Lugano, la malaedilizia in passerella

Unia denuncia: «Città di Lugano, subappalto illecito a una ditta col titolare dai fallimenti seriali»

Logica del minor prezzo, mandato diretto a chi non ha le competenze, subappalto a chi non paga gli operai e ha alle spalle una storia di fallimenti. Tutti i dettagli del caso denunciato dal sindacato Unia, che vede coinvolto quale attore di primo piano il Comune di Lugano, committente dell’opera.

La banchina di legno sul lungolago, proprio di fronte al Municipio, è stata inaugurata questa estate dal sindaco Marco Borradori, il municipale Roberto Badaracco e il responsabile delle infrastrutture cittadine Fabio Schnellmann. Una struttura apprezzata dalla popolazione, inconsapevole però dei retroscena poco onorevoli nella sua realizzazione.


Al taglio del nastro era pure presente l’architetto Bruno Huber, al cui studio il Municipio ha affidato su mandato diretto la realizzazione dell’opera costata 230mila franchi. Quest’ultimo ha promosso tre procedure a invito per le opere di falegnameria, metalcostruzione e lavori edili speciali. La particolare procedura ad invito consente di poter chiedere solo a poche ditte di presentare delle offerte.


Previa la necessaria autorizzazione del Comune luganese quale committente, l’architetto ha scelto le tre ditte con l’offerta minore. Nel caso delle opere di falegnameria, l’azienda prescelta aveva inoltrato un preventivo inferiore del 33,5% alla ditta più cara e del 18,5% alla seconda ditta. A vincere l’appalto di falegnameria è stata dunque la Franco dell’Oro Sa, conosciuta nel Luganese soprattutto per l’arredamento d’interni dei ristoranti, con cui l’architetto Huber aveva già lavorato in passato. La passerella di legno sul lago è decisamente più vicina a opere di carpenteria che arredamento da bar, annotano i sindacalisti. Infatti, sono stati gli operai di un’altra ditta, Edil Global Service, a costruire la passerella di legno sul lungolago cittadino. Foto e testimonianze lo provano.


Prima infrazione alla legge sulle commesse pubbliche, stando alla denuncia sindacale. Il subappalto è autorizzato solo se espressamente consentito. Nella procedura ad invito, dove non si fa il bando di concorso pubblico, si presuppone che ad essere invitate siano aziende in grado di svolgere il lavoro, non di subappaltarlo. E se per qualche ragionevole spiegazione eccezionale ciò dovesse avvenire, il committente, ossia il Comune, avrebbe dovuto essere informato dall’impresa di voler cedere in subappalto i lavori. Stando alla documentazione in possesso al sindacato, nessuna segnalazione è stata inoltrata al Comune dalla Franco dell’Oro. Quest’ultima, dopo la denuncia sindacale, si è giustificata adducendo il prestito di manodopera, non il subappalto. Impossibile, replica il sindacato.


Il prestito di manodopera regge se si parla di un qualche operaio preso in prestito da un terzo per concludere il lavoro. Nei giorni della posa della passerella invece, vi erano solo lavoratori della ditta terza, neanche uno della Franco Dell’Oro. Tanto più che lo stesso titolare della Edil Global Service, dimostrando poco senso del pudore, ha messo in bella vista sui cancelli del cantiere di fronte al Municipio lo striscione aziendale pubblicitario.


Di fallimento in fallimento
Il titolare della Edil Global Service è una “vecchia” conoscenza del sindacato. In precedenza era il titolare della Ringhio Sa, ditta fallita nel maggio dello scorso anno. «Ancora non è stata fornita la graduatoria dei creditori, ma il buco si aggirerebbe tra 600.000 e un milione di franchi, tra cui figurano imposte, oneri sociali e salari dei dipendenti non pagati» precisa Matteo Poretti di Unia.


Pochi giorni dopo il fallimento, il titolare dall’evidente anima imprenditoriale, sbarca sul mercato con la nuova ditta Edil Global Service. Anche questa avrà però una vita breve.
La nuova impresa è infatti fallita la settimana scorsa, a meno di un anno di esistenza. Il secondo scoperto si aggira sugli 1,3 milioni di franchi. Nuovamente ritroviamo debiti cui dovrà farvi fronte la collettività: mancato pagamento di Iva, oneri sociali e imposte alla fonte. Agli 1,3 milioni di franchi vanno poi aggiunte le tre mensilità arretrate della ventina di dipendenti, che saranno saldate in gran parte grazie alla procedura d’insolvenza della cassa disoccupazione.

 

Ma non c’è il due senza tre.Stando al sindacato Unia, l’impresario delle due ditte fallite, avrebbe in serbo una terza sorpresa d’attività aziendale, con tanto di logo su magliette per dipendenti già confezionate, pronte all’uso. Da questo esempio di malaedilizia di commesse comunali affidate a un fallimentare “seriale”, il sindacato pone alcuni quesiti.


I controlli del Comune di Lugano sui lavori commissionati tramite la procedura degli incarichi diretti, funzionano? «Meno carta, meno studi e più operatività», esultava su Facebook il responsabile delle infrastrutture cittadine Fabio Schnellmann (nonché granconsigliere), elogiando proprio il cantiere della passerella. Avere fuori dall’uscio del Municipio una ditta che, oltre a lavorare in subappalto illegale all’insaputa dell’esecutivo e dei funzionari responsabili, non paga i propri dipendenti da mesi e il cui titolare ha già accumulato due fallimenti milionari nel giro di un anno, non dovrebbe giocare a favore dell’operatività. Oggi, dopo l’emergere dei fatti, interpellato da area, Schnellmann ammette: «La cosa ci è un po’ sfuggita di mano».


In seconda battuta, si chiede il sindacato, perché i servizi cittadini hanno dato il loro benestare al mandato su invito per dei lavori molto vicini alla carpenteria a una ditta che si occupa di arredamenti interni da bar? Anche qui la risposta di Schnellmann: «Il Municipio aveva dato mandato all’architetto di realizzare l’opera con un budget limitato entro il quale doveva restare».

I mali del prezzo più basso
Qui si arriva alla terza questione, forse fondamentale, posta dal sindacato. Nei mandati su invito, su indicazione municipale, sono state scelte le ditte con l’offerta più bassa. La logica del minor prezzo ha prodotto un subappalto a una ditta con una lunga lista di crediti scoperti, il cui fallimento è apparso a registro di commercio questa settimana. Come detto, solo l’anno prima, il titolare era già fallito con un’altra ditta, lasciando una montagna di debiti. Vien da chiedersi cosa abbia prodotto la «stretta collaborazione» tra Magistratura e Uffici cantonali nella lotta ai fallimenti fraudolenti, annunciata dal Dipartimento istituzioni tempo fa.


Da anni, il sindacato Unia denuncia la bancarotta fraudolenta quale male endemico dell’economia cantonale, invitando le autorità pubbliche a reagire con misure adeguate. Le associazioni padronali condividono la preoccupazione, poiché con le loro offerte sottocosto, queste ditte mettono in serio pericolo la sopravvivenza economica delle imprese corrette. Queste ditte del malaffare, oltre ai danni sociali ed economici per i lavoratori e la collettività, imputridiscono l’intero tessuto economico, costringendo le imprese sane a doversi confrontare con prezzi sottocosto. Un cancro che andrebbe estirpato secondo sindacato e associazioni padronali, invece di essere alimentato con lavori pubblici.

Pubblicato il

12.09.2019 15:26
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