La maschera buona del nucleare

È un 48enne dall'aria sportiva, che cerca di apparire simpatico e rassicurante. Si chiama Heinz Karrer, ha studiato economia politica all'Università di San Gallo ed è a capo del maggior complesso industriale svizzero  nel settore dell'energia: il gruppo Axpo. In un'intervista televisiva alla trasmissione svizzero-tedesca "10vor10" del 21 febbraio scorso, Karrer spiegava di aver lanciato un paio d'anni fa, con i suoi esperti di comunicazione, la campagna che mette in guardia contro il rischio di un deficit di energia. Quella campagna, ha detto Karrer, ha avuto successo ed i critici delle centrali atomiche sono meno numerosi. E così, vent'anni dopo Chernobyl, l'energia nucleare è tornata ad essere accettata ed il Consiglio federale s'è precipitato ad approvare una nuova "strategia energetica" che prevede anche la costruzione di nuove centrali atomiche.

Il signor Karrer può dunque essere orgoglioso del suo lavoro di lobbying pienamente riuscito (non per nulla cita  come motivo di soddisfazione il fatto che il consigliere federale Leuenberger riconosca la necessità di colmare con il nucleare l'incombente deficit energetico). Ed è stato anche facile, data la maggioranza borghese che domina il governo. Per i gruppi sociali e le organizzazioni che si oppongono al nucleare, la battaglia però comincia solo adesso. Sarà una battaglia dura, perché si tratterà di convincere l'opinione pubblica, ragionare sul minacciato deficit d'energia rispettando i timori sul nucleare ancora molto diffusi tra la popolazione, sottoporre a rigorosa critica ogni pretesa di maggiore sicurezza delle centrali atomiche rispetto al passato, discutere della praticità e della convenienza delle fonti rinnovabili di energia, confrontarsi sui costi, sulla distribuzione, sui prezzi finali, sul mercato, sull'efficienza e sul risparmio dell'energia.
In parte questo dibattito è già in corso: proprio nella sessione primaverile del Parlamento, che inizia la prossima settimana, si dovranno approvare la legge sugli impianti elettrici e la legge sull'approvvigionamento elettrico. Ma in gran parte si svolgerà l'anno prossimo, cioè dopo che il Dipartimento federale dell'ambiente e dell'energia avrà presentato, come vuole il governo, "una serie di piani d'azione per l'attuazione di misure volte a migliorare l'efficienza energetica e a promuovere le energie rinnovabili, corredati di proposte concrete a livello legislativo". E in vista di questo importante confronto, il signor Karrer cosa fa? Autorizza uno spot pubblicitario in cui si ridicolizza l'energia solare e si getta discredito sulle energie rinnovabili.
Il consigliere federale  Moritz Leuenberger ha protestato vivamente. A ragion veduta, dato che lo spot, poi ritirato a causa di tale protesta, sembrava particolarmente efficace, anche perché vi partecipava l'allenatore della nazionale di calcio, Köbi Kuhn, "svizzero dell'anno" nel 2006. La nota di discredito emergeva non tanto dalla scenetta (discretamente divertente, in chiave umoristica svizzero-tedesca) con un tizio che vorrebbe ricaricare il suo orologio solare in una giornata di pioggia, quanto dalla scritta conclusiva: "Wann macht Solarstrom Sinn?", quando ha senso l'energia solare? (Risposta implicita: quando non piove). Heinz Karrer ha tentato di minimizzare l'effetto negativo dello spot, spiegando che si voleva attirare l'attenzione sul fatto che nelle energie rinnovabili "ci sono dei limiti" e che "anche col vento è uguale", poiché il problema sarebbe la continuità della produzione e dell'approvvigionamento.
Una continuità che verrebbe invece garantita dal nucleare. È questa l'impostazione di fondo che Karrer ha dato alla sua campagna per riprendere a costruire centrali atomiche. E ne parla con sorprendente franchezza. Gli obiettivi, dice, sono da un lato creare le condizioni quadro, dall'altro aprire un dialogo, dei forum di discussione su vantaggi e svantaggi del nucleare e di altre tecnologie in campo energetico. Sente di poterne parlare con sufficiente sicurezza, dal momento che il suo allarme ha già fatto colpo sul governo, convincendolo che non sarà possibile colmare il deficit energetico (inizialmente previsto per il 2020, ora anticipato al 2012) senza almeno una nuova centrale nucleare. Ma adesso è compito di chi è davvero impegnato a promuovere le energie alternative e le fonti rinnovabili smascherare il lupo travestito da agnello.

Pubblicato il

02.03.2007 02:00
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