Un'ennesima revisione della legge sull'asilo sta per varcare la soglia del Parlamento svizzero e anche in questa occasione si tratta di un ulteriore peggioramento normativo. L'intento di questa nuova revisione è ancora una volta quello di rendere meno attrattiva la Svizzera quale Paese d'asilo, come se i flussi migratori, la loro ampiezza e i loro percorsi, dipendessero dal quadro normativo vigente ad un dato momento e non piuttosto da conflitti armati o dall'esistenza di governi che non permettono l'esercizio dei diritti fondamentali e dei diritti umani.
L'allarme, constata il Consiglio federale nel suo messaggio del 26 maggio 2010, è il costante aumento delle domande d'asilo le quali, tra il 2007 e il 2009, sono passate da 10'844 a 16'005. Eppure, proprio nel 2007, era entrata in vigore una precedente revisione della legge, anch'essa dettata dalla necessità di rendere meno attrattiva la Svizzera la quale, tra le altre novità, prevedeva l'esclusione dall'aiuto sociale propriamente detto, di tutti i richiedenti asilo la cui domanda era stata respinta. Se dunque nuovi profughi raggiungono la Confederazione nonostante non ricevano più gli importanti aiuti assistenziali del passato, vi deve essere un'altra ragione che spinge decine di migliaia di disperati a mettersi in viaggio verso l'Europa e la Svizzera. Guarda caso, quando poi si esaminano i Paesi di provenienza dei richiedenti l'asilo, si constata che l'aumento è dovuto all'afflusso di richiedenti eritrei, somali, nigeriani, ma anche di iracheni e di tamil dello Sri Lanka. Si tratta di Paesi al centro di conflitti armati, ovvero retti da governi dittatoriali, e chi vi fugge non sta certo a pensare a lungo su quale possa essere il Paese più attrattivo sotto il profilo dell'accoglienza. Tant'è che la maggioranza di costoro non raggiunge nemmeno l'Europa e s'installa in Paesi confinanti con quelli di partenza. Chi raggiunge la Svizzera lo fa perché ritiene questo il Paese dei diritti umani e della democrazia e non perché è più generosa sotto il profilo normativo (da questo punto di vista i Paesi del Nord Europa lo sono assai di più).
Insomma la legge sull'asilo, come faceva notare qualcuno, è sempre più una legislazione d'urgenza. Così escludere dalla definizione di rifugiato il disertore e il renitente la leva – che peraltro per prassi e giurisprudenza non lo è mai stato – vuol dire sbarazzarsi di una giurisprudenza che nel 2006 aveva riconosciuto lo status di rifugiato a disertori e renitenti provenienti dall'Eritrea e elusivamente a questi. Ridurre i termini di ricorso da trenta a quindici giorni, significa ridurre l'accesso ad una protezione giuridica efficace. La sola novità positiva è rappresentata dalla soppressione di buona parte delle procedure di non entrata nel merito a favore di procedure materiali che, sotto questo aspetto, avvicina la Svizzera agli standard delle procedure d'asilo in Europa. Una magra consolazione se si pensa che i motivi di tale modifica nascono dalla constatazione che le procedure di non entrata nel merito, in fondo, non hanno apportato nulla di positivo in termini di riduzione dell'attrattività e di risparmi finanziari nel settore dell'asilo.

Pubblicato il 

27.08.10

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