Quei bravi ragazzi con la svastica

Il logo “White power”, una svastica, una croce celtica e un numero in codice che significa “Heil Hitler” per fermare quel nero tamarro, perché tale è, che li “provocava” con le sue canzoni. E così i giustizieri della Lugano da bere, i salvatori della razza bianca si sono incappucciati e hanno infestato la città di volantini intimidatori. Quel concerto non si doveva svolgere, Bello Figo qui non aveva da mettere piede. E per farsi capire, a scanso di equivoci, hanno sfoderato la mitraglieria simbolica più violenta del Novecento, dietro cui ci sono milioni di morti ammazzati. Ma nell’azione intimidatoria che ha portato ad annullare il concerto di Bello Figo, il Ministero pubblico sembrerebbe non ravvisare legami con l’estrema destra, né discriminazione razziale. Il reato che si prefigura è di coazione.

 

Prima eravamo negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso quando in Europa le aquile naziste e le camicie nere fasciste dicevano qualcosa. Esprimevano un concetto di supremazia razziale che sfociò in una carneficina di corpi, di persone, di madri, di padri, di figli, di fratelli, di sorelle. Di uomini e di donne che sputarono, agonizzando, sangue in una violenza arrogante, bruta, ingiustificabile. Successe poco più di una settantina di anni fa, dietro all’angolo della storia. E da allora se ne è continuato a parlare, non si è più smesso: “per non dimenticare”, ci è stato insegnato a scuola.


Come è possibile dunque che nel 2017 due giovani uomini, due ventenni, famiglie normali, uno addirittura figlio di un parlamentare ticinese, inseriti nella società, vadano in giro incappucciati per Lugano ad attaccare volantini intimidatori stracolmi di simboli neonazisti, minacciando ritorsioni nel caso il concerto del rapper Figo Bello, quello discutibile di “scopo le donne bianche in bocca”, non fosse stato annullato? Se volete protestare non vi hanno insegnato a farlo in un altro modo? Perché intimidire, perché svastiche, perché il riferimento alle ideologie fuorilegge e al movimento White power, che vaneggia un’idea delirante di uomini bianchi superiori agli altri gruppi razziali? Perché non protestare, se volevano farlo, come democrazia insegna? Ricordiamo che i due prodi non hanno fatto un passo indietro, ma uno in avanti rivendicando le gesta attribuite a una fantomatica associazione: “Nuova Destra”. Smascherati dalle telecamere, hanno adottato la camminata dei gamberi. Non sapevano. Non immaginavano. Auschwitz, gli ebrei, i Ku Klux Klan, i neri, anzi i negri... I simboli nazi sarebbero stati usati solo per far colpo, per impressionare, mica per razzismo: queste le giustificazioni addotte nell’interrogatorio condotto da John Noseda, il Procuratore generale del Canton Ticino, cui è stato attribuito l’incarto.


«Non conosco le deposizioni rese dagli autori rei confessi, ma non mi stupirei che banalizzassero il loro atto come una bravata per minimizzare l’accaduto. Se così fosse, si tratterebbe di affermazioni poco credibili, se non menzognere. Gli autori utilizzano due simboli che sono inequivocabili e che esaltano la supremazia bianca: la croce celtica e il pugno alzato con la scritta “White power”» commenta Hans Stutz, giornalista, saggista, esperto di estremismo di destra.


Se la vicenda Bello Figo non può essere considerata una bravata, significa che contiene degli elementi perturbatori...
Evidentemente. L’azione contro Bello Figo contiene un messaggio chiaro, si basa su dei simboli razzisti e nazionalsocialisti. L’azione è dunque perturbante e gli autori, grazie anche all’arrendevolezza della città di fronte al loro gesto, hanno raggiunto il loro scopo.


Dal suo osservatorio, in Ticino la situazione è critica? Esiste un problema di estremismo di destra organizzato o si tratta di episodi limitati, sporadici e circoscritti?
In Ticino una subcultura naziskinhead esiste da qualche anno. Una subcultura che si basa su delle regole informali. Le aggressioni sono sporadiche, ma si concentrano principalmente su persone che gli aggressori detestano ideologicamente; gli uomini di colore, i musulmani, gli ebrei, gli omosessuali, gli uomini di sinistra, in particolare gli antifascisti.


Qual è la percentuale della popolazione svizzera che abbraccia l’estrema destra?
Secondo più sondaggi, fra il 3 e il 5% della popolazione condivide idee di estrema destra, ma in realtà solamente pochissime persone comprese in questa percentuale sono vicine agli ambienti di estrema destra.


Si può tracciare un profilo degli estremisti?
In generale, gli estremisti di destra non sono degli emarginati dalla società; al contrario, sono spesso integrati nella vita professionale e vivono in una situazione sociale stabile.

Pubblicato il

24.05.2017 15:37
Raffaella Brignoni
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