Fiduciari

La saga giudiziaria di Davide Enderlin Junior tiene banco da mesi nelle cronache locali. E accende i riflettori sulla nebulosa piazza parabancaria ticinese, sulle sue criticità, sulle strane relazioni professionali e quei silenzi che paiono complici. Inquisito e arrestato in Italia con l’accusa di aver svolto un ruolo da intermediario nel riciclaggio di 22 milioni di euro, Enderlin è indagato pure dalla Procura ticinese per l’ipotesi di aver sottratto denaro ai suoi clienti e di malagestione nel fallimento dell’azienda Pramac di Riazzino.

I componenti di una saga ci sono tutti. Il protagonista, rampollo di una famiglia facoltosa della città sulle sponde del Ceresio, col gusto dei riflettori mediatici, l’avvenente amica in cerca di successo come cantante e il socio in affari, entrambi ora dietro le sbarre per presunta complicità col protagonista. Limitare lo sguardo al solo Enderlin sarebbe come guardare il dito senza vedere la Luna. E in questo caso, la Luna è la piazza degli intermediari e gestori di patrimoni luganesi, sempre in bilico tra legalità e malaffare, nell’eterna lotta tra quei pochi virtuosi che cercano di ripulire l’immagine professionale e chi invece sguazza nella palude protetto dal generale complice silenzio.


L’esempio di Enderlin mostra in modo lampante le criticità della piazza parabancaria ticinese, delle sue connivenze, del detto e del più rilevante non detto.


Premesso che Enderlin è innocente fino a quando un tribunale non stabilirà il contrario, altri fatti venuti alla luce sono degni di nota. Enderlin in Ticino è un personaggio conosciuto. Proveniente da una famiglia storicamente importante di Lugano, consigliere comunale cittadino eletto nelle file del partito liberale (ora autosospesosi e indipendente), il vulcanico Enderlin è stato promotore di numerose iniziative imprenditoriali da risonanza mediatica. Una su tutte, il bar con Lele Mora a Caprino dove si voleva riproporre una sorta di Billionaire del Ceresio, alla cui inaugurazione hanno partecipato senatori e direttori delle maggiori banche del Paese. Un’iniziativa che durò il tempo di un temporale estivo, fallendo miseramente. Enderlin promosse anche iniziative artistiche col festival della comicità “Lugano ride” o sportive, portando in pochi anni la sconosciuta Lugano Pallavolo ai vertici della lega nazionale. Oltre a questi aspetti, intervistato da Ticinonline, affermò di sedere in 142 consigli d’amministrazione. Negli ambienti finanziari ticinesi l’attività di Enderlin era tutt’altro che ignota.

 
Eppure non era né avvocato né notaio e soprattutto non era un fiduciario. Lo ha affermato il Consiglio di Stato rispondendo in ottobre a un’interrogazione della deputata verde Michela Delcò Petralli. Possibile che le sue mansioni non rientrassero mai nelle attività previste dalla legge cantonale sui fiduciari? Neppure in quelle sottoposte alla verifica della Finma perché soggette alla legge federale sul riciclaggio? Negli ambienti finanziari ticinesi, dai pareri raccolti, nessuno lo crede. Come abbia potuto esercitare senza autorizzazione per tutti questi anni, resta un mistero ticinese.


Una seconda anomalia tutta ticinese balza agli occhi del semplice spettatore. Il legale svizzero del plurindagato transfrontaliere Enderlin è l’avvocato Luca Marcellini, ex procuratore generale della Repubblica del Canton Ticino. E chi è il presidente del Consiglio di vigilanza dell’esercizio della professione di fiduciario? L’avvocato Luca Marcellini. Un doppio ruolo che solleva diverse perplessità.


Al Consiglio di vigilanza presieduto dal patrocinatore di Enderlin è demandato per legge il compito di verificare «nei casi dubbi, se una determinata attività professionale soggiace alla presente legge» (art. 10 Lfid). Se le violazioni sono appurate, «il Consiglio decide la sanzione così come sancisce l’esercizio abusivo della professione» (art. 23).


Contattatada ­area,­ al momento attuale la Procura ticinese non esclude che Enderlin possa essere accusato anche di  quest’ultimo reato, oltre a una lunga serie di altri capi d’imputazione.
Nessuno al Sud delle Alpi ha mai sollevato il potenziale conflitto d’interesse del presidente dell’organo di vigilanza sui fiduciari. Tanto più che Enderlin non è il suo primo cliente di questo genere. Di fiduciari e affini difesi dall’avvocato Marcellini ve ne sono stati altri in passato. Un esempio storico inquadra forse meglio le potenziali implicazioni. Nominato nel 2008 dal Consiglio di Stato (su indicazione del Dipartimento delle istituzioni) presidente dell’autorità di vigilanza, l’ex procuratore generale fu ascoltato l’anno successivo dalla Commissione legislazione in merito alla revisione della legge dell’esercizio della professione di fiduciario. Un fatto assolutamente normale.


Lo stesso anno, l’avvocato Marcellini inoltrò ricorso al Tribunale federale per conto di due clienti condannati dalla Corte di cassazione del tribunale amministrativo cantonale per “Carente diligenza in operazioni finanziarie”. Ricorso perso, per la cronaca. Una domanda sorge però spontanea. Quando l’avvocato Marcellini influisce sulla stesura della legge dei fiduciari, riesce a scindere in modo netto l’interesse generale della Repubblica ticinese dall’interesse privato dei suoi clienti? Senza nulla togliere alla integrità di Marcellini, unanimemente riconosciuta, la sola eventualità di un tale sospetto dovrebbe far desistere dal nominarlo. O dall’accettare l’incarico. area ha tentato più volte di contattare l’avvocato Marcellini, anche via mail, ma non c’è stato verso.


Quel che più stupisce, è che mai nessuno nel cantone abbia sollevato la questione. Mai un’interrogazione parlamentare, mai una voce pubblica fuori dal coro. Per capirci qualcosa, ci siamo rivolti fuori cantone, al professor Benoît Chappuis, titolare di una cattedra all’Università di Ginevra di norme giuridiche ed etiche sulle attività degli avvocati. «Parafrasando un autore, “chi non ha un conflitto d’interesse è un imbecille”. Nel senso che uno specialista difficilmente non avrà qualche potenziale conflitto d’interesse.

 

Fatta la premessa, nel caso descritto, la questione del conflitto d’interesse si pone più sul piano dell’autorità che dell’avvocato. L’autorità dovrebbe statuire la carica in modo da evitare il sospetto di conflitto d’interesse. Non fosse altro che per una questione di credibilità del Consiglio di vigilanza in quanto tale».
Poiché da statuto il presidente del Consiglio di vigilanza dovrebbe essere un magistrato o ex magistrato, quindi non un imbecille, basterebbe nominarne uno non attivo penalmente.

Pubblicato il 

04.12.14
Nessun articolo correlato