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Il rapporto della Commissione gestione e finanze sul Consuntivo 2016 del Cantone Ticino contiene un interessante approfondimento sui dati dell’assistenza e sostegno sociale degli ultimi anni. Un primo dato è che dietro l’aumento numerico dei casi di assistenza si cela una modifica sostanziale della tipologia dei beneficiari: un incremento di persone che pur svolgendo un’attività lavorativa non sono autonomi finanziariamente (working poor), un aumento di disoccupati nonché, dal 2016, una crescita anche di famiglie con figli. E i dati appena pubblicati confermano un aumento del 4,5% dei beneficiari tra agosto 2016 e agosto 2017.


Negli ultimi vent’anni il mercato del lavoro ticinese è notevolmente cresciuto (+51.900 addetti, +30%) con una terziarizzazione dell’economia. Infatti è nel settore dei servizi che si è realizzato il 94 % dell’aumento complessivo. Possiamo aggiungere altri tre fattori che hanno trainato la progressione dell’impiego: la partecipazione femminile, il lavoro a tempo parziale e il frontalierato. In concomitanza all’aumento dell’impiego femminile abbiamo assistito a un incremento del tempo parziale. L’iniziale aumento non sorprende particolarmente, perché molte donne sono rientrate, dopo la maternità, sostanzialmente occupando dei posti a tempo parziale. Quello che è preoccupante è il notevole aumento di personale sottoccupato tra gli impiegati a tempo parziale: dal 5,3 al 9,5% in undici anni. Il fenomeno tocca ormai 17.000 persone.


I dati sull’assistenza ci indicano che vi sono numerose persone che lavorano, ma sono pure costrette a chiedere il sostegno dello Stato per poter vivere. Nella maggior parte dei casi di assistenza, prima di essere a beneficio di prestazioni assistenziali, le persone hanno già effettuato un percorso legato al loro reinserimento professionale, segnatamente tramite l’assicurazione contro la disoccupazione. L’intervento dell’assistenza sociale subentra dopo che tale percorso si è rivelato inefficace, spesso dopo un periodo medio-lungo di inattività professionale e tentativi falliti di collocamento. Il compito è difficile, perché sempre più spesso sia casi in assistenza, sia casi di persone a beneficio dell’assicurazione disoccupazione portano con sé problematiche personali e di salute che non permettono un reinserimento rapido nel mercato del lavoro. Qui si impone una strategia diversa, basata sulle potenzialità della persona. L’efficacia del risultato non si può misurare solo in base al tasso di collocamento, ma dovrebbe tener conto anche di altri indicatori, seppur non così immediati e quantificabili.


A livello federale è stato varato un programma nazionale di prevenzione e lotta alla povertà, che pone l’accento su quattro campi d’azione:
•    pari opportunità e opportunità educative per i bambini, i giovani e gli adulti socialmente svantaggiati
•    integrazione sociale e professionale
•    condizioni di vita delle famiglie e delle persone bisognose (accesso alle informazioni e offerta di alloggi)
•    elaborazione di un piano per il monitoraggio della povertà.


E il Canton Ticino che cosa fa? Il Ticino sembra non voler seguire questa direzione, dato il recente messaggio varato dalla maggioranza dell’esecutivo ticinese tramite il quale si propone una forchetta di salario minimo legale tra i 18,75 e i 19,25 fr./ora. Proposta assolutamente insoddisfacente!

Pubblicato il 

16.11.17

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