Giovedì 8 febbraio tre cantoni, Zurigo, Basilea Città e Giura, hanno presentato alla stampa le rispettive statistiche sulla criminalità. Il dato comune è un numero dei reati tendenzialmente in calo nel 2006. In tutti e tre i cantoni, però, viene registrato un relativo aumento dei minorenni, in maggioranza stranieri, sospettati di aver commesso reati. Questi dati statistici sono stati accompagnati da interpretazioni e conclusioni molto dure e politicamente scorrette, visto che pochi giorni dopo cifre e valutazioni si sono prontamente rivelate sbagliate.

A Zurigo, il capo della polizia giudiziaria, Bernhard Herren, ha detto in conferenza stampa che «la preoccupazione numero uno è e rimane la criminalità giovanile», poiché il totale dei reati è diminuito del 6,1 per cento, ma si registra un aumento del 3,3 per cento del numero dei minorenni imputati di azioni delittuose. Tra quest'ultimi, gli stranieri sono lievemente in calo (-0,9 punti a 44,6 per cento), ma rispetto ai reati contro la persona sono il 52,6 per cento. Sovrarappresentati sono in particolare i ragazzi provenienti dai Balcani, ha affermato Herren. Secondo lui, per far fronte a questo fenomeno occorrono «misure drastiche, sino all'espulsione dell'intera famiglia [del colpevole, ndr]».
La situazione sarebbe analoga a Basilea Città, dove il numero delle denunce è stato di 23 mila 865 dopo l'impennata del 2004 (oltre 30 mila reati): il dato è così tornato ai livelli del 2000. Per il procuratore Beat Voser i problemi maggiori sono legati alla violenza e alla droga. Il 55 per centi dei sospetti di reato sono stranieri, molti dei quali, però, non hanno neppure il domicilio in Svizzera. Sul fronte dei giovani il procuratore dei minorenni Beat Burckhardt ha affermato che «non abbiamo una criminalità degli stranieri, quanto una criminalità dei Balcanici».
Anche nel Giura c'è stato l'anno scorso un forte incremento della delinquenza giovanile: il numero dei minorenni autori di un reato è quasi raddoppiato, salendo da 139 nel 2005 a 257 nel 2006. La metà dei reati commessi dagli adolescenti è costituita da furti e danni alla proprietà. Le aggressioni rappresentano il 6 per cento, i reali sessuali il 4 per cento. Globalmente, la criminalità nel cantone è rimasta pressoché stabile rispetto all'anno precedente, ha indicato il comandante della polizia cantonale giurassiana Henri-Joseph Theubet.
Date queste premesse, hanno sorpreso non poco le smentite e le puntualizzazioni riportate nei giorni successivi dalla Nzz am Sonntag. Secondo il giornale, un rapporto interno della Procura zurighese dei minorenni relativizza le cifre fornite dalla polizia cantonale: nel 2006 in tutto il cantone è stato registrato rispetto all'anno precedente un 3 per cento in meno di denunce alla magistratura dei minorenni ed è stato condannato quasi un 7 per cento in meno di giovani sotto i 18 anni. Insomma, una cosa sono i sospettati dalla polizia, altra cosa i giovani effettivamente denunciati alla magistratura e poi condannati.
Anche per il responsabile politico della polizia, il consigliere di stato  Ruedi Jecker (del Plr), le affermazioni di Bernhard Herren contro gli stranieri si basavano su interpretazioni sbagliate delle cifre. La polizia sarebbe frustrata, ma non si deve problematizzare la criminalità secondo lo schema giovani/anziani o svizzeri/stranieri. Queste analisi vanno lasciate ai sociologi. «Nuove misure non sono pertanto necessarie», ha concluso Jecker.
Una reazione piccata l'ha invece avuta la Conferenza dei direttori cantonali di polizia, che si sono detti "sorpresi" che la Confederazione abbia istituito un gruppo di lavoro sulla violenza giovanile, di fatti scavalcando i cantoni. Il ministro di giustizia e polizia, Christoph Blocher, aveva infatti parlato di percentuale "vistosamente alta" di giovani violenti d'origine straniera e in particolare di quelli provenienti dai Balcani. Secondo Blocher, anche i genitori devono essere chiamati a rispondere della violenza dei figli «con il risarcimento dei danni e, quando si tratta di giovani stranieri, persino con l'espulsione dell'intera famiglia». Cantoni e comuni collaborano strettamente da anni in questo settore ma Blocher, come al solito, invece d'informare la Conferenza dei direttori cantonali di polizia, con l'arroganza del potere che lo distingue ha preferito strumentalizzare il problema a fini di propaganda del suo partito, annunciando "motu proprio" misure che nessun organo ufficiale ha finora discusso e deciso di adottare.
Ma davvero, poi, la criminalità giovanile sta aumentando? Più che un fenomeno reale è una questione di sensibilità, afferma Daniel Fink, capo della sezione diritto penale presso l'Ufficio federale di statistica. La società odierna affronta la violenza in modo diverso: una rissa fra giovani o uno schiaffo da parte di un adulto erano situazioni quasi normali in passato, che rimanevano senza conseguenza o tuttalpiù venivano risolte fra le parti. Oggi vi è più propensione a sporgere denuncia, ciò che spiega la crescita dei reati. Fink relativizza anche i dati: fra i 945 mila giovani residenti in Svizzera nel 2005 solo l'1,5 per cento è stato sospettato di reato (circa 14 mila). E solo lo 0,2 per cento dei casi concerneva reati violenti.

Pubblicato il 

16.02.07

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