La giungla minaccia i ferraioli in Ticino

La malaedilizia è una piaga dura da sradicare. Di avidi speculatori in epoca di crisi se ne trovano sempre e ovunque, specie se godono di quel supporto sociale nel territorio che vogliono conquistare. Eh sì, perché in questo genere di storie ci sono le vittime, gli esecutori e i mandanti. È quanto sta capitando nella posa del ferro in Ticino, stando a quanto denuncia Unia in un volantino ben documentato distribuito ai lavoratori del settore.

Le case in cui abitiamo stanno in piedi grazie alle armature di ferro. Senza l'opera fondamentale dei ferraioli, di qualità e per questo dignitosamente retribuita grazie alle conquiste ottenute negli anni, c'è il rischio concreto che le case ci crollino addosso. Basterebbe forse questa metafora a rendere onore al prezioso contributo offerto da questi operai specializzati. Un lavoro logorante svolto sotto il sole rovente o il freddo pungente, a volte ripetitivo ma sempre frenetico, particolarmente essenziale alla qualità e sicurezza di case, viadotti e gallerie.
Una qualità dell'opera oggi a rischio d'infiltrazione di mala edilizia, ossia quel processo "imprenditoriale" votato alla pura speculazione sui costi della manodopera e del materiale. Un processo che trascina nella spirale peggiorativa le condizioni di lavoro di tutto il settore.
È quanto va denunciando Unia in un esaustivo volantino attualmente distribuito tra i lavoratori. L'organizzazione sindacale informa del processo d'infiltrazione della mala-edilizia nel settore, scrivendo nomi di aziende e le modalità sospette registrate dal sindacato.
A far insospettire sono in primo luogo le offerte di alcune nuove aziende insediatesi in Ticino a prezzi manifestamente bassi, ossia del 35-40 per cento inferiori ai normali prezzi di mercato. Prezzi impossibili da sostenere, se non speculando sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Una delle conseguenze immediate è la concorrenza sleale nei confronti delle ditte oneste perché rispettose delle disposizioni contrattuali. E quest'ultime, per riuscire ad accaparrarsi dei lavori, sono costrette a loro volta ad abbassare i prezzi, trascinando così nel vortice del degrado l'intero settore.
Se fino a due anni or sono le ditte attive nella posa del ferro in Ticino erano quattro alle cui dipendenze lavoravano poco più di duecento persone, «dal 2011 – scrive il sindacato – abbiamo registrato ben cinque nuove ditte provenienti dalla vicina Italia».
Attenzione però, sottolineano i rappresentanti dei lavoratori, a voler liquidare il fenomeno come una piaga di semplice importazione. «La responsabilità determinante – annota il sindacato – è degli imprenditori e dei professionisti locali. Le ditte illegali presenti sul territorio sono chiamate e ingaggiate da soggetti locali: architetti, impresari e immobiliaristi».
Unia cita l'esempio di un immobiliarista ticinese che ha "risparmiato" 700.000 franchi appaltando la posa del ferro a un'impresa che aveva presentato un'offerta del 32 per cento inferiore alla proposta di due ditte ticinesi specializzate nella posa del ferro. Come è possibile proporre simili prezzi?, si chiede il sindacato. E come sia possibile ingaggiare queste ditte ben sapendo che cosa si nasconde dietro quel prezzo, è la questione altrettanto centrale. Perché qualsiasi persona con cognizione del mestiere non può far finta di ignorare che dietro quel prezzo si cela il dumping salariale nel migliore dei casi.
Se alcune ditte attive nella posa del ferro sono gli esecutori, chi le chiama sono i mandanti, gli istigatori a delinquere. «Conosciamo molti di questi imprenditori e professionisti, per nome e cognome – si legge ancora nel volantino –. Abbiamo le prove di quanto affermiamo. Presto li chiameremo ad assumere le loro responsabilità».  
Il 4 luglio dello scorso anno, migliaia di muratori aderirono alla giornata di protesta indetta dal solo sindacato Unia (l'altra organizzazione sindacale Ocst rifiutò di parteciparvi), per denunciare pubblicamente la degenerazione in atto nel settore, emersa nelle inchieste della magistratura il cui caso più emblematico fu il cantiere del nuovo centro culturale della città di Lugano (ex Palace). Una mobilitazione importante, che accese i riflettori su quanto stava capitando nei cantieri ticinesi. Una piaga però lungi dall'essere debellata, stando a quanto denuncia in forma ben documentata Unia. La posa del ferro è la nuova terra di conquista per speculatori senza scrupoli.
E fu proprio la posa del ferro nel cantiere ex Palace di Lugano al centro dell'inchiesta della magistratura ora conclusa con il rinvio a giudizio per ipotesi di reato riassumibili col nome di caporalato. Ed è lo stesso personaggio coinvolto in quell'inchiesta, Davide Tonetti, che oggi si ritrova a gestire un'altra ditta attiva nella posa del ferro in Ticino su cui pesano i dubbi espressi dall'organizzazione dei lavoratori. Ma non è la sola azienda attiva nella posa del ferro su cui Unia sta svolgendo da tempo un lavoro di monitoraggio. Il sindacato è già intervenuto allertando direttamente le imprese sui rischi che correvano ingaggiando le ditte dai prezzi manifestamente bassi.
Ora però il sindacato alza nuovamente la guardia. La prevenzione non è più sufficiente nel contesto del boom edilizio in corso, dove nel mare di gru sparse nel territorio, speculatori nostrani agiscono alla ricerca frenetica del prezzo più basso per massimizzare il profitto, costi quel che costi.
Per questo l'organizzazione sindacale invita i ferraioli a partecipare ad una assemblea il prossimo 10 luglio (ore 18.30 all'Uovo di Manno) per decidere insieme quale sia la migliore risposta possibile per combattere questa piaga.
Questa estate, nei cantieri ticinesi il ferro sarà rovente. E non sarà solo colpa del solleone.

Pubblicato il

06.07.2012 03:00
Francesco Bonsaver
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