Il Movimento dei Senza Voce torna a chiedere al Cantone un finanziamento per garantire un futuro al centro di prima accoglienza "Casa Astra". In altre regioni della Svizzera infatti, i centri di questo tipo sono sostenuti in modo massiccio dallo Stato. Come "La Tuile", che da quasi vent'anni rende un prezioso servizio a Friburgo.

Casa Astra, nata nel 2004 per rispondere alle esigenze di un crescente disagio sociale in Ticino, è un centro di prima accoglienza a "bassa soglia" che offre ospitalità a chi non ha un tetto e si trova in difficoltà.
Attualmente ha sede in un appartamento di sei locali a Ligornetto e mette a disposizione 12 posti letto: troppo pochi rispetto alle richieste cui sono confrontati gli operatori (nel 2010, sono state in media 14 al mese le richieste che non hanno potuto essere accolte per mancanza di posti letto). La struttura è stata riconosciuta dal Cantone quale ente di pubblica utilità, «risponde a un'esigenza in Ticino, ma non è sufficientemente finanziata dal Cantone e chi ci lavora fa prevalentemente del volontariato», spiega Marina Carobbio, membro del comitato del Movimento dei Senza Voce.
Infatti, dal 2007 il Cantone sostiene Casa Astra, ma unicamente attraverso i fondi Swisslos, finanziamento che copre solamente fino a un massimo del 30 per cento del budget annuo, limitandosi in questo caso alla copertura del deficit. Il Movimento dei Senza Voce ha invece bisogno di un aiuto più consistente e sicuro di quello attuale per poter rispondere meglio alla domanda di posti letto, avere una struttura più adeguata e poter dare uno stipendio agli operatori. «Abbiamo trovato una possibile nuova sede a Mendrisio e siamo in trattative per l'acquisto», spiega Donato Di Blasi, membro del comitato e operatore a Casa Astra. «Il comune si è detto disposto ad intervenire economicamente per aiutarci, se anche il Cantone si muoverà in questo senso».
Nella nuova casa il numero di posti letto raddoppierebbe (passando a 23) con la possibilità di creare delle camere "protette" per le donne, le famiglie, i minori e gli anziani in urgenza. Il progetto e la sede quindi ci sono già, e la necessità di un servizio simile è appurata e riconosciuta, mancano solo i soldi. «Il Consiglio di Stato deve prendere una posizione a breve per garantire un futuro a strutture di questo tipo. – prosegue Carobbio - In altri cantoni la realtà è diversa e centri come Casa Astra sono riconosciuti e sostenuti dallo Stato». È il caso, ad esempio, del Cantone di Friburgo, che sostiene all'80 per cento il centro di prima accoglienza a "bassa soglia" La Tuile. Ma anche in questo caso la lotta degli operatori per vedersi riconoscere ufficialmente l'utilità del servizio prestato è durata qualche anno.
La Tuile ha infatti aperto le sue porte per la prima volta in alcune baracche da cantiere nel 1992, dodici anni prima di Casa Astra, ed è solo dopo 9 anni d'attività (nel 2000) che si è vista riconoscere dallo Stato la sua funzione di pubblica utilità. L'anno dopo, il centro è riuscito a raccogliere i soldi necessari per comperare una casa e dotarsi quindi di una sede più grande, con 28 posti letto. Non prima però di aver affrontato l'opposizione del vicinato, che ha portato l'associazione fino al Tribunale Federale (tutte le istanze hanno dato ragione a La Tuile), il quale ha decretato che un alloggio deve essere garantito a tutti e quindi La Tuile ha potuto installarsi nella nuova sede. Nel 2002, grazie al sostegno di alcuni enti e organizzazioni sociali, ma sopprattutto grazie al finanziamento della Lotteria Romanda, La Tuile ha aperto anche un centro d'accoglienza diurno: Le Banc Public. L'anno dopo ha messo in piedi un appartamento protetto, che serve da fase intermedia e d'accompagnamento nel passaggio dal centro d'accoglienza notturno a un appartamento privato.
Oggi, quindi, la struttura di Friburgo ha 28 posti letto per l'accoglienza notturna, comprese 2 camere riservate alle donne, un centro d'accoglienza diurna e un appartamento protetto. Può contare sul lavoro di 13 professionisti e, dal 2009, di una responsabile per l'aspetto socio-educativo. Per riuscire a conquistare tutto ciò ci ha messo più di 10 anni. Casa Astra si trova attualmente allo stadio in cui si trovava La Tuile nel 2000: aspetta il riconoscimento ufficiale e  il sostegno finanziario dal Cantone per garantirsi un futuro e comperare la nuova sede.
Se tutto dovesse andare come sperato dal Movimento dei Senza Voce, guardando all'esempio di Friburgo, fra pochi anni potremmo quindi trovarci ad avere in Ticino una struttura gestita da professionisti stipendiati, in grado di offrire posti di stages (la Supsi ha già fatto richiesta in tal senso) oltre che di rispondere in maniera più adeguata ad un bisogno sociale del Cantone. Tutto senza che lo Stato spenda più di quanto non fa ora per i collocamenti in albergo di quelle persone che non possono trovare spazio nell'attuale sede di Casa Astra. Persone che, a differenza di quanto succede oggi con i collocamenti in albergo, sarebbero seguite e aiutate a ritrovare la loro autonomia. Riprendendo le parole di Di Blasi, per il Cantone «non si tratta di spendere di più, ma di spendere diversamente».

Chi ricorre alla prima accoglienza

Nel 2010, le persone che hanno soggiornato a Casa Astra possono, a grandi linee, essere suddivise in 4 tipologie:
•    gli ospiti di nazionalità svizzera o con permesso C, con problemi legati al rientro in Svizzera e al domicilio perso, all'abbandono del tetto coniugale, a problemi di lavoro e di salute;
•    gli ospiti con permessi B, L e G già presenti sul territorio. Molti con problemi legati alla perdita del lavoro e, di conseguenza, della propria abitazione, con problemi gravi di salute, oppure per allontanamento dal nucleo familiare;
•    gli stranieri di passaggio con permesso turistico o senza permesso, rimasti senza soldi e in cerca di un lavoro;
•    i richiedenti l'asilo con decisione di non entrata in materia (Nem) che possono richiedere l'aiuto d'urgenza.

Per saperne di più
www.casa-astra.ch
www.la-tuile.ch

Pubblicato il 

06.05.11

Edizione cartacea

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