La riuscita non deve dipendere da provenienza sociale e culturale

Il mondo della scuola ci tocca tutti da vicino, perché l’istituzione scolastica è alla base della nostra collettività. Proprio per questo è un tema sensibile e delicato. È quindi più che comprensibile che ci siano delle diffidenze, resistenze e opposizioni alla prospettiva di un cambiamento importante in questo settore. Questo è segno del fatto che tutti teniamo alla scuola e che ognuno la vuole difendere a modo proprio, ognuno sulla base di ciò che ritiene più giusto.


L’art. 2 della Legge sulla scuola stabilisce che “la scuola promuove, in collaborazione con la famiglia e con le altre istituzioni educative lo sviluppo economico, di persone in grado di assumere ruoli attivi e responsabili nella società e di realizzare sempre più le istanze di giustizia e di libertà”.
Il progetto di riforma si vuole inserire in una linea di continuità con i principi di equità e inclusione. Nel contesto che viviamo oggi risulta fondamentale dedicare attenzione ai bisogni formativi degli allievi e alle loro peculiarità. Vi sono infatti forti differenze che sono date dalla provenienza sociale e culturale, un fattore che spesso si rivela determinante per la riuscita scolastica di uno studente.


Questo è un punto focale soprattutto per le persone di cui si occupa SOS Ticino, da un lato ragazzi migranti (minorenni e maggiorenni, con e senza famiglia) oppure giovani che frequentano i nostri programmi occupazionali. La scuola dell’obbligo gioca un ruolo fondamentale nella loro preparazione scolastica e nella costruzione di basi solide di conoscenze, delle loro capacità cognitive che permetteranno poi loro un avvicinamento al mercato del lavoro senza remore e paure.
Il punto è come assicurare un riconoscimento equo partendo dalle variegate potenzialità degli allievi senza riprodurre privilegi che non hanno nulla a che vedere con lo sviluppo dei loro talenti e la presa a carico delle loro difficoltà.


Non è concepibile che per un verso si perori la causa della formazione professionale rafforzandola, riqualificandola e rendendola il più possibile permeabile ad altri sbocchi formativi e professionali, e d’altra parte si avvalori il meccanismo della selezione esclusiva (fatta dai livelli). La contraddizione è evidente, così come lo è il danno che questa logica arreca alla formazione professionale.
Solo se la via professionale è percepita come una reale opportunità per profili differentemente talentuosi, rispetto allo standard accademico, l’investimento darà i suoi frutti. Per questo, occorre lavorare seriamente sul terreno della differenziazione e della personalizzazione, il solo strumento in grado di convertire in risorse quelli che a prima vista appaiono come dei limiti.


Il credito di 6,7 milioni in votazione il prossimo 23 settembre permetterà la sperimentazione di modalità didattiche e organizzative già in atto nella scuola dell’obbligo, ma estendendole, permettendo così di poter seguire più da vicino il singolo ragazzo secondo i suoi tempi. Per SOS Ticino è un’opportunità da cogliere!

Pubblicato il

12.09.2018 10:43
Tatiana Lurati Grassi
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