialismo reale e non c’è più bisogno di contrastare il sogno socialista contrapponendogli il benessere liberale. I militari rintanati sotto il San Gottardo, ora lo sappiamo, erano folclore; tutt’al più comparse per il film Beresina o terreno di intrallazzi per figuri come l’ex responsabile dei servizi segreti Peter Regli. I veri combattenti da questa parte del fronte della guerra fredda sono stati coloro che potevano permettersi stipendi elevati e di partecipare alla distribuzione dei dividendi di quel colossale casinò costituito dalle borse: il loro livello di vita era, durante gli anni della guerra fredda, la prova della superiorità del modello capitalista. Mostravano che si vive meglio accettandolo piuttosto che combattendolo. Ora la guerra è stata vinta, non servono più; anzi, li si può impunemente licenziare e dileggiare. I padroni sanno essere ingrati.

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13.02.04

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