Moda fiscale

«Oltre 2,5 miliardi di franchi. Un utile netto così, in Ticino, non si era mai visto. E, probabilmente, mai più si vedrà. I risultati registrati nel 2018 dalla Luxury Goods International di Cadempino (Lgi) – la società che gestisce i marchi del lusso del gruppo Kering – hanno dell’incredibile».

 

Cominciava così un articolo pubblicato su area esattamente un anno fa. La realtà dei fatti ci ha smentito: il nuovo articolo potrebbe iniziare esattamente allo stesso modo. Già, perché anche per il 2019 la filiale ticinese della multinazionale della moda con ha realizzato il medesimo utile netto da capogiro: 2,5 miliardi di franchi. Il dato lo si trova nei bilanci della Kering Luxembourg, la società bucalettere del Gran Ducato che, fino alla fine dello scorso anno, controllava il 100% della Lgi.

 

Ma come è possibile?

 

Dopo la firma del patteggiamento record di 1,25 miliardi di euro con il fisco italiano nell’ambito dell’inchiesta sul marchio Gucci e sulle attività della controllata ticinese sembrava chiaro a molti che, proprio a partire dal 2019, la Lgi non avrebbe più fatto registrare utili miliardari. Il portale francese Mediapart aveva d’altronde reso noto un documento interno con il quale si mostrava la volontà di Kering di «trasformare Lgi e il nostro modello operativo».

 

Nel 2018 e nel 2019, però, la stessa Lgi ha fatto registrare degli utili netti mai visti prima. Utili che, come in passato, si basano sull’incredibilie margine generato nel settore del lusso tra la produzione e la vendita: giocando sui prezzi d’acquisto nelle fabbriche e di vendita nelle boutique, questi margini elevatissimi possono essere trasferiti verso una giurisdizione fiscalmente molto attrattiva. In questo caso il Ticino dove, a seguito di un accordo stabilito con il Cantone, Kering beneficiava di enormi vantaggi sull’imposizione degli utili.

 

L’ipotesi che possiamo fare è quella che gli utili della società, di fatto ancora domiciliata a Cadempino, continuino a essere stratosferici, ma che, a seguito delle diatribe fiscali, non vengano più tassati interamente in Ticino. A Parigi e Milano, dove di fatto si svolgono le attività creative e a valore aggiunto dei vari marchi di Kering, non andava certo giù che le tasse venivano pagate esclusivamente in Svizzera grazie ad una sorta di camouflage. È quindi plausibile che, soprattutto dopo l’accordo siglato nel 2019 a Milano, le autorità fiscali di Italia e Francia abbiano fatto pressione alla Svizzera per spartirsi la torta.

 

Che la manna fiscale sia già diminuita in Ticino, lo dimostrano i dati presenti nel consuntivo cantonale 2019 e nei consuntivi dei Comuni dove Kering pagava le tasse. Nel 2019, il gettito delle persone giuridiche cantonali è sceso di 55,9 milioni di franchi rispetto a quanto preventivato. Un’importante flessione che, per il Consiglio di Stato, è tra i vari fattori riconducibile «al calo degli utili registrati nel 2018 e 2019 da alcune aziende particolarmente significative sotto il profilo del gettito fiscale» e «alla riorganizzazione aziendale di un importante contribuente, la quale ha comportato un’importante perdita di substrato fiscale». Nomi non se ne fanno, ma tutti sappiamo a chi si sta accennando.

 

Se c’è un posto dove questa nuova tassazione di Lgi si fa sentire è Cadempino. In un anno, tra il 2018 e il 2019, il Comune del Luganese ha perso circa 10 milioni di franchi d’imposte sul gettito delle persone fisiche. Già nel preventivo 2019, il Municipio scriveva che «le informazioni avute un anno fa inerenti la diminuzione del gettito sono confermate e i prossimi anni saranno impegnativi per le finanze comunali». Non ci si aspettava però un calo così netto: il preventivo ipotizzava un disavanzo di 6 milioni che, a consuntivo, è salito a 10 milioni.

 

Negli altri Comuni dove Kering riempiva le casse le perdite sono minori, ma restano importanti. A Vezia il gettito delle persone giuridiche è sceso da 2,6 milioni a 600 mila franchi in un anno. A Sant’Antonino queste entrate sono passate da 3,2 a 2,4 milioni. A Bioggio, la diminuzione è di 1,8 milioni di franchi, con le entrate delle persone giuridiche passate da 5,9 a 4,1 milioni.

 

Nel frattempo, Kering sta rimodellando la propria struttura che controlla le entità presenti in Ticino. Dal 2020, non sarà più la Kering Luxembourg – diventata quest’anno Gucci Lusembourg – a controllare la Lgi e le altre filiali di Cadempino, bensì la Kering Holland. «Il 30 dicembre 2019, Kering Luxembourg Sa ha intrappreso una profonda riorganizzazione interna» si legge nei bilanci della società del Gran Ducato. Movimenti che sembrano significare un cambio di strategia del gruppo e che potrebbero portare ad una nuova redistribuzione degli utili tra le controllate di Kering.

 

Per ora l’unica cosa certa è che, in Ticino, la festa sembra essere finita. Di fronte allo strapotere delle multinazionali, le nostre autorità cantonali e comunali possono solo restare a guardare. Dalle voci da noi raccolte sembrerebbe, però, che il Cantone abbia tentato un colpo di colda cercando d’imporre una “exit tax” alla multinazionale. Quanti soldi potrebbe portare questa sorta di punizione per lo smantellamento in atto non è ancora dato a sapere.

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il 

01.09.20
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