In ottobre, una pioggia di domande di parlamentari sui sans-papiers è caduta sul governo, che, diversamente dalle sue consuetudini, ha risposto con un unico testo scritto. E al consigliere nazionale Rennwald, che chiedeva se il Consiglio federale accettava di far pubblicare rapidamente il rapporto scientifico sulla questione del lavoro clandestino e dei sans-papiers, Metzler rispose lapidariamente che nello studio del Forum svizzero per le Migrazioni «il tema lavoro nero e sans-papiers non viene trattato in modo esplicito». Eppure, appena un mese prima lo stesso Forum aveva indirizzato alla commissione delle istituzioni politiche del Nazionale un rapporto breve dedicato ai sans-papier. La bugia di Metzler non poteva che avere l’effetto di benzina buttata sulla brace: a cos’altro si poteva pensare, se non ad un maldestro tentativo di censura? Il rapporto breve citava un testo recente di Rohner, da cui risulta che oltre il 30% dei divieti d’ingresso pronunciati per soggiorno illegale riguardano il settore bancario e assicurativo, «confermando gli studi secondo i quali anche dei gruppi di professioni con buone qualificazioni ed un salario al di sopra della media sono molto coinvolti nell’impiego di stranieri in situazione irregolare». Una proporzione maggiore di quella del settore alberghiero e della restaurazione, toccato al 25%, e di quelli della costruzione e dell’agricoltura, al 10% ciascuno. Dati capaci di capovolgere le comode affermazioni di Couchepin (per il quale i sans-papiers non hanno peso sull’economia del paese) non si tratterebbe più di un pugno di asilanti imbroglioni, ma di migliaia di impiegati nelle ‘nostre’ banche. Dettagli non secondari, il testo è reperibile sul sito web dell’Ocse, ed il suo autore, il sig. Rohner, è un funzionario dell’Ufficio federale degli stranieri. A tentare di calmare il malessere, è intervenuto il Forum svizzero per le Migrazioni. Confermando che un suo studio abborda il tema del lavoro nero e dei clandestini, ne riassume la metodologia, basata sugli ‘informatori privilegiati’ ovvero imprenditori di ditte che hanno utilizzato richiedenti d’asilo come mano d’opera. Dalle risposte ai questionari anonimi emerge che «le problematiche dell’asilo e del lavoro clandestino degli stranieri in Svizzera sono diverse», cioè che gli asilanti che lavorano senza permesso sono in realtà pochi. La quantità dei sans-papiers è stimata in una forbice tra le 70’000 e le 180’000 persone. Una cifra che è però composta da medie ipotetiche in settori come quello delle banche ed assicurazioni o ancora delle pulizie e dei lavori domestici, e che gli autori giudicano come la stima «meno peggiore» disponibile. Ma già questa quantità spiega il tentativo di nascondere le informazioni: non si può più rimandare un dibattito parlamentare lasciando intendere che si tratta di poche persone, perché poche proprio non sono. E, si noti bene, le cifre avanzate concernono solo i sans- papiers occupati, ma non le loro famiglie. Mancano all’appello quelli disoccupati, gli invalidi, le madri, gli anziani ed i bambini, scolarizzati o meno che siano. Per vedere i risultati effettivi della ricerca, bisognerà ancora attenderne la pubblicazione, a fine anno. Forse.

Pubblicato il 

23.11.01

Edizione cartacea

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