Ticino

Meno di 2.700 franchi lordi mensili. Lo ricevono per 42 ore settimanali il 60 per cento dei lavoratori interinali impiegati da agenzie non sottoposte al ccl obbligatorio. Oltre che precari, con paghe da fame, dunque.

E quanto emerge dalle verifiche svolte dall’Ispettorato del lavoro su questa tipologia di lavoratori per incarico della Commissione Tripartita.

 

Nel mirino dei controlli cantonali le agenzie di collocamento temporaneo che non sottostanno al contratto collettivo di lavoro obbligatorio sul piano nazionale dal 1° gennaio dello scorso anno, una trentina in tutto il cantone su un centinaio esistenti. Un contratto che fissa a 3.000 franchi il salario minimo, ma deroga in Ticino la possibilità di scendere il primo anno del 10 per cento in alcune zone, raggiungendo i 2.700 lordi. Dall’obbligo del rispetto contrattuale sono infatti escluse le agenzie interinali che non raggiungono 1,2 milioni di cifra d’affari in un anno. Una scappatoia di cui avevano approfittato alcune agenzie interinali, clonandosi in due società distinte a registro di commercio in modo da dividere in due anche la cifra d’affari sfuggendo così all’obbligatorietà del salario minimo. L’agire dei furbetti d’agenzia era già stato raccontato da area la scorsa primavera (area, n. 6 del 20 aprile 2012).


Erano almeno due (ma da nostre informazioni oggi sarebbero cinque) le agenzie interinali ticinesi "sospettate" di aver aggirato l'obbligo del Ccl in questo modo. Guarda caso, le due agenzie clonate sono nate entrambe nel mese di marzo dello scorso anno, proprio quando stava per scadere la non punibilità per inosservanza del contratto collettivo. Entrambe hanno ricevuto il permesso di esercitare il lavoro temporaneo dal Segretariato di stato dell’economia a Berna, dopo il preavviso favorevole rilasciato dal Canton Ticino. «La prassi legale – spiega Athos Taddei, capo dell’Ufficio giuridico della sezione del lavoro cantonale – prevede che si possa concedere l’autorizzazione a degli amministratori al massimo per due agenzie interinali. Si ritiene così che possa essere garantito un certo controllo delle attività. Altri impedimenti legali per cui il nostro ufficio possa formulare un preavviso negativo relativo ai casi da lei citati non esistono».


La legge dunque consente la pratica della clonazione aziendale, o meglio detto, non ha ancora previsto degli strumenti per impedirla perché i furbetti sono stati più veloci. L’unica via per imporre il rispetto di minimi salariali e contrattuali degli interinali è proprio la Commissione Tripartita. Sulla base legale delle misure di accompagnamento alla libera circolazione, in caso di gravi abusi salariali la Tripartita può chiedere al Cantone di emanare un contratto normale di lavoro cantonale, nel quale siano definiti obbligatori i salari e le condizioni minime. Come indicato a inizio articolo, le verifiche si sono iniziate e nel rapporto intermedio siamo ben oltre la soglia del 10 per cento di gravi abusi salariali prevista dalla legge per chiedere l’obbligatorietà di un contratto. E la stessa Tripartita fa ben capire che non si dovrebbe indugiare molto sul tema. «Qualora il dato fosse confermato al termine dell’inchiesta, la Tripartita, senza attendere la prossima seduta plenaria, proporrà al Consiglio di Stato di estendere il contratto interinale a tutte le agenzie, indipendentemente dalla massa salariale» informa la commissione nel comunicato stampa. Par di capire che i tempi dei furbetti clonatori d’agenzie si stiano dunque raccorciando, con l’emanazione forse già a fine anno del contratto obbligatorio per tutti. Sempre che l’Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) non presenti ricorso contro l’eventuale contratto, come ha fatto nel caso dell’apparecchiatura elettronica e informatica.


Aiti infatti prosegue la sua battaglia per mantenere salari improponibili ai residenti ticinesi in aziende orientate al profitto impostato su bassi stipendi. I settori industriali in cui si riscontrano il maggior numero di interinali stipendiati sotto i 3.000 franchi (e altrettanto lo sono sovente i fissi) sono la logistica, l’abbigliamento e la farmaceutica.
Non che i tremila franchi possano essere considerati salari decenti, ma di fronte all’immobilismo generale rappresentano un passo avanti, aveva dichiarato ad area Rolando Lepori, responsabile dell’industria di Unia Ticino. In attesa, aveva specificato Lepori, che si voti sui 4.000 franchi di salario minimo previsti dall’iniziativa popolare promossa dai sindacati.


A rendere l’idea dello stato dei salari nell’industria ticinese, vi era il paradosso generato dall’introduzione dei salari minimi per interinali di 2.700 franchi: le fabbriche sostituivano i temporanei coi fissi perché li avrebbero pagati meno. «Una sostituzione di personale che continua ancora oggi – afferma Lepori – Ancora l’altro giorno, dei responsabili di un’azienda hanno dichiarato candidamente di aver assunto con contratto indeterminato una trentina d’interinali perché gli costavano meno».


Interessati a far rispettare i minimi salariali di 2.700-3.000 franchi previsti dal contratto nazionale degli interinali, vi sono le grandi agenzie di collocamento. Quest’ultime si vedono erodere fette di mercato da agenzie temporanee che sfuggono all’obbligatorietà del ccl. «Da quando è entrato in vigore il ccl, la nostra agenzia di Lugano ha perso il 30 per cento della cifra d’affari» spiega Maurizio Biolo, direttore Adecco Lugano e presidente della commissione paritetica cantonale delle agenzie interinali. «Questo perché alcune aziende nostre clienti, con lodevoli eccezioni però, si sono rifiutate di pagare 3.000 franchi». E come sopperiscono al personale? «O tramite le agenzie escluse dal Ccl perché non raggiungono la cifra d’affari imposta, oppure fanno capo a chi non versa i 3.0000 perché determinate categorie sono state escluse dal campo di applicazione del contratto». Un esempio, aggiungiamo noi, è la chimica-farmaceutica, considerata sul piano nazionale un settore dove le paghe sono ben superiori ai 3.000 franchi. Ma non in Ticino.
«Ci sono aziende e agenzie interinali che hanno una morale. Altre no. Nessuno è candido, ma c’è chi persevera con l’obiettivo di specularci. Con questi ultimi dobbiamo essere drastici, sanzionandoli in maniera pesante». conclude Biolo.


Insomma, i furbetti d’agenzia sono avvisati: la fase transitoria sta per finire. Per quelli che invece concepiscono l’attività imprenditoriale fondata sui bassi stipendi, la campana potrebbe suonare con l’approvazione popolare del salario minimo di 4.000 franchi.

 

Pubblicato il 

27.03.13

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