La rinuncia e la responsabilità

Giovanni: «Soressa, ma lei lo sa che le strisce di condensazione che vediamo nel cielo non sono naturali? Lei lo sa che aerei appositamente attrezzati con augelli irroranti vanno in cielo a spruzzare sostanze tossiche?»
Soressa: «Forse per eliminare rifiuti tossici? Se fosse vero, sarebbe un atto criminale; servirebbe solo per  spendere meno!!».
Giovanni: «No, è ancora peggio! Sono inviati appositamente dalle multinazionali più potenti a livello globale, tra cui ci sono le nostre aziende farmaceutiche svizzere, che si sono messi d'accordo tra loro e vogliono, da un lato, peggiorare la salute della popolazione per poter proporre sul mercato nuovi farmaci, dall'altro tenere sotto controllo la crescita della popolazione come vogliono ed interessa loro. Per questo mi fa ridere quando lei viene qui a parlarci di come dobbiamo, nel nostro lavoro quotidiano, rispettare l'ambiente, comportarci nell'uso dei prodotti chimici, proporre ai nostri clienti sistemi naturali o biologici di lotta ai parassiti!».
Un compagno di Giovanni: «Giovanni ha ragione. Anche senza arrivare a pensare ad un complotto globale, l'ambiente peggiora di giorno in giorno e io non posso farci niente! Subisco e basta! E non ho più libertà! Pensi solo che io che vengo da Chiasso devo andare ad 80km/h perché gli italiani impestano l'aria. E' un divieto ed è assurdo. Non è colpa nostra!».
Soressa: «Ragazzi non è che la state facendo, da un lato, un po' tragica, dall'altra un po' comoda? Date sempre la colpa agli altri, attribuite le responsabilità di quanto succede a poteri impalpabili ed invisibili o "agli italiani" …, insomma sempre agli altri! E voi che responsabilità siete pronti ad assumervi?».
Tutti, sovrapponendo a tratti le loro voci: «Ma se non possiamo farci niente, che responsabilità possiamo avere? – Chi ha la forza di combattere tutto ciò? – Ma lei sa cosa vuol dire il potere di una multinazionale di fronte a quello che possiamo fare noi? – Cosa serve comportarsi bene qui, nel nostro piccolo territorio, se intorno a noi c'è un macello e capita di tutto e di più? – Sono circondato da divieti, mi limitano in continuazione dicendomi dove posso andare, come posso andare e dovrei ancora sentirmi responsabile? – La responsabilità mi spaventa! Se mi illudo, ci provo e non ci riesco, che stima potrò avere di me? – Meglio starsene fuori e guardare cosa succede! – E poi per prendersi la responsabilità bisogna volere raggiungere un obbiettivo, avere un progetto. A lei sembra che ci siano progetti in giro per i quali valga la pena di rischiare e mettere in gioco la propria responsabilità?».
Soressa: «Forse semplicemente la qualità della vostra vita futura?».
Tutti: «Quella ce la costruiamo facendo un bel po' di soldi! È l'unico sistema!».
(In classe, in una mattina di febbraio del 2011)

Pubblicato il

25.02.2011 14:00
Anna Biscossa
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