Meno protetti in caso d'infortunio

Viene "venduta" come un intervento di modernizzazione, ma in realtà è un'ennesima operazione di smantellamento sociale e un regalo alle assicurazioni private. La revisione della Legge federale sull'assicurazione contro gli infortuni (Lainf), attualmente all'esame del Parlamento, rappresenta in effetti una minaccia per le prestazioni agli assicurati e per la Suva (l'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni), come sostiene il suo presidente Franz Steinegger.

Il dossier approderà sui banchi del Parlamento soltanto nella sessione primaverile o in quella estiva del 2010, ma la via imboccata dalla Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (che nelle scorse settimane ha iniziato ad esaminare il testo di legge da sottoporre al plenum) è già sufficientemente chiara per capire le intenzioni della maggioranza borghese.
L'obiettivo evidente è quello di rimettere in discussione il carattere sociale di un'assicurazione di fondamentale importanza per tutti i salariati e in particolare per quelli che hanno la sfortuna di subire un incidente.
Il progetto comporta infatti una riduzione della copertura assicurativa. Oggi ogni lavoratore che opera in Svizzera ha diritto in caso di malattia professionale o di infortunio (sul lavoro, a casa, in montagna, in piscina o da qualsiasi altra parte) ad un'indennità rispettivamente a una rendita pari all'80 per cento del salario. O meglio: del salario assicurato, visto che la legge prevede un tetto massimo. Un tetto che ora si sta cercando di abbassare attraverso la citata riforma della Lainf. Il testo attualmente in vigore prevede che almeno il 92 per cento di tutti i lavoratori assicurati e al massimo il 96 siano coperti per il guadagno integrale. Dal 2008 il salario massimo assicurato, che viene adeguato periodicamente in funzione del rincaro, ammonta a 126 mila franchi
Attraverso una modifica legislativa già approvata dalla Commissione della sicurezza sociale del Nazionale in futuro la percentuale di assicurati con la copertura massima dovrebbe situarsi in una forchetta tra l'85 e il 90 per cento (il governo proponeva tra il 90 e il 95) e di conseguenza il salario massimo assicurato verrebbe ridotto di circa il venti per cento.
La misura avrebbe ripercussioni negative per gli assicurati benestanti (che in caso d'infortunio percepirebbero indennità giornaliere e rendite insufficienti), ma ridurrebbe anche le prestazioni dei lavoratori con salari modesti: visto che chi percepisce un salario elevato subisce statisticamente meno incidenti e dunque nel complesso gli infortuni non diminuirebbero, i premi incassati non basterebbero più a coprire i costi. Diventerebbe così inevitabile aumentare i premi (tra il 2 e il 3 per cento) per tutti gli assicurati, compresi quelli con i salari più bassi.
Ad approfittare di questa situazione sarebbero soprattutto le assicurazioni private e le grosse casse malati, a cui i datori di lavoro si rivolgerebbero per stipulare assicurazioni complementari per garantire un'adeguata copertura ai loro dipendenti meglio remunerati.
Da questo redditizio mercato resterebbe però esclusa (come oggi) la Suva, nonostante rappresenti il più grande e il più conveniente istituto di assicurazione contro gli infortuni. Una situazione che ridurrebbe l'attrattiva della Suva agli occhi delle imprese, che preferiscono avere (non da ultimo per ragioni di costi amministrativi) un unico interlocutore per le assicurazioni infortuni.
La Suva rischierebbe inoltre di perdere terreno sul mercato delle amministrazioni pubbliche, a cui la proposta di legge vuole garantire la possibilità di decidere ogni tre anni se assicurare i propri dipendenti presso la Suva o un altro assicuratore.
A causa della progressiva "terziarizzazione" dell'economia, la quota di mercato della Suva si ridiuce già da tempo dello 0,7 per cento all'anno e la riforma della Lainf in cantiere non può che accentuare e accelerare questo processo.
E a pagarne le conseguenze saranno i salariati, soprattutto coloro che svolgono un mestiere che presenta un elevato rischio di incidente e di malattia professionale.


«Un attacco alla solidarietà»

«È una decisione frutto di scarsa conoscenza del tema o risultato delle enormi pressioni esercitate sui parlamentari dalle assicurazioni private e dalle casse malati». Il presidente della Suva Franz Steinegger, che sotto la cupola di Palazzo federale ha trascorso oltre vent'anni come parlamentare, non ha dubbi sulle ragioni che hanno spinto la maggioranza della Commissione della sicurezza sociale del Nazionale a ridurre del venti per cento il salario massimo assicurato nel quadro della revisione della Legge federale sull'assicurazione contro gli infortuni (Lainf). Una revisione che nella forma presentata dal Consiglio federale era per la Suva «più o meno accettabile», ma che ora sta prendendo «un indirizzo pericoloso». «Un indirizzo pericoloso per l'intero sistema delle assicurazioni sociali», dichiara Steinegger ad area. «Attraverso la riduzione del salario assicurato -spiega- si dà un pessimo segnale perché si va ad intaccare il principio di solidarietà tra i salariati e a colpire coloro che percepiscono bassi redditi. I premi pagati da chi guadagna 120 mila franchi all'anno superano infatti i costi da loro prodotti e dunque vengono impiegati per coprire i rischi d'infortunio (spesso maggiori) di coloro che percepiscono salari inferiori ma che in caso di ospedalizzazione e di cure mediche producono gli stessi costi. Se si abbassa il limite di salario assicurato sarebbero i meno abbienti a dover pagare di più». «Se a questo aggiungiamo -prosegue Steinegger- che la revisione della Lainf mantiene per la Suva il divieto di offrire assicurazioni complementari, il tentativo di indebolimento dell'Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni è evidente».
Perché la Suva ha bisogno di poter operare anche nell'ambito sovraobbligatorio?
«Perché altrimenti continuerà a perdere mercato. Se il salario assicurabile viene ridotto, i datori di lavoro dovranno rivolgersi ad assicuratori privati o alle casse malati per assicurare i loro quadri contro l'infortunio e probabilmente lo faranno anche per gli altri dipendenti visto che un solo interlocutore è preferibile. A mio avviso ci sono solo due possibili soluzioni: o la Suva fa l'assicuratore di base per tutti e i privati si occupano solo delle complementari oppure si dà alla Suva la possibilità di operare nel settore sovraobbligatorio».
È esagerato parlare di "regalo" agli assicuratori privati?
«Si crea un problema palese: gli assicuratori privati vengono messi nelle condizioni di sovvenzionare in parte l'assicurazione di base con le complementari e dunque in una posizione di vantaggio rispetto alla Suva»
Come politico di lunga esperienza, ritiene che durante il dibattito parlamentare vi siano margini di manovra per migliorare la revisione della Lainf?
«La situazione è complicata perché il parlamento è pieno di lobbisti delle assicurazioni private e delle casse malati. Basta guardare la composizione della commissione della sicurezza sociale per dubitare che questi politici siano in grado di lavorare per un sistema di  assicurazioni sociali efficiente».
Come valuta la decisone del gruppo parlamentare del suo Partito liberale radicale (che lei ha presieduto per tanti anni) di escludere il presidente degli impresari costruttori dalla commissione?
«È uno scandalo. Messmer rappresenta gli impresari costruttori (il più grande settore assicurativo della Suva) e dunque è un attore dell'autogestione di questo istituto. In seguito alla nuova legge sul parlamento ha dovuto lasciare per incompatibilità il consiglio d'amministrazione della Suva (nonostante questa sia totalmente indipendente dalla Confederazione e da essa non abbia mai ricevuto un centesimo, a parte sei milioni nel 1919 per partire con l'attività) e ora anche la commissione parlamentare. Commissione in cui però siedono senza problemi gli uomini delle assicurazioni private e delle casse malati. Dunque, a Messmer si impedisce di tutelare degli interessi puliti e di portare competenza mentre ad altri si consente di rappresentare direttamente interessi di parte».

Pubblicato il

20.11.2009 01:30
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