Italia

“Voi non avete fermato il vento/ gli avete fatto perdere tempo”. La canzone di marzo di De André parla oggi a Salvini, ai populisti razzisti e fascisti ma anche a chi doveva fare non ha fatto e non fa nulla per fermarli, e anche a chi si è chiuso in casa, testa e cuore nel computer e nello smartphone senza accorgersi che nelle piazze reali avanza una minaccia grave alla solidarietà, alla cittadinanza, al bene comune. Le piazze lasciate vuote dalla perduta visione della sinistra politica e occupate dalla volgarità della destra vanno riconquistate alla democrazia e, perché no, all’allegria, alle differenze e alla complessità contro il testosterone dell’odio e delle risposte facili ai problemi, contro le sirene dell’individualismo sovranista. Piazza san Giovanni è stata riconquistata da centomila sardine di tutti i colori tranne il nero. Anzi, ci sono anche le “sardine nere”, migranti emarginati, italiani di serie B, sfruttati quando servono e ributtati a mare una volta spremuti. La sardina è pesce azzurro che non vuole farsi inscatolare, il territorio è ricco di città che non si legano. Sono più di 120 le piazze riconquistate dalla democrazia, da ragazzi capaci di trascinare con sé padri e nonni appassiti nella memoria degli anni d’oro, brontoloni sui giovani senza valori. Né di destra né di sinistra? Ma chi l’ha detto: alla riunione di domenica delle 160 sardine delegate da tutte le città italiane, in un palazzo occupato a cui l’elemosiniere del papa ha riacceso la luce, uno dice: “Siamo di sinistra, no? Allora chiamiamoci compagni”, e giù applausi. In piazza la prima voce è della presidente dell’Anpi Carla Nespolo, poi il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, e ancora l’islamica che si racconta. In tutti i lati della piazza si canta Bella Ciao, una sola volta Fratelli d’Italia perché anche l’inno va strappato di mano alla destra.


Nella piazza delle grandi occasioni niente servizio d’ordine, c’è un ordine allegro che trasmette coraggio e speranza a un’Italia a tratti disperata, rancorosa. È il miracolo di san Giovanni, intimano i “papa boys” a Salvini: “Medjugorje non si lega”, che vuol dire metti via quel rosario, sacrilego! Sardine “anticapitaliste”, di carta cartone legno stagnola, sardine di lana tessute all’uncinetto. Hanno solo un mese di vita, nate a Bologna per impedire che quel che resta della convivenza e del modello emiliano venga gettato nella spazzatura da un rutto razzista alle regionali di gennaio. Hanno raggiunto a nuoto ogni borgo, sbarcheranno persino a Predappio per raffreddare gli ardori dei nostalgici del duce. Hanno un mese e tutti pretendono da loro linea politica, partito, organigramma. Hanno già concluso la prima fase, adesso tornano nelle città, per salvare Emilia Romagna e Calabria. Poi si penserà alla fase tre. Ai politici che le odiano e a quelli che le corteggiano presentano l’agenda stilata in un palazzo occupato tra ragazzi che non si conoscevano. Sei punti: chi è stato eletto vada a lavorare nelle istituzioni e la smetta con la propaganda; i ministri comunichino solo nei canali istituzionali; trasparenza nell’uso che la politica fa dei social; fedeltà dei media nel racconto; via la violenza dalla politica e quella verbale sia equiparata a quella fisica; last but not least, abrogare il salviniano decreto sicurezza.


Oggi niente nota politica classica, nulla sulle liti di governo, sulla finanziaria, sull’Ilva, le banche, Di Maio e Zingaretti. Niente su Renzi. È Natale, dal Bel-
paese solo buone notizie.

Pubblicato il 

17.12.19
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