La parte più disagiata del ceto medio

Ong, organizzazione non governativa, cioè indipendente dallo Stato. Come finanziano le loro attività le ong? Generalmente con le donazioni dei privati, i quali possono poi detrarre tali somme dalle imposte perché bisogna pagarne il meno possibile. Anzi, visto che – come ha affermato in questi giorni la Corte dei Conti italiana – un prelievo fiscale troppo alto «non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione», per combattere l’evasione bisognerebbe ridurre le imposte. O almeno ne andrebbe eliminata la progressività, quell’aumento dell’aliquota in misura più che proporzionale all’aumento del reddito. Insomma le imposte dovrebbero diventare regressive, più sei ricco, meno paghi.


Le prigioni del terzo millennio hanno sbarre fatte di parole. Sono gli aggettivi, i sostantivi, i verbi e le frasi che tengono in ostaggio la società, fanno vivere nella paura e sequestrano il futuro. Mai come oggi mentre si parla di sostenibilità e biodiversità le foreste vengono distrutte a un ritmo forsennato per far posto a monoculture di soia, mais e palma da olio. Mai come quando si leggono servizi sul marchio bio e il chilometro zero i pomodori sono prodotti nello Xinjiang cinese, inscatolati in Italia e venduti in Africa a un prezzo così basso che ai contadini locali non conviene più coltivarli. Mai come quando si nega l’esistenza delle classi sociali (non si scrive più «salariati» o «classe operaia», ma «la parte più disagiata del ceto medio»), esiste la classe dei ricchi, che conduce la sua lotta di classe e la sta vincendo.


Quando il 12 febbraio scorso il popolo svizzero ha respinto gli ennesimi sgravi fiscali concessi alle imprese (e non «l’eliminazione dell’imposizione ridotta» delle multinazionali straniere, come affermato in modo truffaldino dal Consiglio federale), è stato detto che il quesito referendario era troppo complicato e in sostanza non sono state capite le ragioni dell’economia. Invece si sta finalmente comprendendo che l’economia non è quella cosa che intendono il ministro delle finanze Ueli Maurer e quello dell’economia Johann Schneider-Ammann, l’arte di arricchirsi o di fare investimenti redditizi o di rendere concorrenziale la propria nazione, insomma «il mondo delle imprese», ma è l’arte di far star bene il maggior numero possibile di persone al mondo. la lingua non è corvéable à merci da parte di coloro che dopo aver tolto dignità al lavoro stanno ora procedendo a toglierla anche alle parole.


L’oikonómos di Senofonte è il padre di famiglia che amministra saggiamente la casa, provvedendo a che ci sia sempre una scorta di farina e di olio, filo da tessere per le donne, paglia sufficiente per l’asino e una piccola bottega sul lato della casa che dà sulla strada per vendere i prodotti del lavoro domestico. Fra i moderni, chi più si è avvicinato al significato etimologico della parola è stato l’industriale Henry Ford che nel 1914 portò la paga giornaliera dei propri dipendenti da 2,50 a 5 dollari, e a un giornalista che gli domandava perché, rispose: per permettere ai miei operai di comprare le automobili che costruiscono. Scrivendo del lavoro oggi ridotto a merce e della lotta necessaria per riportarlo alla dignità fondativa del vivere civile, Paolo Favilli ha citato Piero Gobetti: «Al di fuori della lotta politica manca il criterio del rinnovamento etico». Non si esce dalla miseria se non attraverso il conflitto. Per scappare dalla prigione non bisogna aspettare che arrivi una ong dei diritti umani, bisogna incominciare a segare le sbarre.

Pubblicato il

12.04.2017 20:19
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