Lo spettacolo che ci offre il Gran Consiglio ticinese diventa sempre più deprimente: ci mancano solo i forconi, e poi abbiamo visto di tutto. Soprattutto dopo il 9 febbraio, sembrerebbe che si faccia quasi a gara a chi la spara più grossa. Visto che siamo in pieno centenario dallo scoppio della prima guerra mondiale, propongo a chi volesse fare un exploit ancora più cool di riprendere i piani che allora lo Stato Maggiore del nostro esercito aveva preparato per attaccare l’Italia, soprattutto se questa avesse ceduto sotto la pressione degli eserciti austro-ungarici. Allora si trattava di riprendersi la Valtellina, ma non solo. Adesso potrebbe essere un’altra minaccia per non riversare i ristorni sulle imposte dei frontalieri.

 

Perché è proprio su questo tema che sembra concentrarsi il massimo della demagogia, tanto che neanche il PS ha saputo distanziarsene. Ora può darsi che il vecchio accordo non sia più tecnicamente aggiornato ed in questo senso va la recente decisione della commissione degli Stati. Ma da qui a pensare che un nuovo accordo sarà più favorevole al Ticino e soprattutto più giusto, ce ne passa. E mi spiego. Quando si concluse il vecchio accordo, i frontalieri erano soprattutto operai. Oggi sono persone sempre più qualificate, che lavorano soprattutto nei servizi.


E, per entrare nel concreto, faccio l’esempio dei medici. Per risparmiare, quindi per poter tener basse le imposte (per i ricchi), è da decenni che la Svizzera forma troppo pochi medici. Ogni anno ora ne mancano 700-800, che importiamo dai paesi vicini, spesso come frontalieri. Siccome la formazione di un medico costa allo Stato grosso modo mezzo milione di franchi, ecco che la Svizzera risparmia ogni anno 350 milioni a spese dei paesi vicini, di cui 25-30 milioni a favore del Ticino. E tralascio di fare il calcolo anche per le infermiere, per le quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sta proponendo un accordo internazionale per ribaltare sui paesi importatori i costi della formazione di queste infermiere.


Se si arriva quindi ad un nuovo accordo sui frontalieri, giustizia vorrebbe che, solo per i medici, noi pagassimo all’Italia questi 25-30 milioni di franchi all’anno. Come la metteremmo quindi, se si facesse un calcolo giusto ed onesto? Ma in questo paese, dove la peggior demagogia sembra obnubilare molti cervelli, questi ragionamenti si preferisce non farli, anzi, si cerca di non ragionare del tutto. E come ci insegnano sia la storia sia le scienze politiche, tanto più prevale l’irrazionalità, tanto più si va a destra. Ed ecco allora Le Pen e il famigerato Borghezio, quest’ultimo con tanto di bandiera svizzera, a magnificare il nostro paese dopo il 9 febbraio, nel Parlamento europeo: facendo un paragone storico, sarebbe un po’ come se al tempo della Società delle Nazioni a difendere la Svizzera ci fossero stati Hitler e Mussolini.

 

Ma invece ecco che l’ineffabile consigliere nazionale leghista Quadri magnifica il ruolo di Borghezio in occasione del primo anniversario della morte del Nano, “dimenticando” che la storia di Borghezio è strapiena di turpitudini, tra cui una delle forse meno gravi è quando difese come “buone” le idee di quel Breivik che tre anni or sono a Oslo uccise 70 giovani norvegesi. Forse vale la pena ricordare che già durante il Ventennio in Ticino, ma soprattutto nel Sottoceneri, c’erano molti filo-fascisti. Forse dovremmo anche pensare a quello che i nostri padri fecero per impedire a quella marmaglia di prendere il potere.

Pubblicato il 

10.04.14

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