La scuola non può essere campo di scontro politico

Nei giorni scorsi si sono tenute tre giornate di Gran Consiglio ticinese in cui sono stati diversi i temi affrontati, tra cui il preventivo 2020. In quest’ambito l’Udc ha proposto un credito aggiuntivo per la Divisione Formazione Professionale di 10 milioni all’anno, per quattro anni, a favore di alcuni pilastri portanti della formazione professionale.


Una proposta che mi ha sorpresa visto che questo partito è sempre molto critico su qualsiasi aumento della spesa dello Stato e più in generale sull’intervento dello Stato perché il “privato”, a loro dire, può fare quasi sempre “meglio”.


Pur nella stranezza di questa proposta, che non ho potuto non definire “creativa”, ho giudicato questa iniziativa una buona notizia sia perché riconosceva, nei fatti, la necessità di avere a disposizione maggiori risorse nella scuola e nella formazione anche da parte della destra, sia perché più risorse nella formazione permettono di rispondere in modo più forte ai bisogni delle nostre e dei nostri giovani, contribuendo a mettere più soldi nell’unica materia prima di valore che abbiamo in Ticino e cioè la materia grigia dei nostri giovani e meno giovani. Coerentemente con ciò ho sostenuto con il mio voto la proposta dell’Udc, ma va detto, per dovere di cronaca, che la stessa non è stata accolta, rimandandone il riesame a dopo un approfondimento dei contenuti.


Di fronte a tutto ciò, non posso non chiedermi perché nelle Commissioni parlamentari il confronto sui bisogni della scuola e della formazione sia molto spesso così aspro da rallentare nei fatti, in modo per me inaccettabile, i tempi delle risposte politiche. In modo analogo mi chiedo sulla base di quali valori etici e politici si fondi la scelta di fare della scuola e della formazione il campo di battaglia tra forze politiche, ben sapendo che questa strategia avrà comunque un impatto sull’educazione e la formazione dei nostri giovani (anche se la scuola sembra resistere bene, nonostante tutto, a questi assalti con i risultati dell’indagine Pisa che sono lì a raccontarcelo!).
Personalmente sono un po’ disorientata, perché non riesco a capirne il senso. So che è brutto dirlo, ma un tempo mi sembrava non fosse così. La campagna elettorale non durava certo tutto il quadriennio come invece sembra succedere oggi! Inoltre da parte di tutti c’era cura e attenzione particolare sulla scuola e la formazione, una cura e un’attenzione che oggi, nei fatti, faccio spesso fatica a trovare.


Il mio augurio per il 2020 è che finalmente in materia di scuola e formazione si abbandoni il confronto fine a se stesso, in modo tale che i nostri bambini, le nostre giovani, i nostri lavoratori adulti possano fruire di tutta l’educazione e la formazione a loro necessarie per affrontare la vita e il mercato del lavoro con le mani piene di competenze forti grazie alle quali veder sempre riconosciuta la loro dignità e la loro libertà di future lavoratrici e di futuri lavoratori.

Pubblicato il

17.12.2019 18:10
Anna Biscossa
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