Sia tra gli italiani residenti in Svizzera, sia tra gli ex emigrati e, ancor di più, tra gli ex lavoratori italiani frontalieri, ma non solo, vi sono decine di migliaia di pensionati che, grazie alla Convenzione italo-svizzera di sicurezza sociale in vigore prima degli accordi bilaterali Svizzera-Unione Europea, avevano ottenuto la pensione di anzianità italiana (35 anni di assicurazione) con il trasferimento della contribuzione svizzera all'Inps. Una pensione che all'epoca era molto appetibile tra i lavoratori italiani in Svizzera non tanto per il suo ammontare quanto per gli anni di anticipo con i quali essa consentiva di andare in pensione rispetto a quella dell'Avs svizzera. Poi è accaduto che nel mese di marzo 2004 la Corte di Cassazione italiana, con una sua sentenza, dette ragione ad un ex emigrato di Bergamo che aveva contestato all'Inps il criterio con il quale l'Istituto previdenziale italiano aveva utilizzato la sua contribuzione elvetica per il calcolo della sua pensione di anzianità. In estrema sintesi la sentenza citata obbligava l'Inps a ricalcolare la pensione di questo ex emigrato in Svizzera sulla base della retribuzione da lui effettivamente percepita in Svizzera negli ultimi cinque anni di lavoro precedenti il pensionamento, diversamente da quanto veniva fatto dall'Inps che, invece, riparametrava tale retribuzione tenendo conto della diversa aliquota contributiva elvetica ed italiana. Da questo diverso sistema di calcolo, per l'ex emigrato bergamasco, l'importo della pensione italiana già liquidatagli dall'Inps veniva più che raddoppiato! Naturalmente, una volta che questa sentenza è divenuta di dominio pubblico, migliaia e migliaia di ex emigrati, che avevano anche ottenuto la pensione italiana con il trasferimento della loro contribuzione svizzera, si sono affrettati a ricorrere contro l'Istituto Nazionale Italiano della Previdenza Sociale avvalendosi di quella stessa sentenza della Corte di Cassazione e, da parte loro, molte sedi Inps avevano cominciato ad accogliere i ricorsi pendenti ed a ricalcolare tali pensioni. L'onere per le casse dell'Inps, e quindi per lo Stato italiano, secondo alcune stime, sarebbe stato di diversi miliardi di euro, così che (si sussurra, per sollecitazione della Corte dei Conti, il cui compito è anche quello di vigilare sulle amministrazioni dello Stato, così da prevenire ed impedire sperperi e cattive gestioni) nella Finanziaria italiana del 2007 – Legge 27 dicembre 2006, n. 296 – è stata inserita una norma interpretativa (articolo 1, comma 777) che, praticamente, riconosce come corretto il calcolo della contribuzione elvetica utilizzato dall'Inps prima della sentenza della Corte di Cassazione bloccando, così, tutti i ricorsi pendenti contro l'Inps. Dopo di che, non per niente l'Italia è considerata la "patria del diritto", la Corte di Cassazione, lo scorso mese di marzo, ritenendo che possa sussistere "il presupposto della non manifesta infondatezza della questione di costituzionalità" dell'articolo 1, comma 777, della Legge Finanziaria 2007, ha rinviato alla stessa Corte Costituzionale la questione di legittimità di tale norma. Ovviamente questa vicenda sta tenendo in grande ansia tutti quei pensionati italiani che potrebbero essere lautamente gratificati dal ricalcolo della loro pensione a seconda di quanto deciderà la Corte Costituzionale per cui si deve solo sperare che l'attesa non sia eccessivamente lunga come, purtroppo, accade spesso con il sistema giudiziario italiano. Nel frattempo è consigliabile che tutti gli interessati, per non perdere eventuali diritti, in caso di una decisione a loro favorevole, si attengano scrupolosamente alle indicazioni del loro patronato di fiducia!

Pubblicato il 

11.05.07

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