Rimaniamo per una volta in questo spensierato cantone sudalpino perché ogni tanto qualche spunto di riflessione lo offre anche lui. Perché il Dipartimento delle finanze ed economia ticinese a un tratto si mette a fare l'intransigente con il lavoro domenicale nei negozi? Dai, dopo quasi vent'anni di tolleranza di una lodevole eccezione. Vent'anni! D'accordo che se paragonati ai tempi di decadimento del plutonio equivalgono a un battito di ciglia, ma rispetto alla storia economica di questo cantone significano pur qualcosa. Significano che ci fu un tempo beato in cui si lasciava la strada libera a un imprenditore di successo. Un fulgido esempio della realizzazione del "sogno ticinese". Questo è il cantone delle opportunità, degli opportunisti dove se lavori duro ce la puoi fare. Il cantone dove puoi diventare un imprenditore unico, nel senso che è garantita l'assenza di altri concorrenti. Ma tutto questo era e non è più. Sull'altare di un rigido e bieco legalismo, diciamolo pure, di stampo svizzero-tedesco, si sacrifica la possibilità di fare soldi. Tanti soldi. Insomma la favola della volpe e l'Iva, la conquista della frontiera (italo-svizzera), eccetera, tutto sta andando in frantumi. E a questo sfacelo ha contribuito anche Chiasso quando ha deposto il suo "uovo" rompendo quelle nel paniere di chi già s'era fatto un nome nell'ambito degli acquisti domenicali.
E poi, ci chiediamo, ma è davvero un male lavorare di domenica? Chi lo fa non vi è mica condotto in ceppi, ci va di sua spontanea volontà. Inoltre ci sono tantissimi mestieri che prevedono turni domenicali e festivi. Lasciate che una povera commessa per un giorno la settimana condivida gli stessi fastidi di un cardiochirurgo. È umano volersi sentire importanti e indispensabili. Anche questo fa parte del sogno.
E tutti quelli che la domenica non lavorano? Ma cosa deve fare questa povera gente? Andare per musei? Che noia. Oppure andare in montagna a piangere sui ghiacciai che si stanno sciogliendo? Bella idea quando sai che nei supermercati il banco frigo invece funziona sempre benissimo. Uno nel tempo libero vuole svagarsi, fare shopping, conservare un bel ricordo della giornata rilassante che ha passato al centro commerciale. Tutto ciò fa bene a noi e alla nostra economia, dunque fa doppiamente bene a noi (e anche a lui).
Infine non bisogna mitizzare troppo la domenica perché in fondo è un giorno come un altro per chi non ha un calendario. Sta tra un'alba e un tramonto come qualsiasi giornata. Impossibile distinguerla da un lunedì o da un giovedì, per dire. Se è una questione religiosa non credo che ci sia problema a mettere una cappella in un centro commerciale, in fondo ci sono anche negli aeroporti. Quello che forse ancora manca per uniformare la domenica al resto della settimana è di toglier le indennità e supplementi per lavoro nei giorni festivi. È quello che in fondo confonde un po' i lavoratori.
Allora prendiamo una decisione coraggiosa: aboliamo la domenica. Se disturba, chiamiamola "sabato 2".

Pubblicato il 

14.09.12

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