Alla vigilia delle elezioni federali anche una rubrica che si occupa di etica non può dispensarsi dal commentare le pecore bianche e nere apparse su vari manifesti. Infatti proprio in questi ultimi giorni in Svizzera continuiamo a vedere le pecore nere dell'Udc che vanno espulse dal nostro territorio, mentre in Germania la Npd, partito di ispirazione nazista, riprende il motivo invertendo i colori, ma radicalizzando ulteriormente il messaggio. Su queste pecore si è già scritto molto e la metafora si presta evidentemente a molti commenti. Il teologo che qui scrive non può certo dimenticare che la pecora è immagine molto presente negli scritti biblici in genere e nei vangeli in particolare. I redattori di questi scritti avevano evidentemente a che fare con un pubblico in gran parte dedito alla pastorizia. Per noi che viviamo in una civiltà lontana dall'albero degli zoccoli queste immagini non parlano più con la medesima intensità, ma cercherò comunque di proporre a chi legge Area qualche considerazione prelettorale.In politica ci si deve contare di tempo in tempo, per poter distribuire la rappresentanza numerica in seno agli organi democratici che ci diamo, parlamento e governo. Ed è bene che sia così, poichè l'alternativa alla conta sarebbe il cosiddetto bellum omnium in omnes, cioè la guerra di tutti contro tutti. Ma se accettiamo di contarci allora tutte le pecore hanno il medesimo colore (poco importa se bianche o nere), poichè vale il principio di assoluta uguaglianza: un essere umano, un voto. Non per nulla poiché svizzera tiene in grande considerazione il colore delle pecore. Solo attraverso il colore diverso si può distinguere ed espellere quelle di colore diverso, rimanendo tra pecore uguali perchè "scelte". Si nasconde dietro questa visione della vita politica la definizione che di essa aveva dato il giurista del regime nazista Carl Schmitt, e cioè che la politica non sia altro che una perenne lotta tra "amico e nemico". Certamente un briciolo di verità l'aveva anche Schmitt, poichè non si può evacuare del tutto la conflittualità dalla vita politica, ma la sua definizione si contrappone ad una versione ottimista che pure abbiamo ricevuto dalla tradizione da cui veniamo: Aristotele aveva già definito il rapporto tra i cittadini come un rapporto di amicizia. Il teologo che qui scrive non può infine dimenticare la metafora della "pecora smarrita", che evidentemente non era stata redatta per scopi preletterari. Non mi sembra comunque irriverente leggere questa immagine anche in chiave secolare. La pecora smarrita di oggi è l'immagine di tutti gli emarginati che non trovano posto nell'ovile delle nostre società del benessere. La qualità dei nostri schieramenti politici si misura sull'attenzione e cura che prestiamo a tutte le pecore che si perdono nei nostri pascoli abbondanti. Pensiamoci quando riempiamo la scheda.

Pubblicato il 

05.10.07

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