Da una parte la collina dei multimilionari, dall'altra la zona speciale per la gente del posto. A Gstaad, l'esclusiva località dell'Oberland bernese, s'è istaurata una specie di apartheid alpina.

Fra la strada cantonale e i binari della ferrovia c'è un prato lussureggiante. Lì le mucche possono ancora portare al collo il loro campanaccio. Ebnit si chiama la pianura non lontano da Gstaad. Per il comune di Saanen-Gstaad questa parcella ha un'importanza strategica: l'amministrazione prevede di farci una zona per la gente del posto. Ma la maggior parte della popolazione locale non ne sa ancora nulla.
Questa zona speciale sarebbe un'ingerenza dello Stato nel mercato immobiliare privato. Dovrebbe evitare che a Gstaad possano vivere solo persone come Johnny Hallyday e Roman Polanski. Gli immobiliaristi per uno chalet nella regione del Saanenland chiedono ormai prezzi compresi fra i 10 e i 15 milioni di franchi. L'affitto per un appartamento di 3 locali di standard medio costa 2 mila franchi. Spazi abitativi più convenienti non riescono nemmeno ad arrivare sul mercato immobiliare: spariscono prima, tanta è la domanda. Fra la popolazione locale cresce il risentimento: «Perché», si chiedono alcuni giovani della regione in una lettera aperta, «degli ospiti facoltosi devono venire a investire qui i loro spiccioli in immobili e boutiques, togliendo in questo modo a noi che siamo di qua una parte della nostra esistenza e delle nostre tradizioni?».

Le scuole sono sempre più vuote

Le famiglie non trovano più un tetto sopra la testa a prezzi abbordabili. A meno che il Comune non crei delle zone in cui gli imprenditori immobiliari siano obbligati a costruire alloggi a prezzi convenienti e ad offrirli a gente del posto. Nel territorio comunale c'è già una simile offerta, è alla Bettlersmatte presso Schönried.
In Svizzera anche altri comuni ricchi sono confrontati con questi problemi. Così il paradiso fiscale di Meggen (Lucerna) ha appena dovuto imporre chiari vincoli agli imprenditori immobiliari.
Alla fine dell'anno a Saanen-Gstaad vivevano 7 mila 612 persone, di cui 2 mila 106 stranieri. Il sistema scolastico è in crisi, dato che ci sono sempre meno famiglie con figli in età scolastica. In 4 anni il numero di allievi è sceso da 702 a 535. Per i prossimi anni si prospetta un'evoluzione analoga. Eppure il Comune rimane ancorato al sistema scolastico decentralizzato e si oppone con ogni mezzo alla chiusura di scuole. Per questo deve assolutamente trovare nuovi spazi abitativi per famiglie, a buon mercato. Infatti i superricchi non mandano i loro figli alla scuola pubblica, ma alla Gstaad Inernational School Switzerland (Gis).
La spiegazione ufficiale dell'esplosione dei prezzi è la grossa domanda di terreni e l'attrattività del Saanenland. Ma a microfoni spenti la gente di Gstaad dà un'altra spiegazione: i privilegi fiscali per i multimilionari stranieri, la cosiddetta tassazione globale. Sarebbe proprio questo ingiusto sistema fiscale ad aver scatenato il boom immobiliare.

Il Comune in mano ai borghesi

Il sindaco Aldo Kropf (Plr) ha accesso sia ai dati sulle transazioni immobilairi che a quelli fiscali. Le richieste ufficiali sulla revisione del Piano regolatore (Pr) finiscono sul suo tavolo. Ma lui non si sbottona. Sfoglia in voluminosi classificatori per poi negare un rapporto fra la politica fiscale e la pianificazione del territorio. Da lui non si riesce a cavare una risposta concreta ad una domanda precisa. Prima parla mezz'ora con il giornalista, poi pretende di non aver detto nulla. Siamo in una zona speciale, una zona del silenzio.
Voci critiche in questo Comune non trovano nessuno che le ascolti. La politica locale è saldamente dominata dai partiti borghesi. Su 100 mandati circa che ci sono da distribuire nelle diverse commissioni, 98 finiscono in mano a rappresentanti dei partiti borghesi o a persone senza partito. Il Plr e l'Udc si dividono fra di loro i 9 seggi del Municipio.
Stando ai dati dell'Amministrazione cantonale delle contribuzioni nel 2008 vivevano nel canton Berna 210 superricchi in regime di tassazione globale. Tre su quattro stavano nella regione del Saanenland. Alle casse pubbliche contribuivano per 24 milioni all'anno. Il numero di coloro che godono di privilegi fiscali continua però a crescere. L'Unione sindacale svizzera (Uss) e i partiti di sinistra del canton Berna vogliono abolire questo sistema ingiusto. Corrado Pardini, copresidente dell'Uss cantonale e membro del Gran consiglio per il Partito socialista (Ps), ha lanciato l'iniziativa "Imposte eque per le famiglie". Provocando una grande rabbia fra i boss dell'economia del Saanenland.
Gli impresari edili e gli artigiani sono uniti più che mai. I sindacalisti non sono i benvenuti. «Contro i nostri funzionari è in corso una vera e propria caccia alle streghe», racconta Hilmi Gashi, sindacalista di Unia nella regione dell'Oberland. Unia vuole garantire il rispetto del Contratto collettivo (Ccl). La maggior parte dei lavoratori edili a Gstaad provengono dal Portogallo e non sanno quali regole valgono in Svizzera. Sono già in corso delle procedure contro delle imprese subappaltatrici per violazione dei minimi salariali.
Nel mercato edile privato non c'è concorrenza, non si fa nessuna gara d'appalto. Il più importante impresario edile di Gstaad, Hans Wanzenried, capo della Bauwerk Ag, la vede in modo diverso: «Il mercato funziona». Dice che si costruisce a prezzi medi. Che le ditte locali devono imporsi contro la concorrenza che viene da fuori. Ma che grazie alla più breve distanza dal cantiere esse disporrebbero di un certo vantaggio concorrenziale. In compenso non riceverebbero commesse in altre regioni.
Prezzi medi un corno: Udo Michel, coresponsabile della regione Berna del sindacato Unia, parla di «una situazione simile ad un cartello» nel settore edile locale. Le imprese del posto si spartirebbero fra di loro la succulenta fetta di commesse. Per questo anche i prezzi sarebbero più alti che altrove.

Ancora un altro hotel di lusso

Il Palace, l'albergo a 5 stelle con 200 fra camere e suites, domina tutto il Saanenland. Ma ora nelle immediate vicinanze gli sta crescendo accanto un concorrente: dei superricchi con enormi disponibilità finanziarie stanno costruendo per 300 milioni di franchi il nuovo albergo di lusso Alpina.
Quattro ditte del posto si sono suddivise questo appalto. 124 letti, appartamenti, ristoranti, wellness, alcuni bar e qualche lounge dovrebbero contribuire a partire dal 2012 ad attirare a Gstaad e sulle piste di sci della regione una nuova clientela facoltosa ed entusiasta dell'universo alpino. Il cantiere dell'Alpina è enorme. Cinque gru si slanciano verso il cielo per dare al mondo nuovo cemento armato e acciaio. Le dimensioni ricordano più una centrale nucleare che una struttura alberghiera. Si può raggiungere il cantiere solo attraverso una galleria di cemento massiccio. Tutti coloro che vogliono accedervi vengono controllati. Fotografare è proibito. Chi vuol parlare con gli operai si scontra con un muro. Siamo in una zona speciale, una zona del silenzio.
Nessuno vuole guastarsi i rapporti con i tre investitori dell'Alpina. Sono il re del cemento di Gstaad Marcel Bach, l'imperatore della Formula Uno Bernie Ecclestone, tassato globalmente, e il barone francese dello zucchero Jean-Claude Mimran. La clientela che questo trio porterà all'Alpina dovrà servire anche a ravvivare la stazione di sci Glacier 3000, situata sul ghiacciao di Les Diablerets, stazione che pure appartiene a Bach, Ecclestone e Mimran. Nel 2005 i tre hanno comprato la società Glacier 3000 in fallimento per cinque milioni, compresi impianti di risalita, impianto per l'innevamento programmato e hotel disegnato dalla star dell'architettura Mario Botta. Per quello che fu il loro progetto di prestigio il canton Berna e il comune Gstaad-Saanenland hanno dovuto assumersi perdite per 10 milioni di franchi.

Ricchezza nascosta sotto terra

Oberbort: ci parla di debordante capitalismo il nome della collina dei superricchi che sovrasta Gstaad. Lì i multimilionari si sono arroccati in esclusivi quartieri di chalet dal gusto vagamente rustico. Fino a poco tempo fa ad Oberbort non c'erano né nomi alle strade né numeri civici alle case. I chalet hanno nomi bucolici: Miramonti o Blumenwald. Ma sulle bucalettere non c'è nessun nome. Qui il jet set mondiale può vivere indisturbato. Lo stile rurale degli edifici, con tutt'attorno conifere e fiori alpini, si presta a meraviglia per nasconderne la ricchezza. Esternamente l'aspetto tipico del villaggio è salvaguardato. Tetti a falde e decorazioni in legno sulle facciate nascondono fondamenta che debordano di ricchezza sotterranea, con fantasiosi annessi e piani intermedi. Autorimesse per le Ferrari e le Bentley, sale per banchetti, piscine e palestre sono discretamente nascosti sotto terra.

Fare shopping fra gli chalet

Un esempio, lo chalet Dihamosi, di proprietà di uno sceicco del Golfo Persico arricchitosi grazie al petrolio. All'interno, nell'atrio delle scale, s'è fatto costruire una parete di sei metri ricoperta dei più preziosi cristalli di montagna – tutti originali, niente imitazioni. Soltanto questa stravaganza gli è costata alcune centinaia di migliaia di franchi.  Nello chalet Dihamosi c'è anche una piscina il cui fondo è costituito da una lastra di vetro di 15 centimetri fatta volare qui direttamente dagli Stati Uniti. Sotto risplende una scogliera artificiale.
Al centro del villaggio tirato a lucido la Promenade con le boutiques di lusso, le banche, le gallerie, gli alberghi, i ristoranti e i pub costituisce l'esclusivo pendant della collina dei superricchi. Qui i vip passeggiano senza scorta. Perfino il mondo degli affari s'è travestito da chalet.
Un paio di pantaloni Lagerfeld nella boutique Lunaria costano 600 franchi. La borsa in pelle di Bottega Veneta arriva a 8 mila franchi. La galleria nella casa Von Siebenthal per un quadro chiede 85 mila franchi. Sono prezzi per gente come Roger Moore, Ernesto Bertarelli o Spiro Latsis, non per quelli di Gstaad. Questi possono consolarsi con l'incisione sulla facciata dello chalet: «Se questa casa starà in piedi fino a quando l'invidia sarà scomparsa dal mondo, allora non resterà solo per un certo tempo, ma per tutta l'eternità».

Con la benedizione della Chiesa

Martin Hefti-Lustenberger sa come funziona questo mondo parallelo. Lui vive a Schönried, ha 39 anni, è un operaio specializzato in elettronica audio e video e per lavoro ha visto dall'interno la maggior parte delle case di Oberbort. Lavora infatti per una società che gestisce una rete via cavo. «La tassazione globale è ingiusta», dice Hefti. L'obiettivo dovrebbe essere di trovare una soluzione più equa. Hefti è pure membro della commissione della sicurezza del comune di Saanen-Gstaad ed è iscritto al Ps. In tutto il Saanenland il partito ha ancora 8 membri. Hefti è una delle poche persone della regione disposte a prendere posizione pubblicamente. Egli critica lo sviluppo urbanistico di Gstaad: «per i comuni mortali non ci sono praticamente più alloggi a prezzi convenienti».
Persino la Chiesa locale difende questo sistema a due classi. Il pastore riformato Bruno Bader dice: «questa zona è molto attraente». Paesaggio montano, infrastrutture, un interessante parco immobiliare, ottime condizioni fiscali e anche la possibilità di essere tassati globalmente fanno parte secondo Bader dei vantaggi del canton Berna e del Saanenland. Dice che la convivenza di persone che vivono in condizioni modeste e di coloro che dispongono di grossi patrimoni funziona bene. Questo dipenderebbe dal fatto che «le stirpi montanare» hanno radici profonde e vivono in maniera molto autonoma, per cui non si lascerebbero impressionare o sedurre tanto facilmente. E, aggiunge Bader: «secondo la concezione riformata non è consentito demonizzare di per sé la ricchezza. Allo stesso modo è sbagliato idealizzare la povertà in quanto tale».
Per la gioventù locale il Comune sta costruendo fuori paese un nuovo centro giovanile. Per due milioni e mezzo di franchi. Ma i ragazzi del posto preferiscono sempre ancora ritrovarsi al Richi's. Il pub, situato nella zona pedonale, è l'ultimo bastione dove artigiani in tuta di lavoro e giovani in logori jeans possono trovarsi per bere a prezzi decenti una birra o una Coca. Ma quanto ancora potrà rimanere aperto il Richi's non si sa. Le modine all'esterno dell'edificio lasciano intuire che il suo destino è segnato. Il clan del miliardario tedesco dell'industria farmaceutica Curt G. Engelhorn s'è comprato anche questo fondo. Il Comune ha imposto il blocco edilizio. Un altro caso per gli avvocati, che non si possono lamentare né della mancanza di cause giudiziarie né di valori litigiosi troppo contenuti. Il personale di servizio al Richi's non risponde a nessuna domanda sul futuro del locale: «Non sappiamo nulla e non diciamo nulla». Siamo in una zona speciale, una zona del silenzio.


Pubblicato il 

25.06.10

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