Mauro Dell'Ambrogio è stato nominato Segretario di Stato per l'educazione e la ricerca. Un ticinese. Finalmente. Anche io sono ticinese, da 15 anni abito in Svizzera tedesca, lavoro a Berna per l'amministrazione federale e faccio parte di un'associazione femminista. Durante la settimana successiva alla nomina del nuovo Segretario di Stato le mie colleghe hanno intavolato una discussione sul tema. Nonostante nella lista vi fossero valide candidate – Christine Beerli, Martine Brunshwig Graf e Barbara Haering – alla fine si è optato, ancora una volta, per un uomo. Un ticinese però, cioè un esponente di quelle minoranze (linguistiche) che la Confederazione dice di voler promuovere all'interno dell'amministrazione. Le mie colleghe si sono fatte dei problemi ad interrogarmi sulla nomina. Cosa avrebbe pensato una ticinese, donna, di una critica ad un ticinese, uomo?
Un modo di ragionare -– ben radicato anche nei dipartimenti di Berna – che la dice lunga sulla promozione della donna e delle minoranze. Due concetti che ancora oggi sembrano escludersi. Mi spiego meglio.
Storicamente il dibattito concernente le pari opportunità di donne è stato condotto separatamente da quello sulle pari opportunità di persone appartenenti a minoranze (linguistiche). Per certi versi sono effettivamente due cose ben distinte. La popolazione ticinese è una minoranza linguistica in Svizzera, le donne no. Li accomuna una cosa però: entrambe le categorie sono sottorappresentate nelle classi di stipendio più alte a Berna (e non solo). Questa discriminazione è il motivo per il quale si dice di voler promuovere la nomina di donne e di persone appartenenti a minoranze linguistiche, ammesso che si voglia tanta diversità. C'è però un effetto collaterale perverso di queste politiche: si nota che raramente vengono nominate donne facenti parte di una minoranza. Tali meccanismi di esclusione esistono e sono ormai noti. C'è una discrepanza fra la legge e la sua applicazione. Oggi si sceglie: o donna o minoranza. L'una esclude l'altra. Se in Svizzera continuiamo a discutere della discriminazione di donne e di minoranze linguistiche come se fossero due problemi completamente disgiunti non potremo mai festeggiare la nomina di una donna ticinese a capo di una Segreteria di Stato. Detto ciò, mi auguro che in futuro la promozione di donne ticinesi all'interno dell'amministrazione federale non gravi esclusivamente sulle spalle del prossimo Segretario di Stato per l'educazione e la ricerca, solo perché ticinese.
Personalmente non deciderò mai se voglio essere donna o ticinese.


L'autrice è direttrice di progetto, Ufficio federale della salute pubblica

Pubblicato il 

22.06.07

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