A Lorenzo Quadri, capodicastero della socialità di Lugano abbiamo chiesto un’intervista. Davanti alla tastiera del computer, il municipale non perde certo tempo e in un battibaleno ecco la sua email: «Ciao Paolo. Io li manderei anche affanc... A parte questo, ci sono suggerimenti? (lo girerei piuttosto alla polizia)». Allegato c’è il nostro messaggio: nella foga invece di un’inoltra, al dito dell’onorevole è forse partito per sbaglio un rispondi? «Egregio signor Quadri, Constatiamo e registriamo l’affanc... alla richiesta di un’intervista. Sorvoliamo e restiamo in attesa di una risposta». Che puntuale arriva: grazie. «Come detto mi scuso per quell’invio che non era destinato a lei. (...). Lei saprà però che anch'io lavoro presso un giornale. E, in questa veste, mi sono sentito comunicare (più o meno nelle stesse modalità) dai vertici PS, che voi ben conoscete, la decisione che nessun esponente del partito avrebbe risposto a domande poste dal giornale per cui lavoro; né in quell’occasione concreta, né mai, indipendentemente dal tema. Capirà dunque come, per semplici motivi di simmetria, la tentazione di dare la stessa risposta che ho ricevuto io è forte, nel momento in cui i ruoli si invertono...». Logico e simmetrico: «Non ne faccio tuttavia una questione di principio...» e ci invita a contattare – che sorpresa! – la polizia. Egregio signor Quadri, ben sapiamo che lei è direttore del Mattino e francamente non potrebbe interessarci di meno. La richiesta era al politico che ha il dovere di rispondere alla stampa. P.S. Come lei ben saprà, essendo pure giornalista... |