Sanità pubblica al ribasso

Ultimamente si fa un gran parlare dei progetti di riorganizzazione delle strutture dell'Ente ospedaliero cantonale (Eoc), ossia della sanità pubblica. Ma è una sola faccia della medaglia, seppur importante. Le mosse dell'Eoc sono la conseguenza diretta del nuovo contesto indotto dalla riforma Lamal che impone il finanziamento statale sia dei nosocomi pubblici sia delle cliniche private.

Da quest'anno infatti, i soldi della collettività finanziano indistintamente ospedali statali e cliniche private attraverso i meccanismi dei mandati di prestazione e dei costi a forfait. È il risultato della riforma promossa dall'allora ministro della sanità Pascal Couchepin (Plr), approvata dal parlamento nel 2007.
La conseguenza è stata un doppio regalo a chi opera nella sanità con fini di profitto, ossia le assicurazioni malattia e la sanità privata. Se prima della riforma le assicurazioni malattia si assumevano la totalità delle spese ospedaliere nelle cliniche private, oggi il 55 per cento dei costi della sanità privata è finanziato coi soldi pubblici attraverso lo Stato. Il rimanente 45 per cento 001000000
è a carico delle assicurazioni malattia. Tradotto in soldoni, significa che in Ticino quest'anno le cliniche private incasseranno circa 80 milioni di franchi di soldi pubblici.


Per dare un'idea, è come se le scuole private fossero sovvenzionate dallo Stato al pari dell'educazione pubblica. Con una differenza sostanziale. La proposta che ogni tanto riaffiora nell'educazione, è puntualmente respinta dalla volontà popolare, mentre nella sanità questo discorso, grazie alle potenti lobbies dell'assicurazioni malattia e sanità privata ben presenti nei palazzi bernesi, ha fatto breccia nelle istanze politiche nazionali. Aprendo la strada a una promettente crescita economica delle sanità privata. In Ticino d'altronde, la situazione è già nella tendenza futuristica: il 39 per cento dei letti d'ospedale è privato a fronte di una media nazionale del 21 per cento (Ustat, 2011). E il secondo gruppo della sanità privata del paese, Genolier, si sta già adoperando per approfittarne (si veda articolo in basso). Vediamo come.
Il nuovo sistema di rimborso, detto tariffario medico unico, parte dal principio dei «medesimi pesi e medesime misure alle cliniche private e ospedali pubblici». Vi è però una differenza importante tra pubblico e privato: i contratti collettivi di lavoro. In Ticino ad esempio, il ccl dell'Ente ospedaliero cantonale prevede condizioni di lavoro e salariali migliori di quello adottato dall'Associazione delle cliniche private ticinesi (Acpt). E poiché il costo del personale ha un'incidenza molto elevata (oltre l'80 per cento) nelle uscite totali dei nosocomi, s'intuisce facilmente come la disparità salariale tra pubblico e privato rivesta un significato centrale.


A Bruno Cereghetti, per anni a capo dell'Ufficio dell'assicurazione malattia del Cantone Ticino, area ha chiesto se questa disparità di condizioni salariali non inficia la concorrenza tra strutture pubbliche e private, finanziate in parti uguali coi soldi della collettività: «Il nome "tariffario unico" trae forse in inganno. È vero che la medesima operazione ha lo stesso punteggio per un ospedale pubblico o una clinica privata – spiega Cereghetti –. Il punteggio però sarà poi moltiplicato in base ai costi d'esercizio sostenuti dalla singola struttura sanitaria. In altre parole, la differenza dei costi salariali è tenuta in considerazione e nel calcolo dei rimborsi». In sintesi, rassicura Cereghetti, il pubblico non sarebbe penalizzato perché paga di più il suo personale. Il vero problema è l'intervento della sorveglianza dei prezzi, rileva Cereghetti. «Con l'introduzione del nuovo tariffario medico, si è deciso come in pratica si dovesse pagare l'intero settore ospedaliero cantonale, pubblico o privato che sia. In questi casi, si deve obbligatoriamente interpellare Mister prezzi. Quest'ultimo ha espresso dei pareri scandalosamente al ribasso. Oggi è legittimo ritenere che se il Tribunale federale seguisse il parere di Mister prezzi, la sanità in Svizzera e in Ticino sarebbe ridotta sul lastrico. Mister prezzi sta praticando del terrorismo finanziario», conclude l'esperto cantonale.


Beatriz Rosende, responsabile Vpod della Romandia per la sanità, condivide quanto sostenuto da Cereghetti. «Hanno sempre detto che l'esempio da seguire era la sanità vallesana perché presenta i costi ospedalieri più bassi del paese. Ora, se si dovessero applicare le tariffe di Mister prezzi, il sistema sanitario vallesano collasserebbe con 30 milioni di franchi di debiti». Sulla differenza tra i salari pubblici e quelli delle cliniche private, Rosende specifica: «È vero che oggi si tiene conto delle differenze nei costi tra le strutture sanitarie, ma fin dall'inizio lo stesso governo federale ha indicato quale obiettivo finale un costo unico sia pubblico che privato. Naturalmente, si vuole quello inferiore. È d'altronde quello che fa Mister prezzi quando indica il costo più basso, dimenticando però che la sanità non è una merce qualsiasi» conclude la sindacalista.


Le conseguenze della riforma Lamal 2007 non si fermano qui. Introducendo un'effettiva trasparenza sui costi, si possono facilmente suddividere le operazioni tra «interventi redditizi e interventi non redditizi». Ad esempio, l'ortopedia è altamente redditizia perché generalmente pianificabile. Non a caso, la specialità di Ars Medica sono gli interventi alle anche, facilmente programmabili. Stesso discorso per l'ostetricia (i parti) in particolare negli istituti ad alto tasso di tagli cesarei pianificati. Per contro, la pediatria non è redditizia. Si sa, i bambini non sono pazienti facili. Non per niente, gli unici specialisti medici ad aver apertamente contestato la riforma Lamal 2007 furono proprio i pediatri.  


Anche la Commissione nazionale d'etica per la medicina aveva segnalato i rischi di una tale distinzione. Nella sua presa di posizione sulla riforma Lamal 2007, la commissione si esprimeva così: «È lecito attendersi che le offerte cliniche si concentreranno e specializzeranno in linea di massima sui gruppi di pazienti "redditizi" e che gli ospedali tenderanno a dimettere anticipatamente i pazienti "non redditizi" ovvero a trasferirli in istituzioni transitorie di cura, meno costose». Se non siamo ancora a una sanità di serie A e una di serie B, poco ci manca. Se sciaguratamente doveste necessitare di cure ospedaliere, auguratevi di soffrire di una malattia redditizia...


La salute rende, affaristi all'assalto

«Le cliniche Genolier si trasformano per approfittare della privatizzazione della sanità» è il titolo eloquente dell'articolo apparso quest'estate sul quotidiano ginevrino Le Temps, in cui s'intervistava l'amministratore delegato Antoine Hubert.


Dopo Hirslanden, Genolier è il secondo gruppo svizzero della sanità privata elvetica, proprietario di 10 cliniche private disseminate nel paese. In Ticino possiede l'Ars Medica di Gravesano e la Clinica Sant'Anna di Sorengo. Fulvio Pelli, consigliere nazionale ed ex presidente del Partito liberale svizzero, è entrato la scorsa estate nel consiglio di amministrazione del gruppo Genolier. 


Nell'intervista al quotidiano romando, il fondatore e gran patron del gruppo Genolier non nasconde l'ambizione di diventare nel breve futuro il numero uno della sanità privata elvetica. Nelle intenzioni di Antoine Hubert, Genolier punta a triplicare il numero di cliniche private, arrivando a ipotizzare di possederne tra le 30 e 40 in tutto il paese. Hubert spiega candidamente perché è il momento propizio per investire nella sanità privata: la riforma della Lamal del 2007. Grazie a quest'ultima, dal 1° gennaio di quest'anno il 55 per cento dei costi per le cure ospedaliere in cliniche private è risarcito dallo Stato. «Per gli ospedali cantonali di taglia modesta – spiega Hubert – i forfait per i singoli casi potrebbero non essere sufficienti per mantenerli redditizi. Si potrebbe dunque assistere a una privatizzazione parziale degli ospedali pubblici in Svizzera e a un movimento di concentrazione delle cliniche private» E il gran patron di Genolier conclude spiegando da dove arriva tanto ottimismo: «Da quando la Germania ha introdotto la stessa modalità di risarcimento statale prevista dall'attuale Lamal, la proporzione delle cliniche private è passata dal 25 al 75 per cento in dieci anni». Di che leccarsi i baffi, per chi vuole guadagnare sulla sanità.


E Hubert non ha perso tempo. Oltre ad aver rilevato quattro cliniche nel primo semestre dell'anno (Ars Medica e Sant'anna in Ticino, Obach a Soletta e la clinica Lindberg a Winterthur), delle trattative sono state avviate da Genolier per acquisire altre due cliniche private in Vallese, mentre l'acquisto della clinica La Providence nel canton Neuchâtel è già quasi in fase conclusiva. Con qualche intoppo però. Genolier si è detta interessata a comperare La Providence solo se potrà derogare al contratto collettivo di lavoro cantonale obbligatorio per tutte le strutture sanitarie, pubbliche o private che siano. I dipendenti de La Providence si sono espressi a netta maggioranza in favore dell'acquisto da parte del nuovo proprietario, ma al contempo si sono mobilitati affinché le condizioni di lavoro restino immutate. A metà settembre hanno scioperato per tre giorni e anche nel mese di novembre hanno ripetuto l'esercizio democratico. La battaglia ora si è spostata sul piano politico, dove l'esecutivo cantonale è favorevole a concedere a Genolier la deroga al ccl, mentre il Gran Consiglio neocastellano si oppone. Il braccio di ferro continua, e mentre questo giornale va in stampa, a Neuchâtel è in corso una manifestazione popolare per chiedere il rispetto del ccl cantonale anche per il gruppo Genolier.

Pubblicato il

21.12.2012 02:00
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