Che scandalo, la Fiom si butta in politica. Adesso il sindacato dei metalmeccanici pretende di occuparsi non solo dei lavoratori a tempo indeterminato, come sarebbe suo compito, e di contrattare salario, orario, condizioni di lavoro a livello nazionale e azienda per azienda. Mette il naso nell’universo del precariato, vuole addirittura cambiare la legge sulle pensioni e si impiccia della presenza sempre più asfissiante della criminalità organizzata nel mondo fetido degli appalti e subappalti, per esempio nella cantieristica navale. Si proccupa della distruzione del welfare, scuola e sanità trasformate in aziende capitalistiche.

 

Tutto questo non è tollerabile da parte della “Politica”, di destra e sedicente di sinistra, che vive come un’insopportabile invasione di campo l’iniziativa lanciata da Maurizio Landini, finalizzata a costruire un’alleanza tra i soggetti maggiormente colpiti dalla crisi e dalle ricette neoliberiste del governo Renzi.
Proprio per questo sabato scorso, nella sede nazionale della Fiom, si sono incontrati con i metalmeccanici il mondo del volontariato con sigle come Emergency di Gino Strada, le associazioni degli studenti e dei precari, i partigiani dell’Anpi e i giuristi come Stefano Rodotà che difendono la Costituzione e Libera di don Ciotti che si batte per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Insieme con queste organizzazioni più note, si stanno avvicinando all'iniziativa lanciata dalla Fiom gruppi più piccoli di ricercatori, categorie, partite Iva. E la costituenda “Coalizione sociale” si renderà visibile pubblicamente già tra qualche giorno, il 28 marzo a Roma, con una grande manifestazione.


Ciò che fa uscire di testa Matteo Renzi – così come la surgelata e frastagliata opposizione interna al Pd, unita soltanto dal voto a favore delle leggi antisociali del governo, a partire dal Jobs Act – è l’idea che qualcuno pretenda di riunificare le figure sociali che le politiche del governo stanno cercando di dividere e contrapporre. E allora si grida allo scandalo: la Fiom vuole fare un partito di sinistra. Niente di più falso: la Fiom vuole contribuire a costruire una coalizione sociale, cosa ben diversa, ribadendo che non esiste alternativa al quadro dato che non sia radicata nel sociale. L’opposto di chi pensa che l’alternativa possa nascere dall’assemblaggio di ciò che resta dei partitini a sinistra del Pd e di qualche fuoriuscito dalla ditta di Renzi. Ma l’iniziativa di Landini, decisa praticamente all’unanimità dall’assemblea nazionale dei delegati Fiom di Cervia, sta creando nervosismi crescenti anche dentro la Cgil, la confederazione guidata da Susanna Camusso che pure negli ultimissimi mesi aveva ammorbidito la sua critica alla Fiom. Quel che turba il burocratico tran tran sindacale è la denuncia di Landini: o cambiamo o siamo finiti.

 

La tradizionale azione sindacale, minata dalla valanga di leggi che cancella i diritti dei lavoratori e spazza via il contratto nazionale di lavoro, non è sufficiente a fermare il processo di frantumazione e sconfitta sociale. Renzi ha già la sua coalizione sociale, l’ha costruita con la Confindustria e i poteri forti, ora tocca a noi muoverci. Perché gli operai hanno i figli precari, o non riescono a mandarli a scuola e a curarsi come si deve, e stanno entrando in massa nell’esercito dei working poor. Perché gli operai non riescono ad andare in pensione, oppure sono immigrati e dunque emarginati con ancor meno diritti. Insomma, la Cgil deve decidere se regredire a sindacato dei servizi, gestore burocratico di frantumi di welfare subappaltati dal potere, cercando sponde in un versante della politica che ha perso anima e ragione sociale, oppure rafforzare autonomia, indipendenza e iniziativa e, al tempo stesso, tornare alle origini, quando dalle società di mutuo soccorso nacquero le prime forme di rappresentanza generale, quando le Camere del lavoro erano case comuni della sinistra, aperte alle sofferenze, alle novità e alle idee della società.


Il percorso avviato dalla Fiom proseguirà dopo il 28 marzo con una due giorni di confronto con tutte le forze sociali e culturali interessate. La fretta non aiuta la crescita, ci vorrà tempo per verificare praticabilità ed efficacia del progetto. E la “Politica”? Le elezioni politiche non sono in vista, almeno finché resteremo nelle mani di un uomo solo al comando, il fondatore del Pdr, il partito di Renzi. Se poi la riunificazione del sociale dovesse generare anche un’alternativa politica, non potremmo che rallegrarcene.

Pubblicato il 

18.03.15

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