Manodopera nella rete

Anche il mondo del lavoro deve fare i conti con Facebook, la rete sociale che unisce virtualmente più di settecento milioni di utenti Internet e che oggi è il secondo sito più vistato a livello planetario, preceduto solo da Google. Complice lo straordinario sviluppo che ha avuto negli ultimi anni, questo strumento per la pubblicazione e lo scambio d'informazioni personali comincia infatti ad essere utilizzato anche per reclutare manodopera. Una tendenza a cui non sfugge nemmeno la Svizzera.

 

Si stima che nel nostro paese vi siano circa 2,5 milioni di utenti che utilizzano Facebook giornalmente per cinquanta minuti. Utenti giovani ma non solo, visto che la loro età media cresce costantemente. Il potenziale di questo "social media" (e in parte anche quello dei concorrenti) è dunque enorme, come sembra aver capito l'agenzia di collocamento Manpower, la prima in Svizzera ad aver creduto in questo strumento come mezzo per reperire forza lavoro, come ci conferma il suo direttore generale nell'articolo a parte.

L'offerta di social media è variegata. Da un lato ci sono piattaforme, pensate soprattutto per un uso a scopi privati, come Facebook, il suo più insidioso concorrente Twitter e altri minori. Dall'altra vi sono portali come Xing e Linkedin, che sono stati concepiti in modo specifico per curare le relazioni professionali. La loro caratteristica comune è quella di mettere a disposizione, talvolta senza che l'utente ne sia pienamente consapevole, una grande quantità d'informazioni interessanti per il mercato del lavoro.

Di questo fenomeno, giovane e in piena evoluzione, ne abbiamo parlato con un esperto di nuovi media, il professor Lorenzo Cantoni, decano della facoltà di scienze della comunicazione dell'Università della Svizzera italiana.

 

Professor Cantoni, era prevedibile che un'agenzia di lavoro interinale approdasse su Facebook per reclutare forza lavoro?

La cosa non mi stupisce. È un fatto che s'inserisce nel più ampio contesto dell'uso di internet nel processo di reclutamento e di selezione. Ormai da tempo si usano i motori di ricerca per la valutazione dei curricula allestiti dai candidati ad un posto di lavoro: molti reclutatori "googlano" il nome della persona per conoscerla sotto altri punti di vista. E da quando i profili Facebook sono indicizzati su Google sono tra le prime cose che compaiono nei risultati di una ricerca: se le persone non hanno adeguatamente definito i diritti di lettura del proprio profilo, colui che valuta il curriculum può andare a vedere tutto quello che hanno pubblicato. Internet è dunque diventato uno strumento per ottenere informazioni sui candidati. Da qui a usarlo come strumento di reclutamento il passo era prevedibile. Un passo mediato da servizi specializzati come Linkedin, che serve proprio per segnalare il proprio profilo e le proprie capacità lavorative. L'approdo su Facebook per cercare manodopera è il passo successivo, che da un lato risponde a una strategia di riduzione dei costi rispetto ai tradizionali annunci sui giornali, e dall'altro mira a intercettare persone che non sono particolarmente attive nella ricerca di un impiego. La strategia del ricompensare chi segnala un amico utilizzata da Manpower (vedi articolo sotto, ndr) mi sembra vada in questa direzione. Vi è poi la necessità di far fronte alla forte competizione che c'è nel mercato del reclutamento.

Quali sviluppi si possono prevedere?

Non è ancora chiaro dove porti questa strategia. Non ritengo tuttavia che tutto il reclutamento di manodopera si sposterà su Facebook o sulla rete in generale, anche se lì si trovano molte persone in cerca di lavoro.

Ritiene che Facebook per la sua enorme popolarità scalzerà i siti specializzati nelle relazioni professionali, come Linkedin?

Scalzare completamente credo di no. Facebook rimane pur sempre un social network generalista e non è equipaggiato per offrire servizi specializzati ad alto valore aggiunto come quelli di Linkedin, che consente per esempio di sapere a che "distanza" da noi sta una certa persona.

Come si spiega la prudenza di tante aziende svizzere rispetto ai social media?

Sicuramente molte aziende temono, e forse neanche a torto, che si creino gruppi Facebook (magari di loro di dipendenti) che condividano commenti sgraditi all'azienda, scorretti o problematici. Oggi molte aziende comunque stanno prendendo in seria considerazione un'attività sui social network, o sono già presenti con servizi minimali.

Che evoluzione si può prevedere nell'ambito del reclutamento del personale?

La rete sarà sempre più usata e nella misura in cui le persone saranno disposte a cedere parte della loro privacy (in modo più o meno ingenuo) i reclutatori andranno sempre più a vedere in Facebook per meglio scoprire il profilo della persona candidata al posto di lavoro.

Ritengo pertanto che dovrà esserci un forte sviluppo nell'ambito formativo per aiutare i ragazzi a capire che quello che pubblicano sulla rete può essere utilizzato da terze persone per scopi diversi. Se qualcuno per esempio carica una fotografia che lo ritrae ubriaco durante una festa, deve sapere che un giorno questa goliardata potrebbe essere guardata, con un occhio diverso, da un potenziale datore di lavoro.

Sul piano educativo è stato fatto abbastanza? L'impressione è che si sia iniziato a pensare alla formazione degli utenti quando Facebook ormai era già fortemente sviluppato.

Ci sono lodevoli eccezioni, ma molto rimane ancora da fare. Non direi però che siamo in ritardo: Facebook è un fenomeno recente e questo è il momento giusto per pensare alla formazione degli utenti. Una formazione in cui si eviti un approccio centrato esclusivamente sui rischi: è giusto che la polizia spieghi come difendersi dalla pedofilia, dalle truffe online e dai furti d'identità, ma non basta. Bisogna disegnare dei percorsi educativi che facciano vedere il fenomeno in tutti i suoi aspetti, che diano all'utente nozioni sui potenziali rischi ma anche sulle opportunità.

Ritiene che lo sviluppo di Facebook proseguirà al ritmo visto negli ultimi anni?

A questo ritmo non penso, a meno che si assista ad una caduta della censura in Cina, che peraltro è auspicabile. Oggi Facebook è comunque in una posizione di grande forza e sta forse cominciando a pensare di diventare il motore di ricerca numero uno, il che spiega anche certi contrasti con Google. In ogni caso, anche se internet ci ha abituati ai colpi di scena, penso che nei prossimi anni si confermerà un trend di crescita.

È dunque inevitabile una sempre maggiore presenza di Facebook anche nel mondo delle relazioni professionali?

Certamente. Anche se nelle aziende manca ancora una percezione condivisa di questo strumento. Nel mondo universitario, per esempio, è ancora aperto il dibattito sull'opportunità che un professore accetti richieste di amicizia da parte degli studenti. Una situazione che secondo alcuni studi contribuisce a rendere i corsi più interessanti agli occhi dei corsisti, perché li porta a sentire l'insegnante meno distante e dunque a lasciarsi coinvolgere di più. Naturalmente questo comporta una chiara distinzione dei concetti di "amicizia" e di "amicizia su Facebook". Dovrà ancora trascorrere parecchio tempo prima che si trovi un accordo generale, ma è normale che sia così. Del resto, lo stesso discorso vale per la gestione del telefono cellulare a tavola, su cui ciascuno, ancora oggi, ha la sua idea.


Manpower fa da apripista

Il direttore generale dell'agenzia di collocamento: «Sfruttare le potenzialità dei social media per prepararsi al futuro»


«Hai degli amici in cerca di lavoro...? Segnala questa occasione unica di presentare la loro candidatura da noi alla Manpower! Se la persona raccomandata lavora 500 ore, il premio ammonta a 300 franchi. Ti aggiudichi inoltre 200 franchi se il tuo conoscente lavora oltre 1'000 ore!». Così recita uno dei molti annunci pubblicati recentemente su Facebook dall'utente "Manpower Ticino", antenna ticinese di una delle principali agenzie che offre lavoro in prestito nel nostro paese. L'iniziativa ha suscitato l'indignazione del sindacato Unia, che in un comunicato l'ha definita «inammissibile dal profilo etico e morale» ed ha fatto sapere che si sta adoperando per promuovere a livello svizzero un'iniziativa popolare per porre «limiti chiari a queste multinazionali dello sfruttamento che lucrano sui lavoratori più fragili». A colpire è il tipo di offerta ma soprattutto la scelta di servirsi del più popolare dei social media per reclutare lavoratori precari.
Una scelta che fa però parte della strategia aziendale di Manpower Svizzera, come conferma ad area il suo direttore generale Urs Schüpbach: «Il ragionamento è semplice: ci sono delle persone che cercano un lavoro e aziende che ne offrono. Noi siamo nel mezzo di questi due mercati e riteniamo che i social media, soprattutto Facebook, siano una chance. Dallo scorso autunno sono per noi un mezzo supplementare di ricerca del personale. Capisco che oggi sia ancora inabituale usare Facebook per entrare in contatto col mondo del lavoro, ma tra cinque anni apparterà alla quotidianità di tutta la popolazione».
Che importanza rivestono attualmente i social media per Manpower?
Siamo ancora agli inizi, nella fase di apprendimento. Per ora, dal punto di vista degli affari, Facebook e gli altri social media non rendono nulla. Ai nostri collaboratori abbiamo chiesto di sviluppare iniziative per entrare in contatto con le persone e tra circa un anno si potranno fare le prime valutazioni. Le prime esperienze indicano tuttavia che la gente apprezza il fatto di poter accedere in tempi più rapidi alle offerte di posti di lavoro.
E per Manpower quali sono i vantaggi?
Il grande vantaggio è quello di intercettare profili professionali molto richiesti che non troveremmo in altro modo, per esempio attraverso annunci (peraltro costosi) sui giornali o sulla nostra pagina internet. Penso in particolare a specialisti nell'ambito dell'industria alimentare o a collaboratori di centrali nucleari.
È così difficile reperire simili profili professionali? L'uso dei social media lo renderà più facile?
Reclutare talenti e persone specializzate è sempre stato difficile e lo diventerà sempre di più a causa dell'evoluzione demografica, perché fra cinque-dieci anni ci saranno meno persone sul mercato del lavoro. I social media contribuiranno sicuramente a migliorare e a semplificare la ricerca. È dunque indispensabile cominciare ad usarli oggi per poterne fare un uso più ampio in futuro.
Quali sono i piani di Manpower Svizzera per i prossimi anni?
Cercheremo di stare al passo con l'evoluzione della tecnologia. Per ora Facebook non funziona granché come strumento di reclutamento: alla giornata delle porte aperte organizzata recentemente a Lugano tramite la rete si sono presentate meno di dieci persone. Ritengo tuttavia che le cose cambieranno tra alcuni anni, quando gli utenti di Facebook nell'allestire il loro profilo saranno più attenti alla questione professionale. Diventerà un vantaggio per tutti.
Facebook è uno strumento pensato per i contatti privati. La vostra non è allora un'intrusione nella sfera privata degli individui?
La mescolanza tra privato e lavoro ormai è totale. Una persona che si mette su Facebook accetta di rendere pubbliche una serie d'informazioni che la riguardano. Inoltre ogni utente è libero di decidere cosa è privato e cosa non lo è. Se incautamente divulga questioni private è un problema suo.
L'iniziativa promossa da Manpower Ticino è stata stigmatizzata dal sindacato Unia. Cosa pensa di queste critiche?
Di fronte alle novità ci sono sempre reazioni critiche, che comprendo perfettamente. Anzi, mi auguro che esse aiutino a correggere determinati comportamenti. D'altra parte, questa è l'espressione di uno sviluppo globale che non possiamo certo fermare in Svizzera.   

Pubblicato il

10.06.2011 01:00
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