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In futuro le imprese francesi non potranno più far finta di non vedere le porcherie commesse dalle loro filiali e dai loro fornitori all’estero senza pagarne le conseguenze. Secondo una nuova legge, sono infatti tenute a rispettare un “piano di diligenza” (“plan de vigilance”), nel quale siano contemplate misure atte ad impedire violazioni dei diritti umani, deturpazione dell’ambiente e danni alla salute. Quelle che non lo realizzeranno o non lo metteranno in pratica potranno essere multate. La legge vale per tutte le aziende con più di 5.000 dipendenti.


Si potrebbe pensare che un tale dovere di diligenza sia un’ovvietà, ma non è così. La Francia, insieme con i paesi del Nord Europa, è infatti all’avanguardia da questo punto di vista. Tant’è che l’associazione padronale francese si lamenta sostenendo che questo obbligo legale intacca la competitività dell'economia francese. La questione, se del caso, andrebbe regolamentata a livello di Unione europea (Ue). Questo è vero, ma qualcuno deve pur cominciare.


Proprio per la Svizzera il dovere di diligenza francese dovrebbe fungere da model-lo. “La nostra iniziativa va esattamente nella stessa direzione”, afferma Peter Niggli, esperto in materia di aiuto allo sviluppo e membro del comitato a favore dell’iniziativa popolare “Per multinazionali responsabili”, depositata l’anno scorso alla Cancelleria federale con 120.000 firme. Chiedendo regole vincolanti affinché le imprese elvetiche rispettino i diritti umani e l’ambiente anche nelle loro attività all’estero, essa chiama in causa le multinazionali e la loro federazione Swissholdings, che ancora una volta vede una messa in pericolo della nostra competitività economica. Nulla contro la diligenza e la responsabilità, ma secondo il principio dell’autoregolazione, afferma Swissholdings. Dunque, una volta di più  tutto facoltativo. Come è stato per decenni con la dichiarazione dei capitali in fuga da altri paesi.


Il Consiglio federale, cedendo nuovamente a tali pressioni, ha deciso di respingere l’iniziativa e di rinunciare pure a un controprogetto, nonostante una proposta in questo senso del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Il nostro governo – una volta di più – dimostra arretratezza. Ma la Svizzera deve proprio sempre essere il fanalino di coda?

Pubblicato il 

16.03.17

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